L’Ente per il Turismo di Alba Bra, Langhe e Roero ha lanciato nel 2012 una importante campagna di comunicazione volta a pubblicizzare ed a far conoscere le eccellenze enogastronomiche e gli spettacolari paesaggi dei due territori confinanti delle Langhe e del Roero. In questo contesto è stata organizzata una tre giorni concentrata di incontri fra produttori e blogger in modo da far viaggiare anche nel web quanto di bello e buono si può trovare in questa stupenda zona del Piemonte. Questo è il primo di una serie di post che vi racconterà quanto ho conosciuto nel corso di questa ghiotta rassegna

Il primo articolo lo dedico quindi alla cantina Ca’d’Gal, vero tempio del Moscato d’Asti situato a Valdivilla, frazione del comune di Santo Stefano Belbo. La persona che attualmente tira le redini della cantina, Alessandro Boido, è cresciuto in vigna, è vignaiolo di quarta generazione e da subito ha desiderato ardentemente unire la sapienza della tradizione alla freschezza di un respiro più ampio. All’inizio degli anni ’90 intraprende quindi un cammino volto a ritrovare i profumi ed i sapori del Moscato di una volta, e a sublimarli per ottenere un prodotto unico e particolare

Dai suoi viaggi in giro per l’Europa Alessandro torna con un’idea: quella di permettere al Moscato d’Asti di prendere il proprio tempo per evolvere, maturare, senza la fretta di essere bevuto subito. Passa quindi alla produzione di vino proprio e non più alla vendita del mosto e comincia un percorso volto alla ricerca della qualità a scapito della quantità. Anche a costo di essere additato come “eccentrico”, per non dire altro, da chi è cresciuto in un mondo in cui si è sempre inseguita la massima resa possibile, dove si raccoglievano anche gli acini caduti a terra pur di aumentare la produzione avviata alla vendita

Il percorso inizia quindi con l’Asti Spumante DOCG base, un prodotto solido e piacevole, in cui si ritrova il lavoro appassionato svolto in vigna sotto forma di una grande carica aromatica e di un gusto pulito, senza sbavature. La scelta per tutti i prodotti è quella di non imbottigliare direttamente in cantina, ma di avvalersi di un terzista in modo da avere la garanzia di macchinari sempre all’avanguardia che permettano di mantenere intatte tutte le caratteristiche organolettiche del vino nella bottiglia. Continuità sensoriale agevolata anche dalla vicinanza dei vigneti alla struttura della cantina che permette di lavorare in tempo reale le uve vendemmiate al livello di maturazione desiderato

Le uve provenienti dalle zone meglio esposte  accedono alla denominazione Moscato d’Asti DOCG e vanno a comporre il Lumine. Un vino in cui la parola d’ordine è equilibrio. Delicato dialogo fra dolcezza ed acidità, fra i caratteri peculiari dell’uva coltivata su queste assolate colline e l’impronta che la variabilità metereologica di questa zona imprime alla maturazione dei grappoli. Un prodotto di grande successo che ha permesso all’azienda di passare dalle poche migliaia di bottiglie vendute alcuni decenni addietro alle oltre 90.000 commercializzate ad oggi

 Si giunge quindi al Vigna Vecchia, che merita un riguardo particolare. La lingua di terreno di Valdivilla, che si stende lungo la direttrice est – ovest, racchiude dei vigneti magnificamente esposti a sud pieno (il Sorì) , magari un po’ più in alto dei vicini. Magari piccoli appezzamenti in cui le vigne di Moscato sono state piantate oltre sessant’anni fa. Magari in cui queste vigne sono sempre state curate con particolare attenzione. Allora si ottiene un prodotto di grande rilievo, il Vigna Vecchia che è semplicemente più. Esce un anno dopo il Lumine ed è più strutturato, più ammaliante, più pieno. E allora perchè non provare a farlo invecchiare? Perchè non permettere a questa grande struttura di evolvere, di sbocciare?

Subentra quindi l’idea di un Moscato d’Asti da invecchiamento. Si iniziano a mettere da parte alcune centinaia di bottiglie di Vigna Vecchia ogni stagione per curarne l’evoluzione. E dopo alcuni anni si decide di proporre qualcosa di inaudito: la prima verticale di Moscato d’Asti, con bottiglie dal 1998 al 2008. L’esperimento sortisce un successo tale che da allora oltre alla nuova annata vengono messe in vendita anche piccole cassette da tre bottiglie di Vigna Vecchia di cinque anni più mature, fatte affinare in celle a temperatura controllata. Il 2005 presenta dei caratteri decisamente diversi,  evoluti, in cui però continua a spiccare un’acidità equilibrata che lascia intravedere ancora una lunga curva crescente di maturazione

Una scommessa fatta sulle ali di una grandissima passione e i cui risultati hanno eclissato le aspettative. Cosa aspettate a provarlo?

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Articolo scritto e redatto da Federico Malgarini | Tutti i diritti sono riservati