La strada delle cantine si chiama così per un motivo. Una dopo l’altra, scavate dentro le pendici laviche del vulcano Vulture, quasi come fosse un alveare, si aprono i cunicoli delle cantine di Barile. Alcune per pochi metri, altre profonde e tortuose come serpenti addormentati. È lo Sheshi, l’antica contrada italo–albanese che dal XV secolo ha fatto di Barile un mondo diverso, dove a lungo profughi dai Balcani hanno abitato nei loro “sassi” scavati nel tufo e parlato una lingua tutta loro.

Qualche decennio fa Pasolini scelse questo paesaggio surreale e poetico per ambientare alcune scene del suo film Vangelo secondo Matteo e da allora poco è cambiato. Le porte delle cantine scavate sul fianco della montagna punteggiano la strada che confina con il paese “di sopra”, Barile appunto, un borgo tranquillo sospeso tra modernità e campagna, indifferente ai ritmi del ventunesimo secolo.

Sono entrata nella cantina di Basilisco. A farmi da guida Viviana Malafarina, volto e anima di questa piccola azienda vitivinicola che fa parte della costellazione di Feudi di San Gregorio.

La prima sensazione è fisica: l’aria dentro è diversa, quieta, il silenzio ovattato. Le luci elettriche sono funzionali e illuminano dove serve ma i coni di buio, come morbidi drappi di velluto nero, ammoniscono che siamo ospiti del grande vulcano e che qui la tecnologia è solo tollerata.

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La parte più esterna della cantina, alta e ampia, è ricavata dalle fondamenta dell’antico palazzo dove ha sede l’azienda – il palazzo Caracciolo – ma subito dietro alla fila di tini di acciaio, Viviana ci introduce nei cunicoli segreti: stretti e bassi corridoi dove è forte è la tentazione di “ascoltare” con la mano le pareti laviche scavate secoli fa.  Qui la popolazione usava conservare gli alimenti più diversi e, certamente, anche il vino. La temperatura infatti è costante – 16 gradi – e le bottiglie che oggi vengono sovrapposte con cura stanno ad affinarsi coccolate dal respiro della terra.

Tornare alla luce è quasi uno shock ma vogliamo scoprire dove nascono i vini che abbiamo visto riposare nel ventre della montagna. Così andiamo alla scoperta dello “storico”, un vigneto di Aglianico del Vulture, con viti di oltre 80 anni. La nostra guida le accarezza come se fossero persone. Secondo me ci parla, anche. I grappoli sono piccoli e proporzionati trasmettono al vino l’equilibrio intenso che solo la “saggezza” degli anni sa conferire. Le piante, frammiste ad ulivi e piante da frutto, sono allevate a capanno secondo la tradizione lucana, con ceppi rigorosamente su piede franco. La gestione agronomica non lascia scelta, è tutto rigorosamente biologico e gestito a mano.

Qui nasce un cru molto particolare, che porta con semplicità il nome del vigneto, “Lo Storico” ma che è tutt’altro che semplice. Poche migliaia di bottiglie dove si può sentire tutta la complessità e la profondità di questo Aglianico, ombroso e speziato. Un fascino ben oltre il bicchiere.

Per fare il mio stesso tour dovete fare una gita in Basilicata. Basilisco si trova infatti in provincia di Potenza, ai confini con l’Irpinia e la Puglia settentrionale e a circa un’ora di macchina dalla magia di Matera (Capitale Europea della Cultura 2019).

 

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Basilisco

Via delle Cantine, 20, 85022 Barile (PZ)

Visite e degustazioni su prenotazione: tel  0972 771033

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