Lambrusco. Cosa suscita nella stragrande maggioranza delle persone questa parola? Probabilmente un’osteria emiliana, tovaglie a quadretti, affettati di spessore e persone altrettanto spesse che li mangiano. Suscita immagini di un vino rosso mosso di un bel colore impenetrabile, dalla spuma violacea e dalla spiccata acidità. E fino a qui siamo perfettamente d’accordo. Purtroppo a questo punto le strade divergono perché alla maggior parte della gente il vino in sé, organoletticamente parlando, non susciterà ricordi piacevoli o memorabili, solo spuma e acidità, mentre a me ricorda morbide colline reggiane dai colori intensi e dai profumi maturi ed ampie piane modenesi più sottili e delicate, giusto per citare le prime due immagini che mi balzano davanti agli occhi

 

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Il Lambrusco è un piccolo universo a sé stante fatto di costellazioni composte da varietà diverse fra loro, assemblate secondo l’uso del posto. Dal mantovano fino alle ultime propaggini meridionali della provincia di Modena e poi verso ponente, risalendo l’Emilia fino quasi a Piacenza, si circumnaviga l’imponente zona di produzione del Lambrusco. O per meglio dire dei Lambruschi perché con la parola Lambrusco si identifica una famiglia di uve differenti che conta almeno 8 varietali distinti. Una famiglia numerosa formata da prodotti molto differenti fra di loro che è un peccato banalizzare con un solo appellativo. Per questo nasce il Simposio dei Lambruschi , un gruppo di 8 vignaioli lambruscai innamorati del loro prodotto e determinati a preservarlo e valorizzarlo

 

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L’evento per eccellenza dedicato al Lambrusco ed alla sua conoscenza è To Be Lambrusco. Organizzato per l’appunto dal Simposio all’interno dell’affascinante castello di Levizzano Rangone (MO), raccoglie l’eccellenza delle quattro province (Modena, Reggio Emilia, Parma e Mantova) dove viene prodotto il nettare spumeggiante. La location è di assoluto pregio e permette di transitare attraverso una delle zone maggiormente vocate alla produzione del Lambrusco, per arrivarci difatti si passa lo splendido borgo di Castelvetro che dà il nome al varietale omonimo. L’atmosfera che si respira nelle sale del castello è di piacevole convivialità, assolutamente adatta ai vini in degustazione. La tavola rotonda d’apertura della giornata di domenica, dedicata alla comunicazione del Lambrusco  e dal titolo “il vino in rete… la rete del vino” è forse la prova più lampante del perché il Lambrusco è ancora percepito con l’odioso diminutivo di vinello

 

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Nel bicchiere si alternano eterei Sorbara in purezza, di un colore rosa brillante e delicato, dai profumi freschi ed invitanti che tirano fuori il meglio di sé se lasciati rifermentare in bottiglia. Vini di finezza ed eleganza innate proprio perché veraci e non costruite. Bottiglie dalla beva assassina, di quelle che, come le odisseiche sirene richiamano i naviganti con voce irresistibile a berne e berne ancora, senza esserne mai paghi. Si degustano autoctoni (essendo a due passi da Castelvetro) Grasparossa modenesi che invece sono più carichi, tannici, materici. Sorsi più impegnativi che non temono il gnocco fritto più unto che la provincia emiliana possa fornire, con una potenza sgrassante che neanche il Nelsen ed una gradevolezza al palato che pochi altri

 

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Si assaggiano i blend tradizionali delle diverse varietà, particolarmente ben riusciti nei colli di Scandiano e Canossa del reggiano, per armonia e completezza. Vini senza sbavature che riempiono la bocca ed appagano il palato. Vini nati da uno sposalizio perfetto con la cucina di Reggio, con passatelli e zampone sono una vera libidine. Si passa il confine che divide i due storici antagonisti approdando a Parma dove il Lambrusco Maestri riesce a dare dei prodotti molto interessanti, soprattutto nei profumi. Si chiude quindi col Mantovano, le ultime propaggini lombarde affacciate sul Po sulle cui piane viene coltivato il Grappello Ruberti, varietale dal quale si ottengono vini più magri ed affilati, espressioni diverse di un medesimo essere

 

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Un microcosmo che merita di essere esplorato in tutte le sue declinazioni quello del Lambrusco, di cui ho solo grattato la superficie. E quello che ho visto mi è piaciuto molto

Il Fede

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Articolo scritto e redatto da Federico Malgarini | Tutti i diritti sono riservati