L’Alto Adige è un terra fiabesca. Contornata dalle Dolomiti, punteggiata di castelli e manieri e tappezzata da una natura in larga parte ancora incorrotta, è una regione che ad ogni angolo, dopo ogni curva, è capace di stupirti con panorami sempre nuovi ed emozionanti. Fra le tante cose per cui l’Alto Adige è famoso nel mondo un posto di rilievo è occupato dalla sua enogastronomia. I prodotti tipici altoatesini sono rinomati globalmente diventando sinonimo di alta qualità

 

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Una delle grandi eccellenze sudtirolesi è il Pinot nero della zona di Montagna (Montan in tedesco). Da qui arrivano alcune delle espressioni più delicate ed apprezzabili che questo prezioso vitigno riesce ad ottenere al di fuori della colline borgognone, sue terre d’origine. Nel comune di Montagna sono pochissimi a possedere e lavorare vigneti e fra questi, da alcuni anni, è annoverato anche Kurt Rottensteiner che dal 1987 è diventato proprietario della tenuta Brunnenhof Mazzon dai cui circa 5 ettari ottiene gli omonimi vini. Vigneti piantati con esposizione ottimale su terreni particolarmente ricchi in argilla, da cui nascono vini di ottima struttura e complessità

 

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Il primo assaggio della visita è anche l’ultimo nato della cantina: l’Incrocio Manzoni bianco Eva 2012. Il vino che Kurt ha dedicato a sua figlia ottenuto da un’uva che, a differenza del vicino Trentino, pochi vinificano in purezza. Un vino esuberante nella sua spiccata giovinezza, con profumi densi di frutta gialla il cui calore viene mitigato da una sensazione di freschezza, quasi una leggera brezza che accarezza il naso. In bocca è un vino di grande complessità estremamente vivace, non facilmente piegabile a definizioni statiche, più incline al cambiamento, dal carattere piacevole e cangiante

 

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Il Gewürztraminer 2011, in parte ottenuto da vigneti di oltre 30 anni, rifugge dall’immagine classica di dolcezza mantenendo intatti i profumi caratteristici di petali di rosa, sia freschi che appassiti ma, anche in questo caso, affiancandoli ad una gradevole sensazione di freschezza percepita già al naso, ma che si sviluppa ancora di più al palato. E proprio all’assaggio rivela una spiccata nota sapida che, combinandosi con la sensazione morbida forma un perfetto connubio di grande eleganza. A completare il quadro una bella acidità mirabilmente legata all’interno del costrutto vinoso che lascia intravedere una bella parabola di maturazione

 

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Ma siamo pur sempre a Montagna, terra di Pinot nero di alto lignaggio, e la Riserva 2009 di Brunnenhof ne tiene alto il vessillo con una firma assolutamente personale. Fermentazioni in tini tronco conici ed affinamento per almeno 12 mesi in tonneau di secondo e terzo passaggio restituiscono un vino morbido, che non punge come quelli ottenuti a quote più alte, ma ammanta il palato col suo velluto. Il naso non è esuberante, ma solido con note di frutta che sconfinano anche nel campo degli agrumi ed una velata speziatura. Il sorso è sostanzioso, non etereo, figlio di terreni ricchi, argillosi, pesanti, che  sembrano quasi trasferire nel vino questa caratteristica ponderale. Un Pinot nero davvero godibile in cui si riesce ad avvertire nitidamente la mano del proprio creatore, così come la terra che l’ha in principio generato. Bello

 

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Si chiude infine con il Lagrein 2011. Vitigno, quello del Lagrein, che insieme alla Schiava rappresenta il vero cuore autoctono della produzione atesina. Troppo spesso ingiustamente dato per scontato e preso in considerazione solo in un secondo momento, dopo vitigni più famosi, quando invece meriterebbe di essere affrontato con tutta la serietà che spetta ad un grande vino rosso. Il Lagrein di Brunennhof è di una fittezza cromatica impenetrabile, sembra quasi catturare la luce senza farla più fuggire, mentre al sorso rivela una facilità di beva disarmante, non lasciando mai la bocca paga della sua presenza, ma anzi stuzzicandola a chiederne di più

 

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Una bella realtà quella di Brunnenhof condotta con palpabile dedizione da Kurt Rottensteiner e dalla moglie Johanna, capaci di racchiudere nei loro vini una piccolo istantanea della loro terra e della loro vita. Bravi

Il Fede

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Articolo scritto e redatto da Federico Malgarini | Tutti i diritti sono riservati