La vita è fatta di equilibri. Il giorno e la notte, la luce ed il buio, il caldo ed il freddo. Quando non si verificano tali bilanciamenti, quando una parte prevale sull’altra, la sensazione che si percepisce è fortemente disarmonica ed incompleta. Allo stesso modo deve regnare il giusto equilibrio fra tradizione ed innovazione, perché non si perda la sapienza del fare le cose bene tramandata nel tempo, ma non si resti neanche muti alle voci di cambiamento che spesso portano insite al loro interno un bisogno di rinnovamento a lungo covato
La Langa è terra di lunghe e radicate tradizioni. Tradizioni affascinanti e vincenti che hanno decretato il successo delle verdi colline cuneesi. Io sono stato folgorato ed irrimediabilmente avvinto da quanta tradizione si respiri in Langa, da quanto il vino sia fondamento della storia di queste lande. Ma al contempo la mia convinzione riguardo all’equilibrio non muta e penso che un pizzico (ma giusto quello, nulla più che altrimenti si rischia di cadere nell’eccesso opposto) di innovazione male non faccia. Quindi sono sempre felice quando mi capita di imbattermi in un ragazzo giovane che riversa il proprio entusiasmo nella produzione di vino con i piedi saldi nella tradizione, ma seguendo anche quello che il suo giovane spirito innovatore gli dice di fare
Nicola Oberto di Trediberri sembra proprio il prototipo di questa figura. Un passato professionale a Londra nell’investment banking, un’ascendenza familiare fatta di viticoltori langaroli veraci ed un sincero amore per il vino che infine l’ha ricondotto alla terra natia di La Morra, diventando uno dei tre di Berri. Tante idee in testa applicate sul campo con impegno e dedizione e con quel giusto equilibrio fra la tradizione trasmessagli dal sangue lamorrese e la voglia di cambiamento (non rivoluzione, sia chiaro, ché la differenza è abissale) tipica di che ha più inverni di fronte a sé che alle sue spalle. Il primo vino proposto è un Sauvignon 2011 atipico per la zona, ma proveniente da vigne di oltre vent’anni. Una breve macerazione, 3 ore, e la malolattica svolta gli conferiscono un naso erbaceo cui fa da contrappunto un corpo glicerico, grasso senza essere dolce. Un vino di struttura che paga la sua giovane storia (questa era la seconda annata di produzione) con un’acidità non ancora espressa appieno, ma che risulta di estrema piacevolezza
La Barbera 2012 è ancora in barrique e, ad oggi, non le sono ancora stati aggiunti solfiti. Le barrique sono usate onde evitare di trasmettere troppo legno al vino, ed all’interno di esse viene svolta la malolattica (per la prima volta nel 2012). In questo caso le viti di provenienza sono oltre i trent’anni, mentre il naso del vino denota un bouquet abbastanza insolito di frutta gialla (banana e susina) e solo in un secondo momento di lampone. In bocca invece risulta un vino già molto pronto, succoso, con tanta polpa, quasi da masticare
Non capita spesso di degustare un Barolo (atto a divenire, per l’esattezza) di poco più di due mesi. Nicola invece ci tiene a far provare l’annata 2012 fin da subito, per poter farne apprezzare poi l’evoluzione nel tempo. Il Barolo di Berri (cru di La Morra) sta maturando in botte grande ed è figlio di un anno avaro, in cui le vigne hanno perso l’80% della produzione in seguito ad una grandinata e di conseguenza risulta scarno e delicato, esile. Il Barolo Rocche dell’Annunziata (anch’esso cru di La Morra) sta affinandosi invece in barrique nuove ed il legno è protagonista, ma le note erbacee del vino fremono subito sotto la superficie, sarà interessante vedere come si svilupperanno negli anni che ancora lo separano dalla bottiglia
Si giunge quindi ai Barolo in bottiglia, pronti per essere goduti, e anche qui il desiderio di innovare trova sfogo. Il Barolo 2008, assemblaggio delle uve dei differenti cru, sperimenta macerazioni più brevi della norma, affina principalmente in tonneau e risulta quindi diretto, delicato, piuttosto semplice, da bere. Il Barolo Rocche 2008, invece, è stato ottenuto tramite macerazione con cappello sommerso ed affinato in barrique, e laddove ci si aspetterebbe una baldanzosa nota vanigliata, ecco il legno essere annichilito dalla frutta matura del Nebbiolo. Un vino di grande corpo, con una trama tannica setosa, un ottimo equilibrio ed un carattere più prettamente langarolo, da aspettare
Una gradevolissima chiacchierata inframezzata da assaggi interessanti, da ripetere fra qualche tempo
Articolo scritto e redatto da Federico Malgarini | Tutti i diritti sono riservati