Il cibo buono viene dai posti belli. Questa è una massima tanto semplice quanto vera che ho appreso nel mio continuo peregrinare lungo l’italico stivale. Dove la bellezza della natura si esprime in maniera più aggraziata e superba, è lì che troverete i prodotti più buoni, cresciuti pascendosi di cotanta beltade e rimirando tali interminati spazi. Per trovare questi piccoli angoli di pace non è necessario percorrere un’infinità di chilometri, alle volte basta anche solo uscire un po’ dalle città, dirigersi verso mete quanto mai battute e poi lasciare la strada maestra per addentrarsi là dove la natura e l’uomo ancora parlano la medesima lingua

 

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La salita verso Polpenazze del Garda ricalca un po’ questo disegno. Si lasciano le rive del Benaco, i tumulti nottambuli di Desenzano, si voltano le spalle alla più raccolta, ma sempre mondana, Moniga e si inizia a salire, brevemente ma in maniera decisa verso oriente. È qui che si incontra il borgo di Polpenazze, nel cuore della Valtenesi più prettamente agricola, con l’imponente chiesa della Natività della Madonna che tutto osserva dalla sua posizione privilegiata e le cui campane in passato cadenzavano i ritmi di lavoro e di riposo. Qui l’economia è stata incentrata per secoli sulla vite e sull’ulivo, quest’ultimo avendo prosperato come in pochi altri posti del nord Italia grazie all’influsso benefico del lago sottostante

 

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Ed è a Polpenazze che si trova l’azienda agricola Il Brolo della famiglia Rampa, all’interno di un fondo chiuso che conserva ancora intatto l’impianto originale con le mura perimetrali a separare il terreno padronale dall’esterno. Qui vengono coltivate le piante di Casaliva e Leccino che ogni anno donano le preziose olive dalle quali si ottengono le tre etichette dell’azienda, due monocultivar e un blend. Oli che hanno riscosso meritati successi ovunque siano stati presentati, ottenuti direttamente in azienda grazie al piccolo gioiellino tecnologico che è il frantoio della Toscana Enologica Mori (TEM). Perché per puntare sulla qualità, soprattutto per l’olio la cui parte fragrante è estremamente delicata e soggetta a corruzioni, è necessario investire sulla tecnologia. Così per preservalo intatto fino al momento dell’imbottigliamento l’olio viene conservato all’interno di vasche d’acciaio sotto corrente d’azoto, per evitare l’ossidazione, e in una stanza a temperatura controllata

 

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Ho avuto modo di assaggiare sia il blend che il monocultivar Casaliva e il responso è stato grandemente positivo. Il blend è più leggero e delicato, con profumi che spaziano dall’erba fresca tagliata al carciofo ai fiori chiari ed un’acidità molto ben amalgata alla materia oleica. La nota amaricante è estremamente aggraziata e lo rende un olio che non si impone sul piatto che accompagna, ma al contrario ne asseconda le naturali inclinazioni. Il Casaliva, ottenuto dall’omonima cultivar autoctona del Benaco, è invece un olio più deciso e concentrato nei profumi. La potenza aromatica si ritrova anche all’assaggio con una piacevole piccantezza che lo identifica come olio di cui godere in purezza, su di un pezzo di pane, oppure accompagnando pietanze di un certo spessore

 

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Dal sito (in costruzione): “ogni goccia un’emozione, intensa… nuova… da scoprire”

 

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Articolo scritto e redatto da Federico Malgarini  | Tutti i diritti sono riservati

A proposito dell'autore

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