Per promuovere un territorio c’è bisogno di simboli, di punti di riferimento, di baluardi riconoscibili e subitaneamente riconducibili al territorio stesso. Così se si pensa a Venezia vengono subito in mente piazza San Marco e le gondole e se si pensa a Roma il Colosseo e piazza di Spagna e ovunque si vada nel mondo chiunque è capace di associare questi simboli alla città nella quale sono ubicati. Lo stesso vale per il vino, basti pensare, che so, a Castello Banfi a Montalcino piuttosto che Borgogno a Barolo, capisaldi della geografia enoica degli amanti del vino di ogni nazione

 

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Ad oggi il Roero è una realtà vitivinicola in affermazione. Produce ottimi vini che vengono esportati in tutto il mondo ed inizia a raccogliere importanti riconoscimenti. La sponda sinistra del Tanaro inizia finalmente ad acquisire una dignità agli occhi del mondo esterno che già gli era tributata da chi aveva avuto la fortuna di assaggiare in passato la qualità dei suoi prodotti. Quelle che ancora manca per completare il quadro e fare il grande salto è, a mio modestissimo parere, un baluardo tangibile. Una cantina simbolo non solo per la qualità dei propri vini, ma anche per l’impatto emotivo che suscita in chi la visita. Casina Chicco sta colmando questa mancanza realizzando a Canale una vera e propria cattedrale del vino che, senza ombra di dubbio, lascerà a bocca aperta anche gli enoviaggiatori più incalliti

 

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La facciata è ampia, ma sobria, mantenendo le metriche rustiche tradizionali della cascina da cui prende il nome, ampliate grazie all’annessione degli spazi prima adibiti ad abitazione. Ma è varcandone la soglia ed iniziando ad esplorare i recessi interni della struttura che le proprie certezze iniziano a vacillare. Il primo infernot, dove viene conservata una piccola collezione di vecchie annate è già d’impatto, poi si iniziano a scendere dei gradini misteriosi ed il guardo si perde negli sconfinati spazi sotterranei scavati dalla volontà (il termine più corretto sarebbe l’inglese “will”) della famiglia Faccenda di fare qualcosa di unico ed inimitabile. La sala di degustazione più recondita si trova a 28 metri sotto il piano campagna ed è sottesa da una cupola su cui si staglia la ruota, simbolo del Roero

 

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Un progetto grandioso che vedrà la luce probabilmente già per accogliere la vendemmia 2013. Già, vendemmia, perché tutto ciò è realizzato per proteggere e proporre al meglio i vini dell’azienda a partire dal Cuvée Zero 2009, un metodo classico ottenuto da Nebbiolo di Roero in purezza. 30 mesi sui lieviti conferiscono sostanza a questo interessante prodotto che non ha praticamente bisogno di dosaggio (è un extra brut) per esprimersi al meglio. Bolla finissima e cremosa, profumi tendenti verso la frutta rossa molto fresca tipici del Nebbiolo roerino ed un’acidità molto ben equilibrata completano il quadro di uno spumante estremamente caratteristico. D’altronde non è una novità mettere a confronto Nebbiolo e Pinot nero, e se da quest’ultimo si ottengono grandissimi Champagne, perché non tentare la via della bolla anche col Nebbiolo?

 

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L’Arneis 2012 è un’esplosione di freschezza e pulizia. Un vino correttamente semplice, di ottima beva dove prevalgono le note floreali seguite da frutta chiara molto fresca. La chiusura è piacevolmente amaricante e richiama il sorso. Un prodotto schietto che non vuole imitare quello che non è e riesce a comunicare in maniera semplice il territorio canalino. Il Roero Riserva Valmaggiore 2011 è invece un vino ricco, dal naso importante  dove l’arancia amara, la sua scorza ed i fiori appassiti si accordano fra loro per una pregevole sinfonia. In bocca un tannino vivace, ma morbido è contornato da sensazioni di legno già molto equilibrate. Un vino sicuramente importante che vuole far percepire le potenzialità dei rossi del Roero

 

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La certificazione del momento di cambiamento è anche data dall’acquisto da parte dell’azienda di un vigneto nelle Langhe del Barolo, a Monforte d’Alba, alle Rocche di Castelletto, un cru eccezionale per complessità aromatica ed equilibrio. Un roerino alla conquista della Langa è un altro importante messaggio lanciato all’enosfera sulla solidità della compagine da questa parte del Tanaro

 

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Una visita affascinante che invito chiunque, appassionato di vino o di architettura, a fare quando il progetto sarà terminato

Il Fede

Articolo scritto e redatto da Federico Malgarini | Tutti i diritti sono riservati