Molto spesso ultimamente si sono contrapposte le posizioni di chi si schiera con i cosiddetti vini naturali e di chi difende i vini “della ragione”. Una battaglia che, purtroppo, si sta sempre più pericolosamente spostando sul piano dell’ideologia lasciando troppo di frequente da parte la pratica, il fatto che in qualsiasi caso i vignaioli devono sopravvivere col loro lavoro

 

 

C’è poi chi il vino lo fa col cuore e con la testa. Con le mani, le braccia, gli occhi, la bocca, con la propria fatica, sempre inseguendo un sogno, un’idea che porta a migliorarsi anno dopo anno, a diventare più saldi nelle proprie convinzioni e più vicini al proprio concetto di vino. Se sono queste le persone che state cercando, consiglio a tutti di andare a trovare Alessandro Fanti, vignaiolo vero, sincero ed appassionato. Siamo a Pressano di Lavis, in quella regione tanto bella quanto bistrattata che è il Trentino, una regione che, piano piano, si sta scoprendo, sta esponendo le sue eccellenze, sta affascinando sempre più chi va in cerca di prodotti che raccontino una storia

 

 

 

Una piccola realtà, quella di Alessadro, fatta di 4 ettari di cui la maggior parte nel comune di Pressano ed una piccola quota a Vigo Meano dove viene coltivato un Mazoni bianco speciale, sul quale tornerò in seguito. Una cantina raccolta, piccola, che racconta un po’ la storia di Alessandro, vignaiolo per passione, caparbio, volenteroso. Un’idea di vino ben precisa, che parte da una accurata gestione della vigna: solo rame e zolfo, nessuna cimatura per evitare di togliere vigore alla pianta, nessuna irrigazione o concimazione, diradamento dei grappoli e raccolta a maturazione completa, la mattina prestissimo, quando fa ancora fresco. L’uva viene quindi raffreddata in cella condizionata per arrivare in cantina perfettamente integra, ciò permette ad Alessandro di lavorare senza nessuna aggiunta di solforosa, evitando il contatto con l’ossigeno durante tutta la vita del vino fino alla bottiglia

 

 

 

Il bianco autoctono per eccellenza di questa zona del Trentino è la Nosiola, alla base di vini caratteristici, tipici, interessanti. La lavorazione in cantina è il risultato di un percorso di ricerca durato anni: malolattica svolta, fermentazione in legno per un terzo, macerazione sulle bucce per un altro terzo e lunga permanenza sui lieviti. Il risultato è un vino verticale, salino, minerale, con dei bellissimi profumi di fieno e fiori che conquista, ma che si esprime al meglio dopo alcuni anni di affinamento in bottiglia. Il 2008, in particolare, è una vera sorpresa, un vino che acquista corpo, senza smarrire la sua natura, la sua salinità, la sua acidità equilibrata, i cui profumi virano sui fiori bianchi appassiti, e che difficilmente abbandona la bocca dove si posa

 

 

 

Altro vitigno che in queste valli ha trovato un terreno fertile per il proprio sviluppo è il Manzoni bianco. Vitigno nato dall’incrocio fra il Riesling ed il Pinot Bianco, vanta una complessità di profumi davvero unica. Alessandro lo propone in due vesti, da una parte l’espressione tipica del varitale, coltivato a Pressano, affinato esclusivamente in acciaio, l’annata 2010 è un bel vino: complesso al naso, è poi in bocca che si esprime al meglio rivelando accattivanti note di agrumi, limone e mandarino, che conquistano. Ma è l’altra etichetta di Manzoni quella che spiazza. Si tratta dell’Isidor, ottenuto dalle uve coltivate a Vigo (quasi 600 metri di quota) su terreni maggiormente argillosi è come un fiore che sboccia. Il 2009 ha un bouquet fantastico che esplode poi in bocca e che si piazza stabilmente sul palato, sulla lingua, li corteggia, li languisce, li conquista

 

 

 

Ma sulle costi di questi monti cresce anche molto bene lo Chardonnay, che insieme ad un poco di Manzoni bianco dà, vita al Pritianum. Nome che rimanda a quello originale della città di Pressano, dichiarazione di appartenenza apposta proprio al vino più internazionale. Fermentazione e affinamento in legno donano al vino una complessità ed una gradevolezza particolari. Una scoperta il 2006 (aperto da quasi cinque giorni), è un vino caldo, pieno, che insiste sui toni della frutta esotica molto matura, che dopo il lungo periodo di apertura ha perso parte dell’acidità, ma mantiene intatta la propria natura. Esce dagli schemi, infine, il Portico Rosso, un blend di Teroldego, Cabernet Sauvignon e Franc in parti eguali, lunga fermentazione con acini interi e 20 mesi in barrique lasciano l’impronta. Il 2009 spazia dalla prugna alla rosa a note inaspettate come la pesca matura, una bocca piena ed avvolgente, si lascia bere con grande classe

 

 

È un piacere enorme passare qualche ora a parlare con Alessandro di vino, di terra, di persone, di sogni, provare per credere


Articolo scritto e redatto da Federico Malgarini | Tutti i diritti sono riservati