Ho avuto modo di passare un paio di settimane in piacevole compagnia della Renault Twizy, il quadriciclo elettrico di casa Renalut ed ora è giunto il momento di redigere un articolo per parlare della mia esperienza.
Non avendo in mano la cartella stampa (l’auto è effettivamente in commercio da un po’) ho deciso di reperire i dati tecnici attraverso Internet ed ho scoperto che è un’auto oggettivamente molto discussa che riceve, in taluni casi, critiche molto aspre.
La critica di un qualsiasi prodotto è un classico. Una volta ho sentito una persona lamentarsi del fatto che la Ferrari F40, una delle auto che maggiormente ha segnato un’epoca, non fosse dotata di finestrini elettrici !
La Twizy (che a dirla tutta i finestrini nemmeno li ha) è un’auto che richiede un minimo di spirito di adattamento, in assenza del quale si arriva al fisiologico scontro di culture: da un lato l’auto nella sua accezione classica: quattro ruote, i finestrini elettrici, il climatizzatore, dei bei sedili comodi e un bel bagagliaio. Dall’altro Renault Twizy, auto elettrica, che ha poco o nulla di quanto indicato, ma che offre ovviamente molti altri vantaggi.
Renault Twizy è innanzitutto un’auto pratica che permette di coprire gli spostamenti quotidiani senza troppi vincoli di traffico e, in molti casi, usando le corsie preferenziali riservate alle motociclette. Il fatto che sia interamente elettrica potrebbe spaventare ed ammetto che i primi 60 minuti di guida li ho passati con un’ansia terribile da autonomia. Ci arriverò ? Ce la farò a tornare indietro ? Troverò un punto in cui ricaricarla ? E se rimango senza corrente ? (Premetto che se si rimane senza corrente basta chiamare il numero verde di Renault Assistance e vi vengono a prendere).
La prima mattina di test drive l’ho trascorsa in giro tra commissioni personali e lavorative. Dal centro di Milano mi sposto a Dergano per caricare un amico con il quale mi reco in zona Tortona non prima di essere passato per una veloce puntatina in centro. Da Tortona mi dirigo fino ad un concessionario auto in via Gallarate, all’estremo nord-ovest della città di Milano e da li a casa, in centro. Batteria a terra con ancora un minimo di autonomia, ma che autonomia! Certo la casa dichiara 100 km, e noi in totale ne abbiamo percorsi meno, ma ammetto che l’auto, in partenza al primo giro, non fosse completamente carica. Inoltre le batterie hanno dovuto scorrazzare due ragazzotti da 90 kg l’uno.
L’autonomia è chiaramente un punto di cui tenere conto quando si acquista una vettura elettrica ed ecco che cercando nei forum specializzati apprendo che in estate si possono ambire a autonomie superiori mentre in inverno ci si deve “accontentare” di qualche chilometro in meno. Certo si deve sempre tenere ben presente che si tratta di un veicolo progettato principalmente per i “piccoli spostamenti quotidiani” e non certo per i grandi viaggi quindi è bene sempre pensare un attimo a come organizzarsi.
La ricarica nei punti pubblici
Sfatiamo un mito: le colonnine per la ricarica a Milano ci sono (e tendenzialmente funzionano). Magari non sono distribuite benissimo ma ce ne sono diverse e non mi è mai capitato di trovarle occupate. Occasionalmente trovate qualche furbone che parcheggia l’auto termica nel posto riservato alle vetture elettriche, credendo che tanto nessuno dica nulla, ma in questi casi basta chiamare i vigili e dopo poco tempo arriva il carro attrezzi.
Il sistema di ricarica presente nelle nostre città è migliorabile. Chi di voi usa il bike sharing di Milano sa che, prima di prendere una bicicletta, è possibile visionare il numero di mezzi disponibili. Dall’altro lato, prima di posare una bicicletta in una rastrelliera è possibile vedere quanti spazi liberi ci sono. È una cosa comoda perché in questo modo ancora prima di uscire di casa posso vedere se ci sono biciclette a disposizione e dall’altro lato prima di arrivare ad una rastrelliera posso vedere se vi sono ganci a disposizione.
Purtroppo con le colonnine di Milano è sempre un terno al lotto e non sai mai se ci sono posti liberi quindi devi sempre viaggiare con un pizzico di autonomia di riserva.
Sarebbe intelligente (l’idea è brevettata) avere una app che ti permetta di vedere se ci sono spazi liberi ed eventualmente prenotarli per il tempo necessario a raggiungerli. Il problema è che non c’è integrazione. Da un lato le istituzioni premono per abbassare i livelli di inquinamento ma dall’altro non ci sono i mezzi per rendere questa tecnologia semplice e pratica al 100% perché ammetto che guidare e possedere un’auto elettrica, senza una presa di emergenza a disposizione, richieda molta pazienza.
Nel caso in cui si disponga invece di una presa elettrica nel proprio box allora diventa tutto più facile perché basta attaccare la spina alla rete elettrica domestica per ottenere una piena ricarica in circa 3 ore e mezza. Il giochino funziona benissimo e lo strappo iniziale è a 2 kW, ben al di sotto dei 3 kW dell’utenza di casa.
Il parcheggio avviene nelle zone dedicate ai ciclomotori il che significa che in linea di massima potete parcheggiare ovunque anche in spazi non propriamente riservati né alle auto né alle moto.
Quanto freddo hai preso a dicembre ?
Sul discorso relativo al freddo devo ammettere che probabilmente non faccio molto testo perché sono abituato a muovermi con lo scooter e quindi tendenzialmente un po’ di freddo non mi ha mai spaventato. Certo le temperature invernali non sono proprio ideale per un’auto che, di serie, non dispone di portiere e finestrini tuttavia bastano un paio di piccoli accorgimenti per evitare di congelarsi. Il discorso è comunque sempre lo stesso: quale compromesso siete disposti da accettare pur di viaggiare ad emissioni zero ? Certo consiglio le Wing Doors (€ 610,00), non fosse altro per una questione di sicurezza del pilota e del passeggero e inoltre suggerisco i finestrini in plastica, accessorio “after market” che Renault propone ai propri clienti più freddolosi.
Sorprendentemente, con i finestrini chiusi, quando piove non ci si bagna nemmeno più di tanto anzi devo ammettere che la pioggia non compromette affatto l’esperienza di guida.
Conclusione ?
In conclusione la comprerei. Da un lato perché amo l’idea di poter viaggiare all’interno della città di Milano *senza pagare un centesimo di parcheggio, carburante e ecopass*. Dall’altro perché la praticità di questo mezzo è seconda solo ed esclusivamente allo scooter che però pone problematiche di diversa natura (casco, pioggia, etc. etc.). La macchina si guida benissimo e una volta fatta l’abitudine con la scarsa visione del posteriore si può anche iniziare a fare qualche retromarcia in tutta sicurezza. L’auto è sicuramente migliorabile come è migliorabile qualsiasi cosa fatta dall’uomo perché è nella nostra natura il fatto di essere imperfetti tuttavia, se contiamo che si tratta di un veicolo a zero emissioni, si ha un prezzo di partenza veramente molto accessibile al quale tuttavia deve essere aggiunto il canone di locazione periodica delle batterie che non sono comprese con la macchina, ma che devono essere noleggiate nel momento in cui viene fatta la “messa in strada”.
Aspetto con molta curiosità la prossima versione di Twizy. Per ora è uscita la versione “cargo” che sacrifica il posto del passeggero per dare spazio ad una maggiore capacità di carico.
Articolo scritto e redatto da lingegnere | Tutti i diritti sono riservati