A Milano ci sono nomi che rimandano subito a un’epoca di sviluppo, di grandi imprenditori, di fabbriche che davano lavoro, di persone che partivano da un’idea, e che quell’idea perseguivano, arrivando alla realizzazione di una grandezza prima soltanto immaginata.
Falck, Breda, Pirelli, Colombo, Marelli, Rizzoli, Erba, Visconti, sono solo forse i più celebri di questi nomi, tra i quali è cosa buona e giusta annoverare anche Branca.
L’azienda Distillerie Fratelli Branca esiste a Milano dal 1845, nata grazie a Bernardino Branca e al dottor Fernet, medico pare svedese, che crearono, nella drogheria speziale fondata proprio dal Branca, la ricetta di un portentoso medicamento efficace contro un’epidemia di colera, una ricetta che da allora è sempre rimasta un segreto da tramandare di padre in figlio, attraverso le cinque generazioni che hanno portato, oggi, Nicolò Branca ad essere il presidente dell’azienda e il depositario di quel segreto lungo 170 anni: la ricetta di Fernet Branca.
O meglio, non tanto la ricetta quanto la dosatura di alcune delle 27 tra erbe e spezie che compongono l’amaro: pensate che Nicolò Branca, all’arrivo della fornitura degli ingredienti, si chiude in uno stanzino e dosa personalmente 5 spezie secondo una ricetta che conosce solo lui.
La sede delle Distillerie è in piena Milano e non si è mai spostata, e da sempre appartiene al 100% alla famiglia Branca: raro esempio di azienda tutta italiana e radicata nel proprio territorio di nascita.
E questa cura ancora quasi artigianale, questa passione di “fare” qualcosa di unico e speciale, si può respirare durante una visita alla sede dell’azienda e nello specifico alla Collezione Branca, vero e proprio museo che ripercorre i 170 anni di storia attraverso foto, utensili, ricostruzioni di ambienti, restauri di oggetti e un viaggio nella storia della pubblicità, con i manifesti più famosi dell’azienda, da quelli dei primi del 900 al “Sopra tutto, Fernet Branca”, dal coccodrillo felice perchè, nonostante abbia mangiato fino a scoppiare, non piangerà e potrà digerire grazie al Fernet fino all’aquila che vola fiera sopra le montagne e che costituisce il logo dell’azienda.
Stupefacente il giro delle cantine. Nel sancta sanctorum delle Distillerie sono presenti più di 800 botti, dai 13.000 ai 64.000 litri l’una, piene dei prodotti che l’azienda commercializza: oltre a Fernet, Brancamenta e Stravecchio infatti fanno parte della scuderia anche la Grappa Candolini, Carpano nelle sue diverse vesti, Punt e Mes, Caffè Borghetti e altri. Incredibile la Botte Madre dove matura lo Stravecchio: una botte di rovere enorme, del 1892, che non è mai stata svuotata completamente dal 1910 e che quindi conserva al proprio interno la vera “madre” del distillato. Un breve cenno sulla degustazione di Fernet. Va fatta in tre piccoli sorsi, ognuno dei quali svela le peculiarità delle erbe e delle spezie, iniziando dalla sensazione di amaro (è chiamato “l’amarissimo”) e finendo per coglierne tutte le sfumature balsamiche e perfino le note di dolcezza.
Per festeggiare al meglio questi 170 ruggenti anni, Branca, fedele al motto “Novare Serbando”, propone in una nuova veste, una speciale limited edition, la confezione di Fernet Branca: disponibile in tre colori, racconta la storia dell’azienda con un design creativo e con una grafica innovativa che nasce dal rispetto della tradizione ispirandosi al manifesto pubblicitario degli anni 20 firmato dall’agenzia MAGA di Parigi (proprio quello del coccodrillo).
Sulla bottiglia ci sono richiami grafici ad Expo, con i cibi che riempiono la pancia del coccodrillo, e i claim storici del brand, trai quali il mio preferito “27 erbe e tutte legali”. Elementi di novità del linguaggio, in particolare l’hashtag, reinterpretano il grande classico in un’immagine senza tempo, un’icona di ieri, perfetta per oggi e pronta per domani.
Aperitivo, digestivo o cocktail, Fernet Branca è un mito da 170 anni, ed è ulteriore dimostrazione che dietro un grande brand non possono mancare le persone e la voglia e la capacità di essere se stessi e di bastare a se stessi, altrimenti tutto diventa solamente “prodotto” e non più realizzazione di un sogno, di un’idea, di un’intuizione.
Enjoy!
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Articolo scritto e redatto da Lorenzo Volpi | Tutti i diritti sono riservati