Il coraggio di rischiare, di rompere gli schemi, di uscire dal tracciato che si dipana di fronte comodo e rettilineo e crearsene uno proprio. Sono caratteristiche che accomunano tutti gli imprenditori, in qualsiasi settore ed in qualsiasi paese. Gli imprenditori del vino a tutte queste doti devono aggiungerne almeno un’altra, una grande passione per la terra, per la vite che da essa trae nutrimento e per il vino che se ne ottiene

La strada per i viticoltori del Prosecco della zona a DOCG è tracciata in modo molto chiaro. Il prodotto piace, funziona benissimo all’estero, ce n’è una sete che va ben oltre le capacità produttive della zona. La mera logica opportunistica inviterebbe a continuare per questa strada stando ben attenti a non deviare troppo. Perché squadra che vince non si cambia, ma soprattutto perché si è sempre fatto così. Ma questo ad un imprenditore sta troppo stretto

Ai confini della zona a DOCG del Prosecco Valdobbiadene e Conegliano, nel comune di Vittorio Veneto per l’esattezza, c’è un luogo di pace e tranquillità in cui si agita e ribolle una personalità vulcanica. Si tratta de le Vigne di Alice e della sua proprietaria Cinzia Canzian che rappresenta la quintessenza dell’imprenditrice nel mondo del vino innamorata della propria terra e del proprio lavoro. Una persona che non si accontenta di percorrere la strada segnata, ma che decide di aprirsi una via nuova e sfidante, di andare contro le tradizioni e, perché no, crearne di nuove

La riflessione alla base del progetto di Cinzia è semplice, ma rivela una profonda conoscenza ed un sincero rispetto per l’uva simbolo di questa terra: il Glera. L’unione di questo varietale e del terroir tipico di quest’angolo di Veneto dà luogo ad un timbro indelebile fatto di sapidità minerale e di acidità importante, note che hanno fatto la fortuna del Prosecco nel mondo qualificandolo non solo come vino da aperitivo, ma come bollicina da abbinare a tutto pasto. Ma queste sono anche caratteristiche che permettono ad un vino di durare nel tempo, di evolversi e di maturare

E allora ecco l’eresia, nel senso classico del termine che designa una scelta. Perché non esaltare queste doti tipiche del vitigno e del territorio donandogli la possibilità di invecchiare? Perché non fare un metodo classico 100% Glera da Prosecco, e poi, perché non farne un secondo senza dégorgement, espressione massima e massimamente naturale del vitigno? Uno spumante con tutti i suoi lieviti, che cresce col tempo, che viene lasciato libero di invecchiare seguendo la propria inclinazione, non è forse questo un ritorno alle origini?

Sperimentare l’espressione naturale del Glera immersi nel senso di pace che questi luoghi riescono a regalare, sentire le parole che sussurra mentre lo si beve, fa capire quanto, alle volte, le tradizioni non siano altro che ceppi pesanti che impediscono di raggiungere più alti traguardi

Ho parlato poco di vino e tanto di scelte, di audacia e di quello che gli inglesi chiamano “will” che è un mix di volontà, desiderio e risolutezza, ma questo è quello che ispira una visita alle Vigne di Alice, provare per credere

Articolo scritto e redatto da Federico Malgarini | Tutti i diritti sono riservati

1 risposta

  1. cinzia canzian

    Grazie Federico,
    sì è vero parlo poco di vino perché mi piace più raccontare le mie scelte, me stessa. Perché ogni vino deve avere un volto, un modo di essere, può piacere o meno ma così é. il “neutro” lo lasciamo agli incapaci.