Sono sempre stato un teorico del learning by doing, benché tale affermazione possa sembrare un ossimoro. Da sempre ho imparato meglio e in maniera più duratura facendo esercizi,  mettendo in pratica i principi piuttosto che ripetendo all’infinito la sola, algida teoria. Ho cercato di applicare tale sistema anche nel mio approccio al mondo del vino. A chi mi chiede come mai non abbia mai frequentato corsi di degustazione risposondo che quando avevo due soldi da destinare alla mia passione ho preferito investirli in benzina per girare l’Italia e andare a parlare coi vignaioli piuttosto che immobilizzarli in un corso teorico

 

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Per mettere in atto il principio dell’apprendimento tramite pratica l’unico modo è degustare tanto, girare tanto e parlare ancora di più con chi di vino ci vive, con coloro che hanno deciso di dedicare la loro esistenza alla produzione di quel liquido magico che tanto mistero è in grado di suscitare nei nostri animi sensibili. Le degustazioni tematiche sono un ottimo modo per apprendere parecchio sul vino in poco tempo, specialmente se affrontate in maniera piuttosto scientifica. Nel vasto panorama nazionale delle degustazioni non sempre è facile distinguere gli eventi davvero costruttivi da quelli dispersivi. L’Anteprima Vini della Costa Toscana appartiene sicuramente alla prima categoria

 

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Arrivato alla 13° edizione, questo avvincente banco di assaggio delle eccellenze vinicole della costa toscana raggruppate sotto l’egida dei Grandi Cru rappresenta da anni per me una tappa importante per fare il punto sulle novità in commercio di quella regione ricca di nature e anime diverse che è la Toscana (qui i racconti delle edizioni 2013 e 2012). Avendo la possibilità di degustare sia la nuova annata (in questo caso la 2013) in anteprima assoluta, che le nuove bottiglie appena messe in commercio di alcuni dei più grandi nomi della vitivinicoltura del baricentro enologico italiano, questa manifestazione dà veramente la possibilità di addentrarsi a fondo nel cuore del vino toscano

 

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Neanche quest’anno sono mancate le sorprese, con etichette che nella scorsa edizione avevano lasciato il segno e che nel 2014 commettono un passo falso e altre che nell’appuntamento 2013 avevano marcato visita mentre a questo giro hanno davvero emozionato. Dato il tempo limitato a disposizione mi sono dedicato alla degustazione delle annate in commercio, dal mio punto di vista più utile in quanto permette di giudicare vini con una natura già ben definita, per quanto ancora in evoluzione. Il tutto rigorosamente alla cieca. Chi ha saputo interpretare in maniera personale il proprio territorio, senza snaturare il vitigno lavorato ha ottenuto risultati davvero sorprendenti, risaltando in maniera netta all’interno delle batterie di vini di egual provincia

 

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Passando alle note di degustazione, si parte con la provincia di Grosseto in cui le bottiglie più interessanti sono state quelle di Sangiovese più schietto, quelle che fin dal primo sentore non hanno nascosto la propria natura, ma hanno celebrato il principe dei vitigni toscani con grande dignità. Un bell’esempio di questo modo di lavorare è sicuramente il Madrechiesa 2011 di Terenzi: Morellino di Scansano, Sangiovese in purezza dal naso inizialmente polveroso che si apre in breve su note fresche che virano fino all’agrumato e un tannino bello vivace che caratterizza un corpo sottile e nervoso, inconfondibile

 

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In provincia di Livorno sono i tagli bordolesi a farla da padrone. Soprattutto in quella che a tutti gli effetti può essere considerata la Bordeaux italiana: Bolgheri, le nuove annate in commerciano daranno delle gran belle soddisfazioni. Non sbaglia un colpo Campo alla Sughera col suo Arnione che alla cieca da anni esce sempre con grande classe, il 2010 è caratterizzato da una forte presenza di spezie al naso, dal pepe bianco ai chiodi di garofano e un ottimo equilibrio acido – grasso in bocca che porta subito a pensare alla Francia. Altre etichette da segnalare sicuramente sono il Varvàra 2012 del Castello di Bolgheri (che deve però assorbire ancora l’impronta del legno nuovo) e il Piastraia 2011 di Michele Satta dal naso eclettico (lampone ed eucalipto)

 

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Si passa alla provincia ospitante, quella di Lucca, che nel 2013 aveva sbancato il botteghino. Anche nel 2014 la Lucchesia mette in campo i propri cavalli di razza portando a casa ottimi risultati, specialmente per quanto riguarda la qualità media delle bottiglie in degustazione, tutte di ottimo livello e con qualche notevole acuto. Tra le conferme il Picchio Rosso 2011 di Colle di Bordocheo, Sangiovese profondamente lucchese con piccole aggiunte di Cabernet Sauvignon e Merlot, e il Syrah 2011 di Tenuta Lenzini spiccatamente varietale. Bella scoperta il Cintello 2009 della Fattoria Maionchi, anche qui un Sangiovese quasi in purezza per una zona che avrebbe tanto bisogno del supporto più deciso da parte di un consorzio di tutela quasi del tutto assente

 

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Si chiude con Pisa, terra di mezzo fra mare e collina, fra nord e sud, fra Lucca e Livorno. Delle 16 bottiglie proposte in degustazione le due che hanno lasciato maggiormente il segno sono stati due Merlot in purezza di due zone poco chiacchierate: Montescudaio e Volterra. Il Casa Nocera 2010 di Pagani de Marchi è bello, rotondo, materico e soddisfacente. Il Giusto alle Balze 2011 di Marcampo è un Merlot più fresco e vivace, ma direttamente riconoscibile e di grande carattere, davvero notevole

 

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Bellissima vetrina quella che da anni si tiene al Real Collegio di Lucca, invitante e variegata, impreziosita in quest’edizione dall’interessantissima presenza di una rappresentanza di vignaioli galiziani, regione poco nota e tutta da scoprire

 

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Articolo scritto e redatto da Federico Malgarini  | Tutti i diritti sono riservati