Le Marche sono una terra ancora da scoprire. Fino ad oggi se ne è giusto grattata la superficie, accorgendosi delle bellissime coste del Conero e del pregio artistico delle sue città storiche come Urbino o Fermo. Ma le Marche hanno ancora tantissimo da dare, in termini di paesaggi, di bontà enogastronomiche, di cultura. Chi di dovere ne è consapevole e sta impostando un’importante campagna di comunicazione internazionale volta a promuovere tali ricchezze, costituendo un caso di successo in un panorama italico altrimenti arido di proposte comunicative organiche

 

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Un piccolo passo in più alla scoperta della regione Marche è stato fatto al ristorante Il Canneto dello Sheraton Malpensa. Infatti il mese di febbraio del tour d’Italia enogastronomico “per tutti i gusti” è stato proprio dedicato alla cucina ed al vino della verde regione che ha dato i natali ad uno dei sommi poeti italiani: Giacomo Leopardi. Un piccolo viaggio alla scoperta dei capisaldi della produzione marchigiana e di alcune piccole squisitezze ben celate.

 

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Dopo una breve quanto apprezzata ouverture fatta di sfiziosi fingerfood che ha introdotto la cucina marchigiana, cucina di terra e di mare, si è preso posto a tavola per essere deliziati dai piatti preparati dagli chef ospiti. La partenza è affidata allo chef Lucio Pompili del Symposium di Cartoceto (PU) che parte subito alla grande col filetto di cinghiale poco cotto e sanape. Un titolo sintetico per un piatto che in realtà presentava, oltre al protagonista filetto, una serie di attori comprimari scelti fra i tagli meno nobili dell’animale: pancetta e rognone. Cotture e preparazioni diverse che hanno esaltato le differenti espressioni gustative dei tagli, un piatto maturo, che non vuole stupire con effetti speciali, ma far innamorare il palato con la sua grande gustosità. Abbinamento arrischiato col Vigna Novali Verdicchio dei castelli di Jesi riserva 2010 di Terre Cortesi Moncaro. La preparazione delicata del cinghiale facilita il compito al vino che si comporta molto bene, pur necessitando ancora di un paio d’annetti per sfoderare al  meglio le proprie doti

 

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Lo chef Errico Recanati del ristorante Andreina di Loreto (AN) delizia i commensali con un bel bis di primi fra di loro completamente antitetici. Da una parte il risotto ciauscolo e arancia con farina di olio: bello sposalizio fra sapori, presentazione d’impatto col riso racchiuso all’interno della scorza dell’arancia merlettata con l’interessante farina di olio essenziale dell’arancia stessa, una globale delicatezza nei tratti e nei sentori. Dall’altra i fusilli Mancini con ragout d’anatra alla maggiorana: presentazione spartana, cottura perfetta, sapori di una volta, contadini, di quelli che non ti stanchi mai e poi mai di mangiare. Un piatto della tradizione che non ha paura di mostrarsi completamente spogliato di ogni orpello. In abbinamento una piccola chicca: l’Impero Marche IGT 2010 di Fattoria Mancini: un pinot noir cresciuto respirando salsedine, vinificato in bianco ed affinato in barrique, una bellissima scoperta da dimenticare in cantina per un pario d’anni

 

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La portata principale della cena è affidata al giovane e preparatissimo Stefano Ciotti di Urbino dei Laghi ad Urbino (PU): coniglio in Potacchio. Il Potacchio è una cottura tradizionale in casseruola con erbe aromatiche, ed il coniglio (dell’azienda ICAM dell’alto Metauro) preparato da Stefano è di rara morbidezza. La riscoperta di tradizioni antiche combinata alla perfetta conoscenza della materia prima risulta in un piatto sorprendente per semplicità, sostanza e gusto. In combinazione un classicissimo dei rossi marchigiani: il Dorico Rosso Conero riserva 2008 di Moroder. Blend maggioritario di Montepulciano (almeno l’85%) e Sangiovese per il saldo, di grande struttura ed ampio respiro in cui però spicca ancora in maniera preminente il legno che verrà assorbito col tempo

 

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La dolce chiusura è invece opera dello chef Michele Biagiola di Le Case, Macerata (MC), ed è un inno alle Marche: mela cotta di Camerino accompagnata dal vino di visciole dell’azienda Si.Gi. e dal vino cotto stravecchio Occhio di Gallo dell’azienda Tiberio

 

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Una serata  interessante e rinfrancante alla scoperta di una delle regioni  più sottovalutate d’Italia: le Marche

Articolo scritto e redatto da Federico Malgarini | Tutti i diritti sono riservati