Le città che sono state capitali hanno sempre un’atmosfera unica e speciale. Quando poi il regno di cui hanno rappresentato il fulcro era marziale e altero come quello dei Savoia la loro struttura non può che riflettere in tutto e per tutto il carattere dei propri regnanti. Naturalmente avete capito che sto parlando di Torino, città dal fascino tutto particolare che ha ritrovato dopo le olimpiadi invernali del 2006 tanto del suo splendore che si stava opacizzando con l’incuria. I larghi viali, i palazzi signorili, i parchi, tutto a Torino profuma di capitale di uno stato aristocratico
L’altro grande tratto distintivo della città di Torino è il fiume che la taglia in diagonale, l’Eridano che attraversa tutta l’Italia settentrionale e che rafforza l’aura di regalità della città sabauda, perché tutte le grandi città del mondo sorgono sulle sponde di un fiume. Ed è proprio sulla riva del Po, all’interno del parco del Valentino, che si è tenuta la terza ed ultima semifinale italiana del concorso Diageo Reserve World Class. Nei locali freschi di restauro del Borgo Medievale 16 bartender selezionati fra i migliori del nord Italia si sono dati battaglia a suon di drink per poter accedere alla finale che si terrà a Milano il prossimo 26 maggio, chiudendo quindi il ciclo iniziato con la tappa di Napoli e proseguito con quella di Firenze
Rispetto agli incontri precedenti sono cambiati i prodotti che i nostri prodi barman hanno dovuto utilizzare per creare due cocktail ciascuno talmente buoni da convincere l’arcigna giuria ad ammetterli alla finale meneghina. A questo giro è stato il Talisker (Storm o 10y) il protagonista della Flavour Challange, mentre la Tequila Don Julio era al centro della nuova sfida Punch&glass, vera novità della tappa torinese che ha richiesto ai concorrenti di cimentarsi con l’interpretazione personale di un grande classico del bancone: il punch. Non sono cambiate invece le regole e il metro di giudizio che doveva naturalmente pesare l’equilibrio del cocktail, ma anche la valorizzazione data al prodotto, l’atteggiamento del bartender dietro al bancone, l’attinenza del drink al tema della gara e infine il nome scelto per il serve
A differenza delle due semifinali passate, in quest’occasione sono stato scelto come giudice della Flavour Challenge, probabilmente la più difficile delle due in quanto riuscire a creare un drink equilibrato partendo da un whisky torbato come il Talisker non è impresa assolutamente scontata ed ha messo a dura prova le capacità di inventiva, creatività ed organizzazione dei concorrenti. In pochi sono stati veramente capaci di fondere all’interno di un cocktail ben confezionato l’animo indomito del single malt dell’isola di Skye. Chi è riuscito a distillare freschezza ed equilibrio nel proprio bicchiere senza snaturare il carattere ficcante del Talisker ha dimostrato di avere una marcia in più e di meritarsi un posto fra i migliori 16 bartender d’Italia
E a proposito di distillazione, una delle idee più originali e sicuramente meglio riuscite della giornata è stata quella di ridistillare l’acqua di Talisker, ovvero in parole povere, facendo evaporare la parte alcolica del whisky ottenere un’acqua che avesse tutte le caratteristiche olfattive del Talisker. Oltre a questa brillante trovata, sono state tante le idee messe in campo dai partecipanti per sbaragliare la concorrenza, da immensi cubi di ghiaccio flottanti in bicchieri oversize che hanno seriamente messo a repentaglio il naso di qualche giurato a bitter fatti in casa per estrarre essenze uniche e caratteristiche al fine di dare un tocco assolutamente personale al drink. Il livello era molto alto e anche in bartender navigati si è ravvisata la tensione che ha fatto tremare qualche mano insospettabile
La competizione è stata serrata, ma alla fine le due giurie si sono travate d’accordo sui nomi dei quattro concorrenti che hanno dimostrato di avere una marcia in più. Si tratta di Matteo Rizzolo del 1930 di Milano, Claudio Perinelli de Il Kiosko di Peschiera del Garda, Massimo Stronati del Doping Club di Milano e Erik Munguia de La Piedra del Sol di Bologna. Fra questi solo uno poteva aggiudicarsi la vittoria di tappa e, ribaltando i pronostici che lo vedevano come outsider per la giovane età, è stato proprio Erik Munguia a stupire tutti per il grande equilibrio di entrambi i suoi drink, per la calma con cui ha saputo affrontare una sfida tutt’altro che semplice, per la padronanza con cui si è destreggiato dietro al bancone. L’entusiasmo di questo ragazzo per il proprio lavoro è stato trascinante e ha pienamente convinto tutti, non resta che fargli un grande in bocca al lupo, come ai suoi tre colleghi e agli altri 8 che prima di loro si erano guadagnati l’accesso all’ultima fase, per la finale del 26 maggio
Restate sintonizzati su questi schermi, ne vedremo ancora delle belle
photo courtesy of Diageo
Articolo scritto e redatto da Federico Malgarini | Tutti i diritti sono riservati