L’Oltrepò è una regione dalla terra ricca, assolata e fertile. Troppo spesso dato per scontato e snobbato dagli appassionati di vino che non abbiano avuto modo di percorre col naso all’insù le sue colline che, dapprima morbide, si fanno mano a mano più erte andando verso l’Appennino, l’Oltrepò è un’area viticola che sta venendo riscoperta. Ciò grazie al lavoro di alcune cantine che hanno puntato tutto sulla qualità ed hanno capito l’importanza di articolare anche la comunicazione in questa direzione
Le Cantine Francesco Montagna sono una realtà storica dell’Oltrepò attiva da oltre un secolo, dagli anni ’70 esse sono state rilevate dalla famiglia Berté Cordini, attuale proprietaria dell’azienda. La struttura produttiva è quella classica del territorio oltre padano con un cuore di terreni di proprietà, circa 17 ettari, ed una rete di con feritori fidelizzati che da anni collaborano con la cantina ed apportano la maggioranza dell’uva lavorata. È proprio accompagnato da Matteo Berté che inizio il mio viaggio alla scoperta dei prodotti della linea top delle Cantine, denominata appunto Berté & Cordini, partendo dal Pinot Nero spumante metodo Charmat lungo (circa 6 mesi sui lieviti in autoclave): profumi freschi di fiori bianchi, bella acidità presente, in bocca note di frutta bianca, ancora fiori, ma anche una grassezza di fondo che rivela la maturità dell’uva e la vocazione del terreno
Gli spumanti occupano una posizione di assoluto rilievo nella produzione della cantina a riconferma, qualora ve ne fosse bisogno, dell’eccezionale vocazione dell’Oltrepò per questa tipologia di vini. Il Metodo classico Cuvée della Casa Brut (85% Pinot nero e 15% Chardonnay) trascorre almeno 20 mesi sui lieviti ed una piccola parte dello Chardonnay, circa il 20%, fermenta e viene affinata in barrique. Il bouquet è molto lungo, inizia dai piccoli frutti rossi, poi passa alla frutta gialla matura poi ancora ad un accenno di pasticceria per chiudere con ricordi minerali di pietra bagnata. I terreni molto calcarei dove vengono coltivate le uve lasciano in bocca una sensazione salina e proprio in bocca lo chardonnay si fa sentire in maniera più vistosa con una bella presenza di frutta quasi tropicale e crema pasticcera
Uno dei prodotti che sta contribuendo a far riscoprire l’enologia dell’Oltrepò è il Cruasé: metodo classico di Pinot nero in purezza vinificato rosé. Anche in questo caso esso permane minimo 20 mesi sui lieviti, ed il colore rosato è dato dalla combinazione di per pressatura diretta (90% della massa) e macerazione pellicolare, ottenendo quindi una bella tonalità salmone aranciato. Al naso si percepisce piccola frutta rossa, ribes e fragolina di bosco, molto giovane e fresca, poi si ritrovano i fiori bianchi sentiti nel primo Pinot spumante, mentre il lievito si esprime con note più secche, tendenti alla crosta di pane. Un vino verticale, dal perlage delicato e dall’acidità spiccata, dritta e piacevole e dalla fedele corrispondenza naso bocca. Dopo qualche minuto nel bicchiere si avvertono tonalità mentolate e minerali che fanno immaginare un’evoluzione sull’eleganza più che sulla concentrazione
L’assaggio degli spumanti si chiude con il Cuvée Tradizione, metodo classico brut di Pinot nero in purezza, con almeno 24 mesi sui lieviti (la bottiglia che in assaggiato faceva parte di un lotto sboccato a 30 mesi dall’imbottigliamento). Naso importante di piccoli frutti rossi molto più maturi del Cruasé, poi ancora note mentolate seguite da una leggera tostatura di caffè arricchivano le sensazioni olfattive. Bell’evoluzione in bocca dove si avverte una sensazione tattile di avvolgenza, seguita dalla maturità del frutto mentre il sorso si chiude con un’elegante acidità ed importanti richiami al minerale che in questo caso si esprime nei toni del gesso, materiale ampiamente presente nei terreni dove viene coltivato il Pinot nero. Lo spumante più gastronomico della batteria ed anche quello che comunica al meglio il concetto di sapidità
