L’uva acquisisce le caratteristiche del terreno dal quale trae nutrimento, muta le proprie sottili sfumature in base a dove cresce e matura. Per cui anche all’interno di una stessa denominazione, spostandosi di poche centinaia di metri si possono ottenere prodotti simili, ma intimamente diversi. Questo si può percepire benissimo in Langa, là dove le espressioni del Nebbiolo acquisiscono connotazioni tipiche in ogni comune dove questo nobile vitigno viene coltivato. Ed ancora più nel dettaglio all’interno di ogni comune, ciascuna sottozona (ad oggi menzione geografica aggiuntiva) ha il proprio timbro ben specifico

 

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Ma la variabilità che si riscontra nel vino è causata anche da un altro fattore fondamentale nella sua produzione: il fattore umano. Così ogni vignaiolo proietta nel proprio vino la sua idea, il suo progetto, esaltando ora l’una, ora l’altra particolare nota dell’uva che ha coltivato. Ed anche all’interno della stessa famiglia l’interpretazione di quel magnifico vino che è il Barolo può variare in maniera rilevante, portando due fratelli, a due passi di distanza, ad ottenere prodotti sì simili, ma in qualche modo distanti. Siamo a La Morra, frazione Annunziata e dopo la deviazione dalla statale, la prima indicazione che si incontra sulla sinistra è quella che conduce alla Cascina del Monastero di Beppe Grasso, fratello di quel Federico Grasso di cui si era già parlato qui

 

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E se la somiglianza fisica è innegabile è nel carattere che si riscontrano le maggiori differenze fra i due fratelli. Beppe è un langhetto fin nel midollo, idee precise, parole decise e quella mancanza di peli sulla lingua che magari commercialmente può non pagare, ma che è pregevole quando ci si siede a chiacchierare liberamente attorno ad un tavolo con la primavera che finalmente inizia a spingere, ma ancora regala qualche refolo di aria fresca. La storia moderna della Cascina del Monastero inizia nel 1993 quando Beppe decide di continuare autonomamente la sua ricerca del Barolo che più incontri le sue idee staccandosi dal fratello. Il salone d’ingresso è una celebrazione della vita contadina, con le pareti abbellite da un ricco campionario di strumenti da lavoro di campagna volti a simboleggiare l’attaccamento alla terra ed alla storia

 

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Naturalmente il prodotto principe della cantina è il Barolo che viene prodotto in diverse espressioni partendo da quella forse meno tipica perché pensata per un mercato specifico: il Perno 2009. La nuova annata di Perno è stata pensata per andare incontro ad un mercato in forte crescita per l’azienda: la Cina. Quindi macerazioni più contenute (solo 8 giorni) per mantenere i profumi freschi e fruttati, ma monodimensionali, ed un tannino fin troppo depotenziato. Di tutt’altra struttura il Bricco Luciani 2007, cru storico della famiglia Grasso, che esprime l’unione di un terroir aggraziato come quello di La Morra con un’annata calda e discinta. Naso esuberante in cui si percepiscono note di frutta scura (prugna e mora) affiancate da un leggero rosmarino, sorso corposo, ma elegante e chiusura affumicata data dal soggiorno in barrique nuove. Un vino pronto per essere bevuto

 

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Si cambia ancora registro con l’Annunziata 2007, cru omonimo della frazione, passando ad un naso più scorbutico e dai colori cupi (corteccia e frutta nera matura), mentre la bocca trasmette sensazioni minerali oltre che fruttate. In questo caso le barrique sono usate durante la fermentazione malolattica, mentre l’affinamento viene effettuato in tonneau usati. Ma è col 2009 del Bricco Luciani che Beppe Grasso pensa di aver avvicinato la sua idea di Barolo di La Morra: richiami olfattivi alla Borgogna con piacevoli ricordi di lampone, ma anche note balsamiche più vicine all’alloro. Il sorso è di carattere nobiliare, tannino spesso e persistente, ma senza nessuna inclinazione all’invasività, un distinto signore che viene a trovarvi il pomeriggio della domenica per un tè ed una partita di bridge, incute rispetto per l’uniforme, ma scioglie gli indugi dopo la prima stretta di mano

 

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Si chiude con la creatura più complessa della produzione aziendale: il Bricco Riund 2006. Da un vigneto coltivato su terreno calcareo si ottengono le uve che, passati 20 giorni di macerazione e trasformate in vino, riposano a turno in barrique nuove, usate ed in botti grandi. Il quadro olfattivo di questo Barolo è composto da pennellate di colori freddi, si ritrova il rosmarino e si acquisiscono fiori chiari, bianchi, carnosi che solo dopo qualche minuto vengono raggiunti dalla frutta. La grande acidità tipica del millesimo si avverte già al naso ed infatti il sorso è tagliante e caratterizzato da una trama tannica ancora spessa. Questo non è un vino che scende a compromessi, ma anzi afferma la sua natura senza remore o rimorsi, senza mezze misure. Forse il meno ascrivibile al canone di La Morra, il Bricco Riund 2006 è più cocciuto e rustego, ma è anche quello col maggiore potenziale, dedicato a chi non ha fretta ed è capace di aspettare con fiducia il momento giusto per berlo

 

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La Langa ha sempre qualcosa da mostrare, basta mettersi in ascolto

Il Fede

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Articolo scritto e redatto da Federico Malgarini | Tutti i diritti sono riservati