Il Roero è terra di storie. Storie fatte di persone e di terra e di vino. Storie allegre ed a tratti tristi. Storie di contadini imprenditori sensu lato che con il loro entusiasmo e la loro determinazione sono riusciti a plasmare il destino proprio e della loro terra, rendendola un posto migliore per coloro che li hanno accompagnati e che li stanno seguendo. Persone le cui idee continuano a vivere in ciò che hanno creato, nelle loro vigne, nelle loro cantine e nelle bottiglie che portano il loro nome

 

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Giovanni Correggia mi ha dato da subito l’impressione di essere una persona estremamente matura e competente, sia in senso assoluto, ma a maggior ragione considerando la sua giovane età (ha passato da poco le 21 primavere). Le parole sono sempre calibrate ed ogni messaggio viene espresso in maniera chiara e concreta. Camminando fra le sue vigne si percepisce il forte attaccamento che lo radica a questa terra, il legame indissolubile d’affetto e rispetto che lo lega alle vigne piantate da suo padre, Matteo Correggia, fondatore dell’azienda omonima

 

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Osservare il Roero dall’alto della collina del Marun permette un colpo d’occhio unico sul territorio vinicolo alla sinistra del Tanaro. È possibile apprezzarne le morbide colline verdeggianti di vigne e di boschi, e i graffi rossi della sua terra che affiora qua e là, lembi di pelle roerina esposti al sole ed alla pioggia. E proprio da questa terra, così ricca di resti fossili depositati milioni di anni fa quando al posto di Canale v’era solo mare, parte la scoperta della produzione di Matteo Correggia. Dall’Arneis 2012 fresco di vento, salato come il mare e profumato come un campo d’erba in primavera, quando i fiori scaldati dal sole mescolano il loro profumo alle prime note di frutta che iniziano a spandersi nell’aere

 

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Con la Barbera d’Alba Marun 2010 la stagione avanza, ormai la primavera ha passato lo zenit e si avvia verso i caldi estivi. Ma la sera una brezza fresca proveniente dalle montagne porta aria pulita e carica dei profumi catturati lungo il tragitto. È l’epoca delle ciliegie che si fan mature e delle prime susine, è il momento in cui la terra esplode di potenza generatrice e dona all’uomo una sovrabbondanza di frutti succosi, ancora freschi e turgidi. Tutto ciò è la Marun, ma lo si capisce appieno solo guardando la vigna dalla sommità del bricco che le dà il nome

 

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La primavera sfiorisce sugli alberi e subentra l’estate, periodo di ozioso riposo per i cittadini altrimenti chini sul fatturato. Periodo di doppio lavoro e grande apprensione per chi trae dalla terra il proprio sostentamento. Periodo di grandinate e di caldi afosi e di cinghiali che banchettano nelle vigne. Il Roero Val dei Preti 2010 è un Nebbiolo figlio dell’estate. Nel colore rosso, caldo e brillante, nei profumi freschi di more che nella stagione estiva punteggiano i rovi ed in quella freschezza che d’estate si cerca per salvarsi dalla canicola, nella beva diretta e sincera che non nasconde un leggero tannino di grande morbidezza e setosità

 

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Il culmine della stagione viticola è, naturalmente, l’autunno. Stagione della vendemmia e delle fermentazioni, delle schiene curve a raccogliere grappoli e delle notti insonni a vegliare le vasche. È il periodo delle scelte delicate, e delle grandi soddisfazioni. Non poteva che rappresentare l’autunno il Roero riserva Ròche d’Ampsèj 2005, proveniente da un cru eccezionale per il Nebbiolo riposa per 18 mesi in barrique nuove ed oltre due anni in bottiglia prima di vedere la luce. È un vino dalle mani grandi, ma gentili, in cui i frutti sono più maturi, caldi, dolci giungono al naso come trasportati da un vento del sud. La seta lascia spazio al velluto, più caldo, più materico, più corposo, dalla trama tannica ben presente. Colpo di fulmine per il Ròche 2009 provato in anteprima (uscirà solo alla fine dell’anno) sarà una bomba di golosità, beva e carattere

 

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L’autunno sta volgendo al termine, il vino è in cantina ed ha iniziato il percorso, breve o lungo, che lo porterà infine a riempire il suo contenitore vitreo finale e ad recare incollato il nome di Matteo Correggia. Il lavoro in vigna ed in cantina è ridotto e ci si può permettere qualche viaggio, magari all’estero, magari in Francia, venendo colpiti dai vini che lì vengono prodotti. Così mi immagino sia nato il Marne Grigie, taglio bordolese a base di Cabernet Sauvignon, Merlot, Petit Verdot, Syrah e Cabernet Franc. Il prodotto d’un sogno straniero, in terra  di Roero

 

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Ancora una volta la passione per il vino mi ha permesso di conoscere una realtà speciale, anime del Roero, grazie

Il Fede

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Articolo scritto e redatto da Federico Malgarini | Tutti i diritti sono riservati