L’Italia è un paese intimamente legato alla realtà contadina. È un paese ricco di terra fertile, di grandi pianure dove coltivare i cereali, di piccole conche magiche dove i frutteti regalano prelibatezze uniche e di colline soleggiate dove la vite trova il proprio ambiente d’elezione. L’Italia è fatta di mani indurite dal lavoro della terra, di schiene forti e braccia robuste per il lavoro nei campi, di occhi sensibili ai cambiamenti del tempo, così come a quelli d’umore, di pelle scurita dal sole ed invecchiata prematuramente, di vecchi che hanno storie da raccontare e che aspettano solo qualcuno a cui raccontarle. Di questo è fatta l’Italia, non ce lo dimentichiamo

 

 

 

Uno dei momenti topici dell’anno agricolo in generale e viticolo in particolare è la vendemmia. Quando si raccolgono gli sforzi di un anno passato a curare le viti, a proteggerle dai parassiti, dalle malattie, a nutrirle per metterle nelle migliori condizioni di fruttificare. Un anno passato in apprensione per ogni nube più grigia che minacciava grandine, per ogni periodo di caldo torrido che rischiava di seccare i grappoli, per le epidemie di flavescenza dorata, per i cinghiali e per i caprioli ghiotti dei giovani grappoli. Un anno passato a lavorare ed aspettare, a pregare ed a darsi da fare, a combattere con la burocrazia ed a percorrere la strada lunga e tortuosa piuttosto che imboccare quella retta ed in piano

 

 

 

La vendemmia non è fatta di contadinelle formose in abiti succinti che, ancheggiando voluttuosamente e senza bisogno di alzarsi la gonna già troppo corta pigiano l’uva con i piedi in grandi tini di legno. La vendemmia è fatta di uomini e donne con la pelle cotta dal sole, che si svegliano alle 6 di mattina, si vestono da lavoro ed all’alba sono già in vigna. La vendemmia sa di sudore, non profuma di rose, sa di terra bruciata e di tanta fatica. Sa di ore passate con la schiena curva, a tagliare grappoli e sollevar cassette, con pochi momenti di pausa e tanto lavoro da fare. I rumori sono quelli ritmici delle forbici, dei grappoli che cadono nelle bigonce, di qualche parola detta qua e là, dei trattori che passano a recuperare l’uva, delle pacche sulle spalle e poi delle diraspatrici e delle pompe che riempiono le vasche. I colori sono indescrivibili, un’iride ipnotica che riempie gli occhi ed inonda il cuore

 

 

 

La vendemmia sa anche di cameratismo nell’accezione più positiva del termine. Sa di lavoro di squadra, di aiuto reciproco. Che sia fatta in Sicilia, in Toscana od in Piemonte, è un lavoro semplice quanto delicato, faticoso quanto appagante. In quei pochi giorni si coglie il frutto che lentamente, da piccola gemma indifesa e sfuggita ai rigori dell’inverno, a tralcio fruttirefo, a fiore ed infine a grappolo maturo, si è sviluppato grazie alle profonde radici che affondano nella terra, ed alle cure dei vignaioli. È un momento magico in cui si riesce ad apprezzare appieno quella magia naturale che permette ai raggi del sole di concentrare tutta la loro energia in quelle piccole sfere preziose che noi chiamiamo, in maniera quasi scontata, acini. È un momento che ha affascinato pittori, scultori, poeti, scienziati, filosi e gente comune, un momento in grado di suscitare grandi emozioni negli spiriti sufficientemente sensibili

 

 

 

La vendemmia è anche un momento di festa, un modo per ritrovare vecchi e nuovi amici, per lavorare insieme e, dopo una bella sudata, una volta che tutta l’uva è arrivata in cantina ed è stata pigiata (grazie all’aiuto delle macchine, basta con questa storia dei piedi), per abbandonarsi spensieratamente ai piaceri della compagnia di persone affini. Quando il lavoro è stato fatto, con la mente sgravata da un grande fardello è il momento di sfogarsi, di ridere, di scherzare, di cantare, di bere e di smettere per un attimo di preoccuparsi. Perché da domani ci sarà da pensare alla fermentazione, bisognerà monitorare le vasche, fare analisi, rimontaggi, follature, bisognerà ricominciare a pensare a vendere il proprio vino, ed a prepararsi per la prossima annata. Ma non quella sera, quando anche l’ultimo grappolo è stato colto e, riposa sotto forma di mosto al sicuro in cantina. Quella sera no. Quello è il momento di darsi pace e tornare un attimo bambini spensierati e felici, intimamente e semplicemente felici

 

 

 

La vendemmia ti cambia in maniera irreversibile

Articolo scritto e redatto da Federico Malgarini | Tutti i diritti sono riservati