La Langa ha insito il fascino della storia ed il prestigio del blasone. Appassionati di tutto il mondo vengono a visitare questo piccolo angolo di Piemonte per cercare di carpire il segreto che permette di produrre vini così buoni. I vini di Langa sono famosi in tutto il globo ed ovunque apprezzati perché parlano ancora di un territorio, di un atlante variegato fatto di piccoli cru divenuti leggenda grazie all’impegno di famiglie che per secoli sono state indissolubilmente legate alla loro terra

 

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Una di queste famiglie intimamente legata alla Langa è sicuramente la famiglia Oddero di La Morra. I primi documenti che attestano la presenza di ascendenti di tale famiglia nel podere di Santa Maria risalgono al ‘700. Il podere, ampliato per seguire le necessità di spazio di una realtà in crescita, è ancora utilizzato dalla famiglia Oddero, imperituro simbolo del loro profondo radicamento nella terra del paese più occidentale della DOCG Barolo. Ad oggi l’azienda è retta da due donne del vino: Mariavittoria e Mariacristina ed è proprio quest’ultima che mi ha condotto alla scoperta della cantina

 

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La piemontesità dell’attuale padrona di casa è indubbia: modi garbati e raffinati, un grande rigore scientifico, sicuramente innato, rafforzato nel corso degli studi di Agraria ed un mix di modestia vera ed orgoglio altrettanto autentico. Percorrendo le cantine dell’azienda queste caratteristiche vengono riflesse e trovano conferma. Il rigore austero delle grandi botti di rovere di svariati decenni d’età viene affiancato dalla ricerca scientifica sul tipo di legno più adatto ad ogni singolo cru, svolta su volumi più contenuti. L’utilizzo razionale degli spazi denota una grande attenzione agli sprechi, che si riverbera in tutta la gestione sia della cantina che della vigna. Riciclaggio spinto di tutti i materiali utilizzati (con punte dell’80%) e grande cura nelle lavorazioni in vigna sono un sintomo del rispetto che questa famiglia porta al proprio territorio

 

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Ed arriviamo dunque ai vini degustati. Vista la natura dell’azienda non si poteva che fare un focus sul Nebbiolo e sulle varie sfumature che questo magnifico vitigno assume a seconda della zona di produzione. Si parte col Langhe Nebbiolo DOC 2009: un naso inizialmente timido lascia spazio dopo pochi minuti a note di frutta rossa, mentre in bocca le vigne giovani regalano un bel tannino fresco, croccante e poco impegnativo. Un vino da bere che lascia già intravedere le grandi potenzialità del resto della produzione. Il secondo vino è il Barbaresco Gallina 2008 che proviene dai 2 ettari che la famiglia Oddero possiede nel rinomato cru di Neive. Un tannino corposo, ma perfettamente maturo, tradisce la natura aristocratica del vino. La ricchezza in bocca che spazia dal cacao amaro alla ciliegia matura ne certifica la qualità. Una grande espressione di questo vino

 

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Si giunge quindi alla categoria maggiormente rappresentata in azienda: il Barolo. Il primo in degustazione è il 2008, ottenuto per assemblaggio delle uve dei Bricco Chiesa e Capalot di La Morra e del Bricco Fiasco di Castiglione Falletto. Il naso è assolutamente classico, ma allietato da una coda piacevolmente fresca, ed il corpo è dritto e non indulge in morbidezze fuori luogo. Un vino fedele, sia alla tradizione che a colui che sceglie di berlo

 

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Si chiude infine con una piccola orizzontale comparativa fra il Barolo Villero ed il Rocche entrambi di Castiglione Falletto e del millesimo 2008. Laddove il primo si presenta in abiti discinti con profumi freschi e diretti, l’altro ostenta l’uniforme da parata di un naso austero e distaccato. Mentre il Villero ammicca facendo percepire da subito un’invitante dolce rotondità più facile da apprezzare, ma che si incide meno nella memoria, il Rocche stupisce per potenza, sontuosità e lunghezza, sfoderando un tannino fiero e complesso. Due vini estremamente riusciti, nati da terreni profondamente diversi (argille il Villero, suolo sottile ricco di sabbia calcarea il Rocche) che esprimono due nature antitetiche del Barolo. Immagino che abbiate capito per chi parteggio

 

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Una mattinata istruttiva quanto piacevole alla scoperta di un pezzo di storia di Langa

Articolo scritto e redatto da Federico Malgarini | Tutti i diritti sono riservati

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