Sicuramente non ci voleva Leonardo Di Caprio per ricordarci che il nostro pianeta sta soffrendo, ma il contributo apportato attraverso il documentario Punto di non ritorno – Before the flood – è stato importante e decisivo, data anche la sua grande popolarità il neo premio oscar ha portato sotto i riflettori un tema altamente discusso negli anni. Lui stesso ha affrontato la questione durante la cerimonia degli oscar, quando con la statuetta di miglior attore protagonista in mano, ha ricordato le varie difficoltà affrontate durante le riprese del film Revenant.

Da sempre sostenitore delle politiche ambientali, Leonardo ha presentato la pellicola al Toronto International Film Festival il 9 settembre 2016, il documentario è stato quindi distribuito in un numero limitato di sale negli Stati Uniti, poi sempre a Toronto inoltre l’attore ha annunciato che la produzione avrebbe debuttato a livello mondiale in televisione sul canale National Geographic Channel il 31 ottobre 2016; in Italia in esclusiva il giorno prima.

Diretto Fisher Stevens il documentario vede l’attore girare le varie parti del pianeta maggiormente colpite dalle attività umane, dimostrando come quest’ultime se non tempestivamente regolamentate con nuovi standard ambientali potrebbero condurre la Terra verso una catastrofe, un così detto punto di non ritorno. Il documentario è frutto di uno studio durato tre anni sui cambiamenti climatici, Di Caprio quindi gira il mondo per documentare gli effetti di questo fenomeno sul pianeta e sugli esseri viventi, confrontandosi con scienziati, leader mondiali e attivisti.

Ma a cosa alludiamo quando parliamo del riscaldamento globale e dei cambiamenti climatici in generale? Vediamo di spiegarlo in modo breve e con chiarezza.

Il riscaldamento è globale il fenomeno di innalzamento della temperatura superficiale del pianeta, con particolare riferimento all’atmosfera terrestre e alle acque degli oceani. Parte di questo aumento di temperatura è dovuto a cause naturali, come l’irraggiamento solare combinato con il naturale effetto serra dell’atmosfera, ma una parte importante del surriscaldamento è riconducibile alle attività umane: l’utilizzo dei combustibili fossili, la deforestazione, l’allevamento, la pesca e l’agricoltura intensive sono tutte cause del surriscaldamento ad opera dell’uomo. Nonostante alcuni ritengono questa teoria infondata, è impossibile non notare comunque una relazione di proporzionalità diretta fra l’aumento delle temperature e l’incremento dell’anidride carbonica, incominciata con le varie rivoluzioni industriali.

Attenzione! Riscaldamento globale non significa che in tutto il pianeta aumenteranno le temperature in maniera considerevole. Come mostra Di Caprio nel documentario, la Corrente del Golfo, una sorta di mulinello nell’Oceano Atlantico che parte dal Golfo del Mexico fino al Polo Nord, rischia di rallentarsi (se non addirittura bloccarsi) a causa dello scioglimento dei ghiacci in Groenlandia. Con la Corrente del Golfo fuori gioco l’Europa perderebbe il beneficio delle correnti calde e di conseguenza diventerebbe molto più fredda. Questo cambiamento repentino porterebbe a un aumento delle precipitazioni su tutto il pianeta anche in zone dove adesso piove in quantità ridotte. Insomma una sorta di reazione a catena, che se non fermata, porterebbe la Terra verso una situazione catastrofica. In conclusione è sbagliato a pensare al surriscaldamento globale come un fenomeno generale di aumento delle temperature, e soprattutto non bisogna ragionare su scala globale dato che il fenomeno interessa tutte le popolazioni mondiali ad ogni latitudine.

Per iniziare a fermare questa escalation di eventi, bisogna prima di tutto partire dalla tutela dell’Artico. Io stesso ho avuto la fortuna di visitare parte dell’Artico, ed è un posto meraviglioso, un patrimonio di tutta l’umanità da conservare assolutamente. Perché se la Foresta dell’Amazzonia è il polmone del mondo, l’Artico invece è il calorifero del pianeta, importante indicatore anche della vita negli oceani. Di fatto un ennesimo problema generato dai cambiamenti climatici è l’alterarsi della vita negli oceani terrestri, con lo spostamento delle balene verso i poli, l’ecosistema dei mari cambierebbe considerevolmente, in quanto senza i grandi cetacei aumenterebbe a dismisura anche il plancton, rendendo le acque del pianeta un posto inospitale per molti essere viventi.

Un passo importante verso il miglioramento è arrivato dalla conferenza sul clima di Parigi, ma questo incontro da solo non è sufficiente, servono intenzioni positive da parte di tutti gli Stati del Terra. Parigi è stato un buon punto di partenza, di una gara però ancora lunga da disputare, un po’ come se ci trovassimo al primo chilometro di una maratona.

Di Caprio, durante il documentario paragona la situazione della Terra, e dell’umanità in generale a un opera pittorica, il Trittico delle Delizie Terrestri, un lavoro di Hieronymus Bosch. Dipinto intorno al 1500, è un quadro diviso in tre pannelli: nel primo si vedono Adamo ed Eva nel giardino dell’Eden, nel secondo pannello l’artista rappresenta le tentazioni della vita mondana che tengono in scacco l’umanità, infine nell’ultimo pannello Bosch rappresenta un paesaggio decadente e spettrale, un paradiso inaridito e distrutto. Il terzo pannello quindi mostra un pianeta ridotto in cenere dall’uomo. Leonardo esorta di conseguenza tutti a controllare il proprio stile di vita moderando i consumi, in particolare attraverso una partecipazione attiva alla vita pubblica, cercando attraverso il voto di far eleggere rappresentati che possano condurre il pianeta verso un futuro più roseo.

Dobbiamo far in modo che le future generazioni potranno godere anche loro dei fantastici paesaggi terrestri, dalle foreste pluviali dell’Indonesia, fino ai ghiacci dell’Oceano Artico, perché come recita una vecchia frase fatta: il pianeta non è nostro, ma un eredità che lasciamo ai nostri figli.

Before the flood è stato trasmesso in 170 paesi in 45 lingue, per consentire la visione ad un ampio pubblico è possibile vedere il documentario in chiaro su diverse piattaforme: ecco il link per visualizzarlo sul sito di National Geographic Italia. La pellicola si è classificata al terzo posto nella sezione documentari del Toronto Film Festival 2016.

fp

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Articolo scritto e redatto da ALESSANDRO SACCO | Tutti i diritti sono riservati

 

 

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