La linea Berté & Cordini è impreziosita da una serie di vini ottenuti da singoli vigneti (quindi dei cru) nella migliore tradizione francese. Si inizia col Lughet 2011, Chardonnay in purezza che, anche in questo caso come per il metodo classico, matura in barrique per una quota del 20%. L’uva proviene da un terreno ricco di calcare ed esposto a nord nord/ovest, il che conferisce al vino un naso molto fresco pure in un’annata estremamente calda. La frutta bianca acerba insieme a leggeri richiami vegetali si alternano al naso mentre in bocca si ritrova una bella corrispondenza con le note di sapidità ed acidità che connettono tutti gli spumanti. Il sorso è carnoso, dando quasi l’impressione tattile di petali di fiori. Il 2009 denota un’evoluzione che porta ad esaltare le note più minerali, la corposità aumenta insieme alla lunghezza ed alla persistenza ed inizia a sopraggiungere una leggera dolcezza
Altro cru bianco è il Masaria, Sauvignon Blanc in purezza. La lunga permanenza sulle fecce che, come per lo Chardonnay, vengono lasciate col vino per tutta la durata dell’evoluzione fino all’imbottigliamento dona all’annata 2012 un naso di frutta gialla tropicale e non (pesca gialla, mango e frutto della passione) insieme ad una leggerissima nota verde erbacea. Corrispondenza in bocca con la frutta gialla protagonista incontrastata del sorso combinata ad un bell’equilibrio fra grassezza ed acidità
Il Nüval è un vigneto di solo Pinot nero. Il suo nome significa nuvolo e deriva dalla sua esposizione, verso nord, che guarda verso le Alpi dalle quali normalmente sopraggiungono le nuvole. È composto da terreni limosi con una grandissima presenza di calcare attivo (superiore al 12%). Le lavorazioni effettuate in cantina prevedono fermentazione per una settimana a freddo in vinificatori Ganimede seguita da una settimana a temperatura libera, in modo da estrarre tutti profumi ed i tannini più freschi dell’uva senza calcare troppo la mano. L’affinamento viene eseguito completamente in barrique (20% nuove) per circa un anno senza travasi, ma procedendo a periodici batonnage, quasi fosse un bianco. Il millesimo 2010 del Nüval ha un naso di estrema eleganza: lampone, mora, arancia rossa ed una speziatura dolce di pepe e cannella seguita dal balsamico dell’alloro. Ancora molto giovane avrà bisogno di tempo per combinare bene tutte le sensazioni, ma si presenta già in forma smagliante. In bocca tannino ben presente ed acidità ancora irruenta, chiusura secca, di classe
La degustazione si chiude con un vino che è fedele testimone del territorio dell’Oltrepò: il Valmaga 2010 (60% Croatina 20% Barbera 10% rispettivamente Uva rara e Vespolina). In questo caso l’affinamento in barrique è più lungo e può raggiungere i 18 mesi e la lavorazione durante l’affinamento va a cercare maggiormente il contatto con l’ossigeno mediante travasi in modo da ammorbidirne le asperità iniziale. In questo caso il vigneto, ubicato nella mitica Val Maga, è esposto a sud e l’uva è quindi libera di esprimere appieno il proprio potenziale di maturazione, esplodendo al naso in un turbine di more, fiori secchi, spezie dolci e cacao. La bocca è ricca, carica, espressiva e strutturata, dotata di un tannino “ad intermittenza” che si avviluppa al palato. Un vino verace dal grande potenziale
Un bell’excursus cha fa sentire in pieno le grandi potenzialità del territorio lombardo oltre l’Eridano, che sarebbe ora di supportare e far conoscere anche all’esterno
Articolo scritto e redatto da Federico Malgarini | Tutti i diritti sono riservati
Gran bella review Federico, le Cantine Montagna sono una bella realtà oltrepadana.
Se ti interessa avevo scritto sul mio blog emozionialcoliche.blogspot.it di una degustazione di Lughet, ti ritrovi?
Al prossimo assaggio
Gabriele
Ciao Gabriele e grazie mille dell’apprezzamento
Mi ritrovo abbastanza con le tue note di degustazione del Lughet 2009 anche se lo vedo abbastanza lontano dalla scuola d’oltreoceano che generalmente pecca di mancanza di acidità e mineralità, caratteristiche invece molto ben espresse da questo campione oltrepadano
A presto e ancora grazie