La Toscana non è solo Montalcino e Chianti Classico. Regione storicamente frazionata in innumerevoli campanili, ognuno acerrimo nemico del proprio vicino (e tutti in fin dei conti feroci oppositori di Pisa, forse anche i pisani stessi), oggi la Toscana è in grado di fornire un panorama enologico quanto mai vasto e variegato. Basti pensare gli estremi: i vini poderosi della Maremma da una parte e gli esili Pinot nero del Mugello dall’altra. In mezzo un mondo composto da tante piccole, affascinanti realtà spesso misconosciute, ma capaci di produrre vini di forte identità e grande piacevolezza

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Una di queste terre di mezzo è di sicuro costituita da Lucca e dalle sue colline. Affacciata sul mare con la Versilia, contornata dalla selvaggia Garfagnana (e confinante con la vicina Pisa, ma questo si preferisce ometterlo), la Lucchesia è una terra verde di colline dolci, senza asperità, dallo spirito diretto e più mansueto rispetto alle province confinanti. Penso che ciò si avverta nei vini di questa terra che non hanno i muscoli della Maremma, i tannini di Montalcino o la grassezza del cortonese. Possono invece sfoggiare bouquet di invidiabile finezza e leggiadria ed una beva talmente diretta da essere quasi sfacciata. Lucca è anche la zona in Toscana che più di altre sta facendo passi in avanti in termini di qualità come ho avuto modo di constatare in occasione dell’ultima Anteprima vini della costa toscana

 

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A Lucca, non tanto distante dall’intatta cinta muraria, da qualche anno si è affacciata sul panorama vinicolo nazionale una piccola realtà artigianale fatta di poche chiacchiere e tanta sostanza. Si tratta dell’agricola Il Calamaio, piccolo podere ben piazzato sulle prime colline verso mare uscendo dalla città. Poca terra, circa 2 ettari e mezzo, scoscesa e coltivata in biologico ed un patrimonio insostituibile di vecchi ceppi abbinato a nuovi impianti di Sangiovese più qualche balza di vitigni a bacca bianca, questo è Il Calamaio, small business big passion come recita il claim del sito. Ma soprattutto si tratta della casa di un carissimo amico, Samuele Bianchi, che ad un certo punto della sua vita ha deciso che doveva assecondare la sua passione ed iniziare a fare il suo vino (continuando a svolgere il suo lavoro “ufficiale”). Ad oggi il Calamaio produce tre vini: Antenato, Poiana e Soffio, tre fotogrammi diversi della produzione lucchese, ognuno col proprio carattere e la propria identità

 

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L’Antenato è il vino del passato. Lo è già nel nome che ricorda pelli rugose e abiti caldi ma sdruciti, fuochi accesi nei camini e libri che sanno di carta antica e vissuta, accarezzata da mani ruvide quanto le loro copertine. L’Antenato è il vino prodotto in un’unica vinificazione delle uve ottenute dalle vigne vecchie del podere. Piante di circa cinquant’anni che però non hanno una carta d’identità e per cui non è possibile andare all’anagrafe per conoscerne la provenienza precisa. Per questo Samuele da un paio d’anni ha iniziato un lavoro certosino di riconoscimento che mira ad identificare, pianta per pianta, la varietà specifica. Ad oggi si è arrivati ad almeno sei varietali diversi (per i curiosi: Bonamico, Mazzese, Barsaglina, Aleatico, Colorino e Sangiovese). Una combinazione vincente di aromi e sapori caratteristici che contribuiscono, ognuno col proprio timbro dominante a donare all’Antenato una complessità raggiungibile solo col tempo. A partire da quest’anno la fermentazione avviene in maniera spontanea, senza aggiunta di lieviti selezionati né inoculo a partire da pied de cuve. Come una volta, come facevano gli antenati

 

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Il Poiana è il vino del presente. È il vino dell’oggi, di ogni giorno, il vino quotidiano che apri a tavola in famiglia e che fa la sua porca figura quando sei fra amici. Sangiovese in purezza, DOC colline lucchesi ottenuto da cloni diversi con esposizioni diverse che riescono a forgiare con la loro unione una struttura fortemente territoriale. Profumi freschi e sinceri come il vento che si incanala in parte dal mare ed in parte dall’Abetone per venire a mitigare l’impatto del sole sulle piante. Note floreali e fruttate piacevoli che non vogliono scimmiottare il timbro di altri sangiovese toscani, ma sono anzi ben orgogliose della propria provenienza lucchese. Un vino gioioso, solare e cristallino

 

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Il Soffio è il vino del futuro. Nel senso che è un vino nato dall’idea caparbia di Samuele di produrre un bianco diverso sulle colline lucchesi. Un bianco che fosse solo suo, composto dai vitigni che nel tempo l’avevano stregato. Ecco allora una maggioranza di Chardonnay, vitigno bianco principe di struttura, che viene abbinato alla Petite Arvine coup de coeur del vignaiolo che lo ha conquistato con la sua fresca sapidità e ad una piccola parte di Petit Manseng. Il primo varietale serve a dare costrutto al vino, a fornire l’impalcatura sulla quale si innestano i caratteri volitivi della Petite Arvine, vitigno valdostano dalla grande tempra, e del Petit Manseng, che tradizionalmente nel sud della Francia viene vinificato in dolce e che in questo caso viene impiegato per donare acidità e nerbo (per dare un’idea viene vendemmiato ad ottobre). Un vino nuovo (la 2012 è stata la prima annata imbottigliata) e tenace, che necessita di tempo in bottiglia per esprimersi al meglio e trovare il suo giusto equilibrio. Il vino frutto di un’idea e di un piccolo grande sogno

 

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Fate che le idee siano le vostre ali ed i sogni il vento che le sostiene

Il Fede

P.S. se volete conoscere Samuele ed i suoi vini, questo giovedì saranno a Milano per #viniacasamia

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Articolo scritto e redatto da Federico Malgarini | Tutti i diritti sono riservati

2 Risposte

  1. Federico Malgarini

    Ciao Raino,
    Ti ringrazio per l’apprezzamento, in effetti uno dei miei intenti è proprio quello di portare alla conoscenza di un pubblico variegato piccole realtà come questa de Il Calamaio.
    Stasera ci sarò sicuramente, ci vediamo da Marco fra qualche ora,
    Federico

  2. Raino80

    Grazie per la bella introduzione a questa piccola realtà toscana che stasera conoscerò meglio a #viniacasamia. Ci sarai anche tu?