Ormai siamo agli sgoccioli. Domani sarà Natale, siamo tutti più buoni e, in attesa di scartare i doni natalizi si ripensa ad alcuni momenti dell’anno che ci hanno fatto particolarmente piacere. Si rivivono le esperienze che ci sono piaciute di più, che ci hanno trasmesso qualcosa. È anche il momento per chiudere le partite aperte prima della fine dell’anno, per evitare che rimangano cose in sospeso, per iniziare al meglio l’anno futuro, con tanti bei ricordi in più e senza incombenze lasciate a metà

 

 

Ecco allora che capita a fagiolo il racconto dell’ultimo ritrovo del 2012 (ultima cena suonava un po’ male) del progetto “per tutti i gusti” che durante tutto l’anno ha portato al ristorante Il Canneto dello Sheraton Malpensa chef stellati da tutta Italia a proporre la loro visione della propria cucina regionale. L’ultimo mese dell’anno è stato dedicato alla regione geograficamente più lontana da Milano: la Sicilia. Regione per cui ho già speso tante parole di amore incondizionato e che ogni volta sa stupirmi in maniera nuova ed inaspettata. Se JFK durante la sua visita a Berlino ha voluto esprimere la propria comunanza di sensibilità con gli abitanti della capitale dell’allora Germania Ovest con un “ich bin ein Berliner” io, umilmente, mi permetterei di parafrasare un “sicilianu sugnu

 

 

Fra l’altro, piacevolissima coincidenza, proprio un anno fa (25 dicembre 2011) scrivevo il mio primo articolo sul filone delle cene allo Sheraton Malpensa parlando di vino siciliano, sarà un caso? Ma torniamo a noi ed alla descrizione di una cena che ha appagato la pancia quanto gli occhi, la bocca quanto lo spirito. Una cena capace di imbrigliare una piccola parte di quel turbine amabilmente scomposto ed incredibilmente denso di profumi, colori e sapori che investe ogni continentale quando mette piede sul suolo siciliano e lo lascia così, stordito quanto ammaliato. Chi mi conosce sa che non sono avvezzo ad utilizzare paragoni al femminile, soprattutto con i vini, ma in questo caso non posso fare a meno di affermare con forza che la Sicilia è donna. Solo una donna sa ammaliare come fa la calda ed assolata isola mediterranea, nulla più

 

 

Ecco allora che già l’antipasto, preparato dal personal chef Marcello Valentino è un colpo mortale perché unisce l’insostenibile leggerezza della spuma di patate, della crema di pomodoro e capperi, dei profumi che aleggiano nell’aria, con la ponderosità materica del fritto di pesce, della sostanza. Un piatto dicotomico che parla schiettamente della sua terra fatta di contraddizioni, di mare e di terra, di luci e di ombre, di amore e di morte. In abbinamento un vino che rispecchia benissimo questa immagine duplice: l’Angimbé 2011 di Cusumano è un blend di Insolia e Chardonnay coltivato nella tenuta di Ficuzza a quasi 700 metri sul livello del mare. Autoctono ed internazionale, marino e montano, salino ed acido, buono

 

 

 

Non può esistere pasto siciliano che si rispetti senza la melanzana (mulunciana o milinciana per i puristi), quello stupendo ortaggio che tanto comunica al palato. In questo caso lo chef Alessandro Orefice dell’Antica Focacceria san Francesco di Palermo la propone in un’esplosione di sapori che si svelano mano a mano che sfogliando la struttura composta nel piatto. Prima è proprio la melanzana che, dall’esterno, fodera di saporita morbidezza il palato, poi è la fonduta di caciocavallo ragusano a prendere il sopravvento ed infine arriva il timballo di anolini per completare un quadro che, quasi fosse stato dipinto da Guttuso, cerca di comprimere tutta la Sicilia in uno spazio finito. In accompagnamento un grande autoctono siciliano: il Frappato di Vittoria 2011 di Valle dell’Acate dai profumi freschi, genuini, dolci e coinvolgenti. Una festa di paese su di un lungomare siciliano al tramonto, quanto il calore assorbito durante il giorno fa sprigionare al massimo il profumo degli alberi in fiore

 

 

 

La portata principale è dello chef Massimo Giaquinta di Zafferano Bistrot: maialino nero dei Nebrodi con panelle al finocchietto, nuvelatta agli agrumi e salsa di cioccolato. Un piatto di grande caratura, in cui la qualità della carne risalta su tutto, poderosa, saporita. Sapori intramontabili, inossidabili, che sono passati attraverso i secoli e, mi auguro, si conserveranno sempre così, con quella ruvidezza tipica del suolo siciliano irto e pietroso quanto ricco e fertile. In abbinamento un grande vino: il Faro DOC 2007 di Palari. Un principe della produzione enologica siciliana, che vede i natali, come da migliore tradizione aristocratica isolana, in una villa del ‘700 a pochi km dalla costa messinese che si affaccia sullo Stretto. Un’unione armonica di vitigni autoctoni, ingentiliti dalla barrique. Un ballo di gala alla corte del principe di Salina

 

 

 

Per chiudere in dolcezza uno chef lombardo ma con una grande passione per la Sicilia, Gaetano Simonato del ristorante milanese Tano passami l’Olio, propone la propria versione del cannolo: lingue di gatto al posto della cialda tradizionale e frittura in olio invece che nello strutto. Il risultato è ottimo, gradevole, elegante. Sapori di una Sicilia che si vuole ammodernare, senza perdere le proprie radici. In abbinamento il Marsala fine Rubino delle Cantine Pellegrino

 

 

Che dire più?

Ancora una volta grazie Sicilia per avermi fatto emozionare

Grazie a tutti voi che continuate a sopportare i miei testi fantasiosi scritti col cuore prima che con la tastiera

Buon Natale a tutti, Buon Natale a tutti, Buon Na

Il Fede

Articolo scritto e redatto da Federico Malgarini | Tutti i diritti sono riservati