Mercoledì io ed il mio compagno abbiamo salutato le bimbe con un abbraccio fortissimo, abbiamo ringraziato i nonni e siamo partiti. Il programma del nostro viaggio? Festeggiare la nostra coppia, la nostra nuova vita e le nostre bimbe a modo nostro: con tre giorni solo per noi senza figli.
Dopo quasi due mesi no-stop di notti insonni, cambi e latte, pianti e risate, fotografie e preoccupazioni le abbiamo lasciate con le persone migliori che conosciamo: i nostri genitori. Abbiamo sistemato casa nostra per l’arrivo dei nonni, abbiamo riempito il frigo di cose buone, abbiamo comprato tutto il necessario per le bimbe e stilato l’elenco dei numeri utili. Abbiamo scelto una meta vicina a casa ed un momento del mese che ci permettesse di prenderci qualche giorno di stacco. E si, siamo partiti.
Apriti cielo.
Abbiamo involontariamente aperto una discussione fra amici, conoscenti e sconosciuti.
Chi ci ha detto che siamo stati bravi e coraggiosi, chi ci ha tacciato di genitori pessimi.
Ecco, questo articolo non è scritto ne per metterci sul piedistallo dei genitori modello né per “difenderci” da chi ci ha criticato, ma è semplicemente un momento di riflessione sulla facilità che hanno le persone nel giudicare le scelte altrui senza peraltro prima informarsi o fermarsi a riflettere.
Ognuno ha i propri punti di vista sulle cose e ciascuno deve portare avanti le proprie convinzioni senza giudicare quelle degli altri, anche se differenti. Non penso abbia senso instillare una gara fra mamme (o fra coppie di genitori) per dimostrare chi sia la migliore: ciascuna sceglie il percorso che ritiene più opportuno e lo porta avanti. Ascolto sempre i punti di vista anche se diversi dai miei e non mi permetterei mai di giudicare gli altri o di ergermi su un piedistallo. Le mie bimbe arrivano prima di tutto e le mie scelte, condivise e ponderate con il mio compagno, vanno nella direzione del loro bene. Si può essere ottime mamme anche facendo nascere i propri figli con un cesareo oppure con un parto naturale senza epidurale, decidendo di non allattare o di farlo fino ai due anni di età, scegliendo un nido o una tata, staccando la spina per due giorni, essendoci sempre, delegando o accentrando. L’importante, a mio avviso, è scegliere con consapevolezza e serenità.
La tendenza però è sempre più spesso quella di aprire bocca e sparare parole non ponderate, incuranti del male che si può fare (non a noi per carità che siamo sicuri delle nostre scelte e sereni nelle averle prese, ma a persone magari più fragili o insicure). C’è chi non si stacca mai dai figli e metterebbe sul rogo chi sceglie di prendersi due ore di aria, chi li lascerebbe sempre a qualcun altro che invece vede mammoni ovunque. Chi pensa che non allattare sia un suo diritto e chi invece allatterebbe fino alla prima elementare. C’è chi fa dormire i bimbi nel lettone e chi li mette in cameretta a due mesi.
Ma davvero possiamo permetterci di giudicare le scelte degli altri? Davvero qualcuno ci ha dato il potere di decidere cosa sia meglio o peggio per altre persone che non sono parte della nostra famiglia? Sono d’accordo sull’avere pareri differenti, anzi: meno male che esiste la diversità! Ma credo anche fermamente che i modi e i tempi per dire la propria opinione (se proprio non riusciamo a tenerla per noi) siano importanti quanto le parole stesse, indipendentemente dal grado di confidenza e parentela.
E detto questo si, ci sono mancate le bimbe, dal momento in cui ci siamo chiusi la porta di casa alle spalle fino a che non l’abbiamo riaperta.
E si, i nonni sono stati magnifici e le bimbe anche.
E si, noi abbiamo festeggiato e dormito e al nostro ritorno eravamo carichi ed energici, pronti ad essere genitori ancora migliori di quando siamo partiti.
E si, le bimbe sono sopravvissute alla grande e i nonni se le sono godute in pieno.
E si, io e il mio compagno abbiamo parlato delle bimbe il 70% del tempo.
E si, siamo una coppia anche se abbiamo dei figli e qualche giorno per noi ci ha rafforzato.
E si, lo rifaremo.