Il sistema vino in Italia ha bisogno di aggregarsi piuttosto che frammentarsi. Una delle cose di cui sono convinto è proprio che l’eccessiva proliferazione di denominazioni piccole, e di difficile comprensione faccia più male che bene al mondo del vino italiano, specialmente all’estero. Vai a spiegare ad un cinese le innumerevoli DOC e DOCG, ognuna con le proprie caratteristiche e peculiarità. E poi quando tornerà in patria come farà a comunicare tutto ciò ai propri conterranei per invogliarli a comprare proprio quel vino di quella denominazione?

 

 

Per questo motivo mi fa sempre molto piacere vedere lo sforzo di un gruppo di produttori teso a creare un organismo unificante che possa curare gli interessi di tutti i partecipanti, facendo veramente del bene al movimento nel suo complesso. Nel caso specifico la nascita del Consorzio Vini Venezia è il perfetto esempio di questo meccanismo. Formato dall’unione di 5 delle principali DOC e DOCG delle province di Venezia e Treviso, raccoglie sotto la propria egida oltre 4000 produttori fornendo un’immagine chiara e perfettamente riconoscibile all’estero: il brand Venezia

 

 

 

Le denominazioni coinvolte sono: DOC Piave (8.000 ettari suddivisi in 10 sottozone principali), DOCG Malanotte del Piave (dedicata esclusivamente al Raboso del Piave, comprendente circa 300 ettari vitati), DOC Lison-Pramaggiore (5.000 ettari vitati su 12 comuni della provincia di Venezia), DOCG Lison (1.500 ettari vitati ricadenti nel medesimo areale della precedente DOC , dedicati al Tai, ex Tocai) e DOC Venezia (nuova denominazione che comprende l’intero territorio vitato, circa 15.000 ettari, delle province di Venezia e Treviso)

 

 

Territori diversi, ognuno con un proprio timbro personale e caratteristico, che condividono la lunga tradizione viticola, in questa zona infatti si coltiva la vite da oltre tre millenni. I vitigni coltivati spaziano dai grandi varietali internazionali, fra tutti Merlot, Cabernet Sauvignon, Chardonnay e Pinot Grigio, alle varietà autoctone, principalmente Raboso del Piave, Refosco dal peduncolo rosso, Tai e Verduzzo. Una menzione a parte merita il Manzoni bianco, incrocio ottenuto negli anni trenta da Luigi Manzoni unendo Riesling Renano e Pinot Bianco, due varietali internazionali quindi, ma il cui frutto può essere considerato autoctono a tutti gli effetti

 

 

Un panorama vinicolo estremamente complesso e variegato, che dispone di prodotti atti ad incontrare il gusto di una vastissima gamma di potenziali clienti. Una scelta intelligente per promuovere al meglio questa parte del Veneto enologico che, sono certo, nel tempo darà i suoi frutti

 



Articolo scritto e redatto da Federico Malgarini | Tutti i diritti sono riservati