Ci sono persone che recano incisi sulla propria pelle i tratti della terra da dove vengono e con la quale lavorano. Volti le cui rughe sembrano quasi ricalcare le linee orografiche delle colline che li circondano e le cui parole ricordano, se ascoltate col giusto stato d’animo, i suoni della natura in cui sono immersi. Di queste persone il mondo del vino è estremamente ricco, più di ogni altro con cui mi sia capitato di avere a che fare. Persone vere che nobilitano un lavoro troppo spesso bistrattato

 

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Mario Maffi è proprio così, pavese nativo di Varzi ed oggi enologo e direttore tecnico della storica azienda Montelio di Codevilla nonché una delle voci più autorevoli quando si parla di vino oltrepadano. È lui che mi ha accompagnato alla scoperta della bella realtà che cura dalla barbatella all’imbottigliamento. Un piccolo gioiello di 23 ettari fra le prime colline che si innalzano a sud del fiume Eridano, ospitato in una corte storica le cui parti più antiche risalgono al 1670. Camminando fra le vigne si avverte la grande attenzione posta alla salvaguardia dell’ambiente naturale e della fauna che lo abita, sia essa macro o microscopica

 

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Senza nome

 

La sala dedicata alle annate più vecchie è di raro fascino ed originalità. Di pianta ottagonale, con alcove su tutte le pareti dove sono custodite gelosamente le etichette più vecchie prodotte dall’azienda. È questa l’ultima tappa che Mario prevede nel suo giro della cantina, perché alla fine è solo col tempo che si imparano le cose ed è importante conservare una memoria storica che non faccia smarrire la via. Risaliti ad ambienti più prossimi ai giorni nostri, la degustazione si apre con il Cortese 2011 dal bel colore brillante con aggraziati riflessi oliva ed un naso estremamente pulito dove si percepiscono note floreali, ma soprattutto fruttate (mela, pera e scorza di agrumi). In bocca è una summa delle sensazioni precedenti che si chiude per l’appunto con un ricordo di olio d’oliva

 

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L’Oltrepo pavese è famoso per essere terra di bollicine, tradizione espressa da Montelio con la Stroppa (2011): un blend paritetico di Cortese e Chardonnay, spumantizzato col metodo Charmat. Le note sensoriali sono la naturale continuazione del primo vino, con una più spiccata pendenza verso l’agrumato, ed una grande facilità in bocca. Molto particolare il Rosato 2012 composto da Uva Rara in prevalenza e Barbera e Croatina per il saldo che sfoggia un naso seducentemente fresco di rosa e mela accompagnati da piccoli frutti di bosco (ribes). Quest’ultima nota più marcata in bocca dove si  ritrova anche una bella acidità sapida. Un vino di semplice eleganza che, senza vestiti da festa né addobbi trasmette la veracità di un territorio

 

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La Bonarda 2012, nome con cui viene identificata in Oltrepo la Croatina, ha un colore fittissimo, impenetrabile. L’aver svolto la fermentazione malolattica gli permette di avere due nature: la grande freschezza del varietale quando è giovane tendente verso la frutta acerba ed una buona morbidezza in bocca. Ma il vero principe della produzione di Montelio è il Costarsa Pinot nero in purezza, vitigno di nobilissime origini che nelle colline che increspano questa provincia riesce a dare dei frutti di grande pregio. Il 2009 è un vino incredibilmente fine in cui si esalta il lampone dolce, imbellettato da gradevoli sentori erbaceo, agrumato e di legno. Il corpo è esile, lieve, leggermente speziato, piace per quella finezza che non cerca l’impatto, ma si adagia morbida sulla lingua senza imporsi, ma conquistando

 

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Si chiude con un vino dolce che strizza l’occhio verso altri lidi. Il Noblerot (2007) è, come lo dice il nome, un vino muffato a base Moscato, Malvasia e Cortese nelle percentuali del Negroni (come amava ripetere il mio professore di Statistica: quel magico un terzo, un terzo, un terzo) e dal residuo contenuto di 35 grammi di zucchero per litro. Le note olfattive contrappongono al tipico attacco da moscato passito, di uvetta passa e miele, sensazioni gradevolmente fresche che trovano una bella conferma anche in bocca

 

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È bello poter conversare tranquillamente con persone come Mario Maffi, scoprendo poco alla volta l’affascinante modo dei vini Montelio, da provare

Il Fede

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Articolo scritto e redatto da Federico Malgarini | Tutti i diritti sono riservati