Con l’uscita nelle sale dell’ultimo film di Ridley Scott (The Martian), si è riaccesa l’attenzione sulla colonizzazione del pianeta rosso.
Hollywood e Marte sono sempre andati d’accordo, l’ultimo film di maggiore spessore fu “Mission To Mars” (2000) in cui l’equipaggio scopriva che la vita sulla Terra era in qualche modo legata al nostro vicino pianeta.
Ma come nacque tanta attenzione verso Marte? Parte del merito va al nostro astronomo Giovanni Schiapparelli, che condusse verso la fine del 1800 una dettagliata osservazione del pianeta rosso. Schiapparelli fu il primo a notare la presenza di canali su Marte, ma quando i suoi scritti vennero tradotti in inglese si parlava di “canals” che gli anglosassoni intendono come costruzione artificiale, rispetto al più adatto termine “channels”.
Da qual momento in poi si diffuse per un breve periodo l’idea che i canali naturali di Marte fossero opere d’ingegneria avanzata, eretti da una civiltà marziana tecnologicamente superiore alla nostra. Nonostante poi le imminenti smentite, il danno era fatto, fu così che letteratura e cinema portarono alla ribalta la figura del “marziano”.
Le prime sonde che si posarono sul pianeta rosso furono negli anni ‘70le Viking, queste ci fornirono le prime immagini: un deserto roccioso frastagliato da varie formazioni montuose. Infatti su Marte si trova la montagna più alta del sistema solare, il Monte Olimpo (22km d’altezza con un diametro di 600km).
Dalla seconda metà degli anni ’90 con Pathfinder (1996) iniziò l’era dei “rover Soujorner” piccoli veicoli a sei ruote in grado di spostarsi con energia solare, che oltre a portare nuove fotografie permisero una più accurata ricerca del suolo marziano. Le missioni si sono poi susseguite negli anni, anche con qualche fallimento, allo scopo di preparare il tanto atteso arrivo di un equipaggio umano.
Ma quando vedremo l’uomo su Marte?
Difficilmente vedremo Marte popolato da grandi colonie, negli anni si sono susseguite varie idee su come potrebbe essere la vita sul pianeta rosso. Alcuni hanno persino proposto l’ipotesi di bombardare con testate nucleari i Poli di Marte in modo da fondere l’anidride carbonica congelata, quest’ultima poi una volta “libera” ispessirebbe l’atmosfera scaldando la superfice rendono così il pianeta più ospitale. Escluse queste fantasiose teorie l’unica certezza è che entro il 2030 (fonte NASA) vedremo il tanto sperato sbarco su Marte.
In conclusione: per quale motivo ci piace tanto Marte e in generale l’esplorazione spaziale?
La risposta a questa domanda ricorrente possiamo trovarla nelle parole di Ernst Stuhlinger, ex-direttore della NASA che nel 2012 scrisse una lettera di risposta a chi li chiedeva per quale motivo si spendessero tanti soldi nello spazio. La lettera di Stuhilinger potete leggerla su internet, qua cerco di riportare in sintesi il contenuto di quel messaggio (ma consiglio la lettura integrale del testo): “spendere parte dei nostri soldi alla ricerca di cose nuove potrà permettere in futuro una maggiore qualità della vita sul nostro pianeta”.
Articolo scritto e redatto da ALESSANDRO SACCO | Tutti i diritti sono riservati