Quello che segue non è un freddo reportage di una visita ad un’azienda vitivinicola, ma è il racconto della personalissima esperienza che ne è risultata. Spero quindi che mi perdonerete qualche licenza poetica, quello che scrivo di seguito è un collage di sensazioni ed emozioni, leggetelo così, se vi pare

Ho annusato il profumo dell’aglio selvatico e della menta spontanea
Ho ascoltato le note degli Skid Row e dei bicchieri che tintinnano e del vino che zampilla e delle risate che scrosciano
Ho visto il sorriso di un uomo buono e di sua madre, ho camminato la terra che ora è sua e che prima era di suo nonno, colui che aveva piantato ceppi di Barbera a piede franco che ancora resistono stoici nella vigna
Ho assaggiato i vini in acciaio
Ho assaggiato i vini in vetroresina
Ho assaggiato i vini in barrique
E ho assaggiato i vini che riposavano in bottiglia
Adesso penso di iniziare a capire l’idea di Flavio Meistro, il suo progetto, la sua umanità
Prima potevo solo giudicarne asetticamente i vini che portano il nome dialettizzato di suo nonno, anche lui Flavio detto But
Adesso ne comprendo le vibrazioni
Il 2011 è l’incertezza dei primi passi, è lo scontrarsi con forze avverse e l’incaponirsi nel contrastarle
Il 2012 è anno di transizione, di passaggio, in cui i vini sono ancora alla ricerca di un’identità ben definita forse perché è proprio il loro creatore che è ancora in cerca della propria dimensione vinicola personale
Il 2013 è la consapevolezza di aver trovato la propria strada, è l’ebrezza di un nuovo inizio, è l’equilibrio stabile eppur mutevole di una persona infine centrata. È la ricchezza espressiva di un’annata difficile domata proprio perché lasciata libera di esprimersi, è la gioia della condivisione
Poi potrei parlarvi di ogni singolo vino, descriverne le caratteristiche olfattive e gustative. Potrei parlarvi della delicata violetta che si ritrova nel Dolcetto, specie nel 2013, e che nasce spontanea davanti alla cantina. Della prugna ancora acerba eppur così succosa che si avverte nitidamente nella Barbera 2012 o della buccia di arancia rossa così nebbioleggiante che sfoggia con nonchalance la Barbera 2009 che ancora riposa in barrique
Ma le mie parole servirebbero a poco se non avete salito quella ripida collina di Fontanavi che guarda verso mezzogiorno, così calda che pare d’essere in un’altra regione più a meridione, marnosa, calcarea, unica. Se non avete parlato con Flavio di musica a cosa possono servire i segni vergati (sarebbe meglio dire digitati, ma sono in preda ad un evidente attacco di melancolia) dal sottoscritto su queste pagine se non a invogliarvi ad andare in quel luogo di confine fra Langa e Monferrato che è Costigliole d’Asti e a perdervi in quei vigneti ricchi di storia che tracciano le origini della Barbera
Meno pippe e più chilometri per tutti, forse sta anche in questo la ricetta della felicità

 

049

 

048

 

046

 

038

 

034

 

031

 

030

 

028

 

023

 

022

 

019

 

015

 

006

 

001

Articolo scritto e redatto da Federico Malgarini  | Tutti i diritti sono riservati