Il biodinamico non è per tutti. Ottenere un prodotto di qualità lasciando che il ciclo di vita della vigna segua il suo naturale decorso ed intervenendo il meno possibile è un’arte sottile e difficile da acquisire. Sono necessarie una grandissima passione, tanta dedizione ed una ferma convinzione che si stia seguendo la strada giusta. Ma quei caparbi sognatori che riescono ad entrare in sintonia con la vigna stessa, a capirne i bisogni ed a lasciare che sia essa a menare le danze ottengono risultati strabilianti
Questo è il caso della cantina Stella di Campalto, azienda agricola S. Giuseppe, piccola realtà di assoluta eccellenza in Montalcino. L’idea della nuova proprietà che negli anni ’90 ha riscoperto questo angolo di abbacinante campagna toscana è stata da subito quella di gestire i 6 ettari di vigneti in maniera assolutamente biologica. Ottenendo quindi prima la certificazione BIO nel 1996 ed applicando a partire dal 2002 solo metodi di coltura biodinamici. In questo modo le viti si formano e fortificano nel tempo, non influenzate da agenti chimici esterni, creandosi delle difese proprie che le rendono molto più resistenti agli attacchi patogeni
La riconoscenza delle viti per questo speciale e faticoso trattamento viene espressa nell’uva. Grappoli magnifici, pieni, sani, carichi di colore e di profumo si fanno trovare pronti ad essere raccolti dalle stesse mani che nei mesi precedenti avevano così amorevolmente accudito le loro vigne creatrici. Un tesoro di tale valore merita un trattamento particolarmente accurato, per cui la cantina è stata completamente concepita a caduta su tre livelli. Nel soffitto del livelo più alto si aprono fori dai quali l’uva diraspata cade direttamente nei tini da 30 quintali senza subire lo stress di passaggi meccanici
Da questi tini, di un fascino e di un aroma elettrizzanti, in cui avviene la fermentazione, il vino passa al piano di sotto e viene travasato, sempre per gravità, all’interno di botti di rovere dove resta a riposare ed affinnarsi per anni. Fino a quando, dopo le necessarie verifiche, con grande orgoglio si scrolla di dosso la dicitura “vino atto a divenire” mostrando finalmente e con fierezza le tre parole Brunello di Montalcino. Giunge quindi il momento dell’imbottigliamento, operazione che avviene al piano più basso della cantina dove si trova anche la sala di stoccaggio delle bottiglie che, grazie alla profondità di oltre 15 metri, garantisce una temperatura naturalmente costante
L’emozione che si prova degustando una verticale dei vini prodotti alla cantina Stella di Campalto è difficilmente sintetizzabile a parole. C’è aspettativa, perchè dopo aver sentito descrivere la cura e l’attenzione riposta in tutte le fasi di lavorazione che portano al vino ci si attende qualcosa di unico. C’è curiosità di provare un prodotto di altissimo livello, c’è rispetto nell’apprestarsi ad assaggiare tutta la storia di una grande cantina. L’aspettativa viene surclassata, la curiosità alimentata e il rispetto ingigantito già dal primo assaggio. Dal Rosso di Montalcino più giovane, leggero 2009, in cui si inizia ad intravedere la mano del vignaiolo e dell’enologo, la passione della proprietaria e la ricchezza di questa terra
Le emozioni provate prima dell’inizio di questo viaggio nei sensi e nel tempo si tramutano durante la degustazione. Subentra lo stupore nello scoprire che ogni annata è un vino a sé stante, ce ne sono di più morbidi, con più mordente, più verdi, più carichi, più tannici, in ognuno di essi l’azione del clima ha lasciato un’impronta indelebile che non è stata alterata dal lavoro dell’uomo nè in vigna nè in cantina. Lo stupore lascia quindi spazio alla consapevolezza quando si capisce che, nonostante le differenze c’è un filo conduttore che lega indissolubilmente tutti i vini prodotti in questa cantina. Un filo fatto di grande amore per la vite e per la terra dalla quale nasce, di attento e continuo studio, di desiderio di produrre un vino che non sia niente meno di eccezionale. Ed infine arriva l’innamoramento quando si assaggiano vini unici che si imprimono per sempre nella memoria, che non hanno eguali e che fissano la sbarra un po’ più in alto. Un lieve retrogusto di tristezza si percepisce quando si apprende che non è più possibile portarli via con sé
Una breve fuga dalla realtà, alla scoperta di un piccolo grande gioiello
Articolo scritto e redatto da Federico Malgarini | Tutti i diritti sono riservati