Il senso della famiglia è fondamentale nel mondo del vino. Tutto il processo che dalla barbatella porta fino alla bottiglia è una lunga metafora della filiazione, della crescita, del calore e della protezione che solo una famiglia riesce a conferire. Non è un caso che sulle etichette delle bottiglie provenienti dalle cantine più rinomate campeggi in bella mostra il cognome della famiglia produttrice, segno del desiderio di riconoscere come proprio quel prodotto, di renderlo distinguibile dagli altri

 

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La storia dei Vajra come imbottigliatori nasce da un episodio che profuma intensamente di famiglia. È il 1972, annata catastrofica per le Langhe, ed anche i Vajra, all’epoca conferitori , sono posti di fronte ad un’ardua decisione: vendere le uve risulta impossibile quindi o si perde l’annata disconoscendo il frutto del proprio lavoro, o si fa quadrato in famiglia, si vinifica e si vende in damigiana. Per fortuna la scelta cade sulla seconda opzione e da allora i Vajra appongono il nome della loro famiglia sulle bottiglie che producono

 

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Nei vini prodotti da questa bella realtà ubicata a Vergne, frazione di Barolo, si nota l’impronta caratteristica di una mano comune che cerca di far emergere le potenzialità dei terroir in maniera limpida e cristallina. Nella Barbera 2010, così come nel Nebbiolo del medesimo millesimo, si percepisce la volontà di comunicare in maniera fresca e pulita le caratteristiche del varietale. Da una parte la Barbera che con la sua acidità solo leggermente ammansita da un veloce passaggio in legno conquista per semplicità e croccantezza del frutto. Dall’altra il Nebbiolo che avendo visto solo acciaio conserva intatti gli aromi freschi di frutta rossa, ma anche dei leggeri sentori di pesca e di foglie di tè, e sfoggia una beva inaspettata quanto gradita

 

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In una cantina ubicata a Barolo si è in special modo curiosi di degustare il principe dei vini langaroli che da tale paese ha mutuato il nome. Nel Barolo Albe 2008 si riconosce la freschezza sentita già nei precedenti vini. Un Barolo tradizionale ottenuto per assemblaggio dove si ritrovano i profumi del Nebbiolo affiancati da note balsamiche di menta e fieno. Da uno dei vigneti più alti dell’azienda proviene invece il Bricco delle Viole (sempre 2008 in degustazione). Qui le vigne sono più mature, oltre i quarant’anni, e regalano un vino più concentrato, caldo, materico dal profumo floreale e dalla bocca complessa con un tannino deciso quanto elegante, che non smarrisce però una sfumatura fresca sul finale. Infine il Baudana, anch’esso 2008, è il tipico figlio di Serralunga: naso speziato, pepato, con belle note finali di frutta nera, un Barolo decisamente maschio

 

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Si conclude la degustazione con il vino che maggiormente sta a cuore alla famiglia Vajra, un vino troppo spesso bistrattato e che rischia di cadere nel dimenticatoio: la Freisa. Il Kyè 2009 proviene da un piccolissimo vigneto, meno di un ettaro,  non lontano dal Bricco delle Viole ed è un vino che di primo impatto richiama alla mente due appellativi: rosso e concentrato. Il colore è carico, fitto, impenetrabile, i profumi di frutta rossa matura sono estremamente concentrati. In bocca è un vino esuberante, con una natura bivalente acido tannica molto sostanziosa, ma meno persistente del più nobile fratello. Un vino che merita di essere scoperto

 

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Una bella cantina, portata avanti amorevolmente da un’altrettanto bella famiglia

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Articolo scritto e redatto da Federico Malgarini | Tutti i diritti sono riservati

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