Chi mi segue da un po’ sa bene del mio legame affettivo con la Sicilia, terra che mi ha stregato al primo sguardo e che è capace di sorprendermi ogni volta che ho l’opportunità di calcarne l’odoroso suolo. La mia malattia cronica per il vino e per il suo affascinante mondo è ormai arcinota e difficilmente riesco a oppormi all’irresistibile richiamo della vigna e della cantina ogni qual volta ho uno scampolo di tempo libero (che ormai libero non è più). Debolezza questa che mi porta a percorrere in lungo ed in largo l’Italia alla continua ricerca dell’anima del vino che bevo

 

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Quella che ho appena fatto è una doverosa premessa per far comprendere con quanto entusiasmo ho accolto la proposta che, qualche tempo fa, mi è arrivata via mail: un giorno intero di full immersion alla scoperta delle cantine Florio di Marsala. La prospettiva di passare anche solo ventiquattr’ore su quel lembo di terra siciliano proteso quasi dolorosamente verso la Tunisia con la possibilità di conoscere più a fondo una delle realtà storiche più significative dell’enologia non solo siciliana, ma nazionale, mi ha letteralmente riempito di gioia

 

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Le cantine sono state fondate nel 1833 da Vincenzo Florio, rampollo di una delle famiglie che hanno fatto la storia della Sicilia. Il nucleo centrale, realizzato nel 1832 utilizzando il tipico tufo marsalese, pietra che ancora oggi contraddistingue in maniera inequivocabile l’architettura cittadina, è ancora cuore pulsante dell’attuale struttura di affinamento. Il tufo lega indissolubilmente Marsala all’isola di Favignana, dove questa pietra veniva estratta, e dove si può trovare un’altra testimonianza dell’estro imprenditoriale dei Florio nell’omonima tonnara, oggi monumento immoto alla bellezza brutale ed ipnotica di una Sicilia di inizio secolo

 

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Se è vero che la creazione del Marsala è da attribuirsi a John Woodhouse che, approdato sul suolo marsalese nel 1773 ed innamoratosi del vino ivi prodotto, per primo addizionò alcool per permetterne il trasporto fino alle terra della regina (che in realtà all’epoca era un re, e per l’esattezza Giorgio III che da lì a poco si sarebbe trovato ad affrontare la guerra d’indipendenza degli Stati Uniti, ma questa è un’altra storia) è altresì vero che il primo siciliano a lanciarsi nell’impresa di concorrere con gli inglesi fu proprio Vincenzo Florio

 

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Ad oggi le Cantine Florio, inserite all’interno del gruppo Duca di Salaparuta, si sono grandemente espanse, ma non hanno perso il legame con quella storia avventurosa che diede loro luce. Prova ne sono le venerande botti che ancora contengono stille di vino risalente a prima delle grandi guerre, e che ogni tanto concedono qualche morso di luce unico ed irripetibile come il Centottanta che ho avuto l’immenso onore di assaporare in occasione dello scorso Vinitaly

 

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La visita avrà luogo lunedì prossimo, mi raccomando seguitemi in questo ammaliante viaggio cercando #cantineFlorio

Trovate maggiori info sul Gruppo Duca di Salaparuta qui: pagina Facebook e account Instagram

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Articolo scritto e redatto da Federico Malgarini | Tutti i diritti sono riservati

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