Ecco a voi il quarto articolo dedicato alla rassegna tenutasi in occasione del ponte del primo maggio che ha avuto come assolute protagoniste le prelibatezze del territorio delle Langhe e del Roero. Al centro del pezzo di oggi c’è un’azienda agricola familiare che rappresenta il top assoluto delle conserve di qualità. Si tratta dell’azienda agricola Mariangela Prunotto, ubicata alle porte di Alba, attiva nella produzione di ricordi più che di composte

L’azienda fondata dalla signora Mariangela, che le ha dato il nome, ed oggi gestita con lungimiranza dal figlio Roberto, ha da subito deciso di puntare tutto sulla qualità dei prodotti proposti. A partire dalla prima fase, che è quella della coltivazione di frutti, fiori ed ortaggi che verranno utilizzati nelle composte. Da anni infatti l’azienda Prunotto applica metodi di coltivazione biologici, rispettando il naturale ciclo della terra, senza stressarla con carichi eccessivi. Si pratica quindi la rotazione triennale delle colture ed il sovescio al fine di restituire al suolo quello che si è sottratto senza ricorrere all’utilizzo di concimi o additivi chimici

Anche nella seconda fase, quella della preparazione vera e propria delle conserve, l’idea di fondo applicata dall’azienda è di cercare di ridurre al minimo tutto ciò che potrebbe alterare il gusto dei prodotti utilizzati. La preparazione avviene quindi esclusivamente con ciò che è stato prodotto nell’orto e nel frutteto e con lo zucchero necessario a realizzare una conserva od una marmellata. Dopo l’accurato lavoro svolto durante la coltivazione, infatti, sarebbe un peccato mascherare i gusti sinceri e naturali dei propri prodotti con aggiunte esterne che non siano lo zucchero

Uno dei prodotti di punta dell’azienda Prunotto è la pera Madernassa, un varietale assolutamente autoctono che prende il nome da una piccola frazione di un’altrettanto piccolo paese delle Langhe, Vezzo d’Alba, e che stava andando perduto. Un frutto di grande qualità che ha nella dolcezza ed aromaticità le proprie armi migliori, equilibrate da una piacevole dose di acidità, tutte caratteristiche che lo rendono un candidato ideale alla cottura ed alla successiva lavorazione in conserva da solo oppure accompagnato da dolci come l’amaretto

In occasione della visita all’azienda è stata anche organizzata una piccola degustazione delle conserve più rappresentative in abbinamento ad alcuni formaggi di alta scuola langarola. Da un lato c’erano un grande classico delle tavole piemontesi, la cugnà, insieme ad un prodotto unico in Italia, la composta di rosa canina, dall’altro tre ottimi formaggi della tradizioni proposti dall’azienda Arbiora: la robiola di Roccaverano, il Pavè ed il Castelmagno. Tutti prodotti ottenuti andando a riscoprire vecchie tradizioni locali, a partire dalla cugnà che si otteneva da ciò che restava in campagna: dal mosto, dagli ultimi frutti rimasti sugli alberi e da un po’ di frutta secca. La ricetta dell’azienda Prunotto prevede l’utilizzo di mosto di Dolcetto, mele Renette e Cotogne e naturalmente pere Madernasse, più alcuni ingredienti segreti che per scoprire dovrete andare sul luogo del misfatto

Per un amante dei formaggi le tre proposte portate dalla Arbiora erano assolutamente da capogiro. La robiola di Roccaverano, vera prelibatezza ottenuta esclusivamente da latte di capra crudo brevemente stagionato, mai più di due mesi, è stata una scoperta sorprendente, mentre il Castelmagno d’alpeggio, quello vero, è stato un ritorno al vero sapore di questo re dei formaggi. La composta di rosa canina, non troppo dolce e molto profumata, era il perfetto abbinamento per il Castelmagno, un prodotto fatto di innovazione e sapieza agricola

Un piccolo, grande laboratorio d’eccellenza che produce vere delizie in barattolo, da visitare

Il Fede

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Articolo scritto e redatto da Federico Malgarini | Tutti i diritti sono riservati