La Sicilia è una terra variegata e multiforme. Straordinario collage di culture differenti, anche nella sua morfologia dimostra tale ricchezza. In particolare proprio la terra, o meglio i suoi profumi e colori, ci fanno intuire la natura eterogenea e cangiante di questa ammaliante isola. La terra della Sicilia è rossa, come il fuoco e nera come gli occhi dei suoi abitanti. È bianca come la spuma del mare generoso, ma irascibile che la circonda, ed è gialla come il sole che, insaziabile amante, la bacia con insistenza inappagabile. In mezzo a questa fantastica tavolozza di colori si insinuano suadenti le vigne, che vanno a donare al paesaggio un tocco di verde acceso, vitale, prezioso
La coltivazione della vite in Sicilia ha origini antichissime. Le vigne sono da sempre state parte integrante del panorama siciliano, con un’incredibile varietà di specie. Varietà che è giusto e doveroso preservare. Guardando la mappa dove sono indicate le cantine della Planeta risulta evidente il desiderio risoluto di questa importante realtà vitivinicola di preservare e far conoscere le bellezze enoiche siciliane. Sei avamposti nelle zone più vocate alla coltura della vite fanno in modo di poter proporre una gamma di prodotti che spazi su quasi tutti i grandi vini siciliani. Relativamente giovane nel campo del vino, vi entrò nel 1995, ma di solidissima derivazione agricola di cui si hanno notizie fin dal ‘500, la Planeta è una bussola perfetta per orientarsi nel mondo del vino isolano
Iniziamo allora questo tour enologico e cromatico della Sicilia senza muoverci dalla cantina di Sambuca, nucleo storico della Planeta posizionato in maniera incantevole sulle sponde del lago Arancio. E cominciamo da un rosé prodotto nella zona di Menfi. Ottenuto da Syrah in purezza, un vitigno che ha trovato nella Sicilia occidentale un territorio particolarmente vocato, questo vino ha un bel colore arancio vivo, profumi di frutta rossa fresca ed una piacevolissima beva che lo rende alquanto pericoloso durante le calde sere estive, su di una terrazza di fronte al mare
Il secondo colore proposto dalla Planeta è il giallo, in svariate tonalità e sfumature. Si passa dal giallo tenue, con riflessi verdi, del Carricante a tonalità più paglierine come quelle del Grecanico a toni più marcati come sono quelli del Fiano, per arrivare al giallo oro, carico e pieno dello Chardonnay. I profumi, i sentori e le note gustative vanno di conseguenza. Partendo dal vino più facile, diretto, di timbro ben definito che è l’Alastro 2011, Grecanico in purezza proviene dalla storica vigna dell’Ulmo, delicatamente appoggiata intorno al lago Arancio nella tenuta di Sambuca. Il nome è quello di un arbusto selvatico che cresce in loco ed i cui fiori gialli ricordano nel colore questo vino. Un vino che rimanda alla terra ed al mare, sapido e secco con bella acidità che fa pensare anche ad un gentile invecchiamento, esso è frutto di una terra ricca di scheletro rinfrescata dall’influsso del lago
Il Carricante arriva dalle pendici dell’etna, terra nera di sabbia vulcanica. I vigneti sono stati impiantanti da poco, ma la definizione del carattere di questo vino risulta già cristallina. Il 2011 è un bianco verticale, spiccatamente minerale e con acidità importante che supportano un grado alcolico di 13°. Un vino che già nella scelta della bottiglia dichiara il proprio intento, non accontentandosi di essere bevuto giovane, ma chiedendo di essere aspettato, per dare modo ai propri caratteri di svilupparsi appieno. Davvero una bella prova. Con la Cometa 2010 si cambia genere, si torna a Menfi lasciando quindi le note minerali predominanti, ma senza abbandonarle. Il Fiano, che la Planeta è stata la prima ad impiantare in Sicilia, in questa zona esprime una grande potenza olfattiva che si concentra in particolare sui frutti nostrani come la pesca ed esotici come il litchies. Un vino pieno e di struttura che restituisce appieno nel bicchiere tutto il sole che ha ricevuto durante l’anno. Si giunge quindi allo Chardonnay, una vera icona della produzione di Planeta, annata 2009. Prodotto nella tenuta di Sambuca, questo è un vino pieno e corposo, sul quale il legno lascia un segno indelebile che impiega anni a trovare la propria dimensione, ma quando sboccia lo fa con clamore. Un vino che avvolge completamente il palato, lo appaga e vi permane per lunghissimo tempo
Si cambia registro e si passa ai rossi, andando ad esplorare per la prima volta la zona di Vittoria ed il suo vino simbolo: il Cerasuolo. Ottenuto da un blend di Nero d’Avola e Frappato, questo è un vino fresco e schietto, che trasmette appieno le potenzialità di un territorio di fronte al mare. Di una tonalità cromatica tendente nettamente all’amarena, nei profumi se ne ritrova anche il sentore, insieme ad altri frutti rossi. Un vino da bere. Si torna quindi a Sambuca per scoprire il Plumbago, un Nero d’Avola in purezza che, in questo caso come per il Grecanico, adotta il nome di un fiore che ne ricorda il colore spiccatamente viola. Una bella espressione di questo vitigno giocata su toni freschi e fruttati, un breve passaggio in legni usati contribuisce ad ammorbidire i tannini ed a renderlo maggiormente rotondo. Profumi e sapori di Sicilia nel bicchiere. Con l’ultimo vino si esplora anche un’altra zona: quella di Noto. Celebre per il suo moscato, questa regione produce anche vini rossi di grande caratura, come il Santa Cecilia, in degustazione l’annata 2008. Anche in questo caso ci troviamo di fronte ad un Nero d’Avola in purezza, ma di carattere molto diverso. Il terreno ricco di scheletro contribuisce a dare complessità a questo vino che sosta per oltre un anno in barrique usate. Nel bicchiere il colore è maggiormente evoluto, tendente al porpora e la frutta che spiccava fresca nel Plumbago si ritrova qui più matura, più piena. Un vino al contempo potente ed elegante che, ad occhi chiusi, ti porta dritto in Sicilia, ovunque tu sia
Un viaggio lungo ed affascinante fra le più interessanti zone viticole siciliane, che consiglio a tutti gli appassionati
Articolo scritto e redatto da Federico Malgarini | Tutti i diritti sono riservati