In una calda giornata di ottobre abbiamo partecipato a un progetto veramente moderno, un progetto basato sul recupero di rifiuti marini per dare loro una nuova vita (migliore che restare sui fondali dei nostri mari).

Con il Porto di Ancona promosso a “collection point” nazionale e i pescherecci dello strascico coinvolti per l’ambiente, l’Adriatico diventa pioniere per tutto il Mediterraneo per il recupero e la rigenerazione delle reti da pesca dismesse o giacenti in fondo al mare. Questa iniziativa è resa possibile grazie a una inedita collaborazione tra ricercatori, subacquei, operatori della pesca professionale, ong, amministrazioni locali e industria.

Per quanto riguarda le “reti fantasma”, di cui ad oggi ancora non si conoscono con sufficiente certezza i quantitativi dispersi in mare negli anni, il progetto consentirà di avere una mappatura più attendibile della loro presenza (per tipologia e per area) sui fondali dell’Adriatico, grazie al coinvolgimento attivo degli operatori professionali. Nelle zone adriatiche dove la presenza di queste reti fantasma risulti più consistente si procederà ad una bonifica dell’area in questione: attraverso survey investigativi mediante ROV (Remotely Operated underwater Vehicle) le reti sono localizzate per consentirne la “cattura” da parte delle imbarcazioni dello strascico, che normalmente operano su differenti tipi di fondale. Fondamentale l’esperienza di subacquei specializzati per il supporto nelle operazioni di aggancio e recupero delle reti.

Oltre alle “reti fantasma” anche le “reti dismesse”. Al di là dell’azione di recupero delle reti perse in mare, di bonifica e pulizia del mare, le azioni pilota del progetto rivestono grande rilievo, perché consentono di avviare per la prima volta su scala multiregionale un processo di raccolta e valorizzazione delle reti che i pescatori dismettono e sostituiscono, perché non più utilizzabili: una soluzione doppiamente virtuosa che non solo permette lo smaltimento di questi rifiuti a costo zero, ma anche un loro nuovo utilizzo, sotto forma di filato rigenerato ECONYL®. Per rendere questa azione efficace, le reti sono raccolte e preparate secondo un protocollo fornito dalla Aquafil, società incaricata del recupero e della successiva riutilizzazione/riciclo. Il porto di Ancona è stato scelto come primo collection point per la raccolta di queste reti non più utilizzate.

Un’azione riguarda la bonifica dei fondali costieri ottenuta tramite la rimozione dei rifiuti solidi giacenti sul fondo o presenti in superficie, i quali, oltre che fonte di inquinamento, costituiscono anche una minaccia per gli organismi marini. Un’attività di questo tipo implica l’ampio coinvolgimento dei pescatori delle aree interessate, consapevoli delle finalità di tutela dell’iniziativa. La loro partecipazione consentirà di utilizzare le imbarcazioni, le attrezzature, le conoscenze e la professionalità di cui sono portatori. E’ stata effettuata una serie di incontri e di contatti con le Amministrazioni Locali, gli Enti gestori e le Capitanerie di porto per illustrare l’iniziativa e le sue finalità e per chiedere la necessaria collaborazione.

Come funziona tutto questo? Nel marzo del 2013 Aquafil, ECNC Land & Sea Group e Star Sock hanno dato vita al progetto internazionale “Healthy Seas, a Journey from Waste to Wear”.
L’obiettivo principale è quello di ridurre i rifiuti solidi presenti nei mari e in particolare le reti da pesca, attraverso il recupero e il riciclo del materiale abbandonato.
Al termine del loro ciclo di vita, infatti, le reti da pesca sono ancora troppo spesso abbandonate sui fondali marini o destinate alle discariche; attraverso l’iniziativa “Healthy Seas” verranno invece rigenerate in filo ECONYL®, materia prima utilizzata per ricreare prodotti nuovi come calze, costumi da bagno, biancheria intima e tappeti. Healthy Seas ha iniziato la sua attività nel 2013 identificando tre progetti pilota. Durante il primo anno di attività, l’iniziativa si è focalizzata sulla pulizia dei fondali nel Mare del Nord, riuscendo a rimuovere più di 20 tonnellate di reti abbandonate.
Nel 2014 è prevista l’implementazione degli altri due progetti, nel Mare Adriatico e nel Mar Mediterraneo.

Quello delle reti è da pesca abbandonate è una ferita aperta nel nostro ecosistema. Secondo un rapporto realizzato congiuntamente dalla FAO e da UNEP, si stima che le reti dismesse abbandonate alla deriva negli oceani siano circa 640.000 tonnellate e rappresentino un decimo di tutti i rifiuti presenti in mare.

Si tratta di reti che rimangono nell’ecosistema marino per centinaia di anni, e che sono responsabili della cattura accidentale di delfini e altri animali marini quali tartarughe e uccelli, che rimangono intrappolati e ne diventano vittime.
Un ultimo approfondimento sull’azienda che lavora la materia prima: Aquafil. Fondata nel 1969 ad Arco (Trento), Aquafil è un’azienda attiva nella filiera produttiva del Nylon 6, soprattutto nella produzione di filo per pavimentazione tessile. L’azienda inoltre ha maturato una significativa esperienza nel segmento dei fili sintetici per abbigliamento.

Il Gruppo impiega oltre 2.400 collaboratori ed è presente in 3 continenti – Europa, America e Asia, attraverso 15 siti produttivi. Nel 2013 Aquafil ha conseguito un fatturato di circa 500 milioni di Euro di cui l’80% è stato generato su mercati esteri.
Il Gruppo Aquafil si è fortemente focalizzato nell’applicazione dei principi di sostenibilità principalmente sui fronti dell’energia e del riciclo.

Nel 2011 il Gruppo ha introdotto l’ECONYL® Regeneration System, un innovativo sistema di riciclo per la produzione di polimero di Nylon 6 derivante da prodotti giunti a fine vita e rifiuti post industriali ottenuti dal ciclo produttivo della poliammide 6.

In particolare, le principali tipologie di rifiuti post-consumer che l’ECONYL® Regeneration System ad oggi è in grado di riciclare sono:
– le reti da pesca;
– il fluff, ovvero la parte superiore della pavimentazione tessile;
– i tessuti di toulle, utilizzati per diverse applicazioni in molti settori;
– la componentistica plastica destinata a vari scopi.

Econyl (1)

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Articolo scritto e redatto da Marco Agudio | Tutti i diritti sono a lui riservati

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