Viticoltura eroica. Due parole che messe assieme richiamano immagini di fatica, sudore, orgoglio contadino, difficoltà e qualche bella soddisfazione. Due parole che esprimono un concetto astratto finché non si cammina alla base delle ripide vigne che danno vita a quei vini che possono fregiarsi dell’appellativo di “da viticoltura eroica”. Paesaggi mozzafiato che rendono benissimo l’idea della battaglia combattuta ogni giorno dai viticoltori contro le avversità della natura, non tanto avversaria quanto sfidante, esigente e rigida

 

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Ermes Pavese è il viticoltore di riferimento dell’alta Valle d’Aosta, quel territorio che, passata la città di Aosta, inizia ad inerpicarsi verso le vette delle Alpi più alte ed inaccessibili. Patria di uno dei vitigni simbolo della viticoltura valdostana: il Prié Blanc, unica uva coltivata su questi pendii, unici pendii su cui quest’uva viene coltivata. Il massimo concetto di autoctono e territoriale, uno sposalizio esclusivo che si è celebrato nei comuni di Morgex e La Salle, che danno vita all’omonimo vino. 4 ettari per 25.000 bottiglie circa, sono questi i numeri per la realtà familiare fondata nel 1999 da Ermes a partire dai piccoli appezzamenti gestiti storicamente dalla propria famiglia e piano piano espansasi fino ad arrivare alle dimensioni attuali

 

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Le vigne di Ermes Pavese si trovano fra i 900 ed i 1200 metri slm, vigne altissime che godono dell’aria intonsa che si respira a queste quote, mai toccate dal flagello della fillossera che non arriva fin quassù. Vigne di una bellezza emozionante, coltivate a pergoletta bassa, per raccogliere tutto il calore che viene immagazzinato dalla terra, necessario per portare l’uva a maturazione a queste altitudini. Grappoli piccoli, dorati, luminosi quelli del Prié Blanc, che nella loro lucentezza rimandano agli incredibili colori del cielo che si possono ammirare sopra Morgex, nell’atmosfera che inizia a rarefarsi per l’altezza

 

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Una gamma di etichette completamente incentrata sul Prié Blanc, naturalmente, che permette di conoscerne ed apprezzarne la versatilità. Da qualche anno, infatti, Ermes Pavese ha iniziato a produrre un Metodo Classico millesimato pas dosé che mette in luce le incredibili qualità aromatiche del vitigno. In cantina è stato possibile assaggiare l’annata 2010, con sboccatura in giugno 2013, dotata di naso fresco e piacevolmente fruttato in cui spiccano note di pesca bianca e frutta verde fresca, kiwi e mela e pera leggermente acerba. La 2010 è stata una bella annata, sana ed equilibrata, equilibrio che si ritrova in bocca dove all’acidità fa da contraltare una sensazione alcolica non nascosta dal dosaggio. Chiusura davvero gradevole di mandorla per un Metodo Classico di grande carattere

 

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Nella sua versione più tradizionale il Prié Blanc viene vinificato fermo, diventando il Blanc de Morgex et de la Salle DOP. Pavese procede a pressatura diretta senza diraspatura e successive vinificazione ed affinamento in acciaio. In degustazione il millesimo 2012, annata decisamente difficile, con poca quantità ed un sensibile anticipo di maturazione. Anticipo che si è tradotto in note più fresche ed erbacee al naso dove la frutta è molto leggera e nascosta da note più preminenti di erbe officinali, mentolate, e leggermente minerali (sasso bagnato), su cui si adagia una gradevole tonalità agrumata di limone. La frutta esce poi in bocca con polpa di mela, lime e mandarino. Un vino riservato che non si allarga in bocca, ma resta al suo posto, dotato di grande versatilità a tavola

 

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Il vigneto simbolo dell’azienda è il 7 scalinate, così chiamato perché piantato alla base di un vecchio terrazzamento composto da sette livelli interconnessi da scalinate, dove una volta era coltivata la vite. Pochissime le bottiglie prodotte da questo piccolo vigneto tutte in formato Magnum, è stato quindi un grande onore poter degustare una stilla dell’annata 2011 da una bottiglia aperta da circa un mese e mezzo. Ciò che colpisce fin da subito è la grande presenza aromatica al naso per nulla piegata dall’ossidazione che ci si aspetterebbe dopo un periodo così lungo di apertura. La grande differenza si avverte in bocca dove la complessità è di un altro livello, sviluppata anche grazie ad un periodo di circa 48 ore di macerazione a freddo sulle bucce direttamente in pressa. In esso convivono le due nature del Prié Blanc: agrumata ed equilibrata con sentori ancora freschi da una parte, ed una bella grassezza che va a posarsi sulla lingua dall’altra

 

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Infine si giunge al Nathan, chiamato come il primogenito della famiglia che sta già iniziando a dare una mano in cantina. Ottenuto dalla vigna delle 7 scalinate, il Nathan viene affinato in maniera diversa, prevedendo a valle della macerazione in pressa un passaggio in legno (4 barrique più un tonneau da 300 litri) dove il vino effettua la malolattica e si ferma a riposare per circa un anno. L’annata 2011 al naso ha ancora leggeri segni di legno, ma morbidi ed equilibrati, che lasciano spazio molto presto a note di frutta gialla molto matura, prugnette, mirabelle e pesca gialla. Il sorso è materico e grasso, risalta ancora la mandorla e poi note speziate (nitidissimo il chiodo di garofano) per chiudere leggermente amaricante. Un vino complesso ed importante che necessita di tempo per esaltare le note del vitigno

 

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Un viaggio istruttivo sulla natura multiforme del Prié Blanc, uva di montagna coltivata con coraggio ed orgoglio dalla famiglia Pavese che ne trae dei vini unici, territoriali, autentici

 

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Articolo scritto e redatto da Federico Malgarini | Tutti i diritti sono riservati

 

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