Che cos’è che spinge tanti stranieri a venire a scoprire l’Italia, poco a poco, ma con costanza, a volte quasi con voracità? L’idea che mi sono fatto nel tempo è che i turisti vengano in Italia per le prime volte affascinati dalle grandi città d’arte, dai monumenti noti, dagli scorci immortalati da milioni di cartoline, ma poi se tornano ancora lo fanno per la straordinaria varietà di paesaggi e culture che è racchiusa nel nostro Paese. Un patrimonio che troppo spesso è trascurato da noi italiani che lo diamo per scontato e lo viviamo con sufficienza, senza apprezzarne la bellezza e la delicatezza. Una componente importante di tale patrimonio è costituita sicuramente dal comparto vitivinicolo inteso come unione di paesaggio vitato, cultura del vino e manifestazioni ad esso legate

 

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Tante volte non si devono fare centinaia di chilometri per scoprire quanto di bello, e di buono, l’Italia ha da offrire, basta uscire poco dalle città per poter schiudere lo sguardo su paesaggi rurali di grande fascino ed attrattiva. Ogni anno la sezione Piemontese di Slow Food organizza Cantine a Nord Ovest, una serie di manifestazioni sul territorio regionale volte a far conoscere ed apprezzare le produzioni enogastronomiche di aree del Piemonte meno decantate e conosciute dal grande pubblico. Una di queste giornate di scoperta è stata dedicata ai colli tortonesi ed a quello che può ambire ad essere riconosciuto come uno dei più grandi bianchi italiani: il Timorasso. La manifestazione, denominata Quatar Pass per Timurass, ha coinvolto oltre 20 produttori dell’affascinante vino che hanno aperto le loro cantine ad appassionati e turisti per far gustare i loro vini in abbinamento ad eccellenze gastronomiche del territorio

 

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Le caratteristiche per far diventare l’evento un grande successo c’erano tutte, a partire dal bel tempo che ha illuminato di una calda luce le colline al confine fra Piemonte, Lombardia e Liguria fin dal primo mattino. La luce è un elemento fondamentale per le vigne, permette alle piante di crescere, alla terra di scaldarsi ed ai grappoli di maturare. La luce è fondamentale per le persone, basti pensare a come varia l’umore fra una giornata uggiosa di novembre ed una soleggiata giornata primaverile. La luce è fondamentale per apprezzare il vino, per ammirarne sfumature e riflessi. Quei colori che nel Timorasso variano da tonalità verdi più fresche in gioventù a gialli più carichi mano a mano che trascorre il tempo, con la brillantezza che passa da lampi di clorofilla a saette dorate a bagliori carichi di miele

 

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L’altro fattore fondamentale per la riuscita di una manifestazione di questo tipo è l’accoglienza, il fattore umano, la volontà delle persone coinvolte di far stare bene i visitatori, facendogli vivere un’esperienza memorabile, nel senso che verrà ricordata. Dai nomi più conosciuti alle cantine meno note, l’universo dei produttori tortonesi si è prodigato alacremente per far sentire i visitatori a proprio agio: visite alle cantine, degustazioni guidate, piccole prelibatezze e soprattutto tanta voglia di comunicare in maniera semplice e spontanea la bellezza di un territorio che ancora troppo poco spesso viene individuato sulle mappe. Così capita di trovare contadini (nell’accezione più nobile del termine) dall’apparenza rude ma dall’animo gentile che ti allungano un piatto di zuppa fatta con le verdure del proprio orto raccontandoti la storia di quelle valli dove sono cresciuti e vecchie volpi dallo spirito rivoluzionario che si lanciano in moderni pamphlet verbali dai quali si viene rapiti

 

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E poi naturalmente il grande protagonista della giornata: il Timorasso. Un vitigno che rischiava di andar perduto, salvato dalla determinazione di un produttore che non si è mai accontentato di accodarsi alle mode. Un vino che oggi può contare sulla spinta vitale di un manipolo di produttori motivato  e variegato, ognuno con un’interpretazione assolutamente personale del Timorasso, ognuno deciso a comunicare la bontà del proprio prodotto e la bellezza della propria terra. Un vino che invecchia magnificamente e col tempo ricorda sempre più terre d’oltralpe, per corpo, struttura olfattiva ed importanza. Un vino dall’identità pronunciata e dal fascino tutto italiano che si sta ricavando una nicchia di appassionati fedeli e curiosi di scoprire le tante sfaccettature che dal nobile vitigno si possono ottenere

 

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Una giornata bella ed istruttiva, dedicata ad approfondire la conoscenza di un territorio che ha tantissimo da dire e da dare

Il Fede

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Articolo scritto e redatto da Federico Malgarini | Tutti i diritti sono riservati

2 Risposte

  1. Paolo Carlo

    Sei un provetto futuro cantiniere ed un abile narratore, grazie Fede!
    Ottimi e suggestivi gli scatti, che bella giornata!
    Paolo

    • Federico Malgarini

      Troppa grazia! Sul futuro cantiniere ci stiamo lavorando
      La foto di apertura con Bomba che corre fra i filari è il tocco in più
      Federico