Il 24 maggio sarà una di quelle date che Matteo Bussola scorderà difficilmente, perché è stata quella che ha visto l’uscita del suo primo libro “Notti in bianco, baci a colazione” edito da Einaudi Stile Libero.
Matteo Bussola classe 1971 di Verona, di lavoro fa il padre di Virginia, Ginevra e Melania, disegna fumetti per professione (per l’editore Sergio Bonelli tra i quali Tex Willer, Zagor, Dylan Dog e Adam Wild) e scrive per passione. Come tanti di noi sono abituati fare, racconta attraverso status del profilo personale di Facebook cronache di vita quotidiana senza rendersi conto di essere diventato famoso tra i suoi follower.
La sua “Lettera aperta a Fedez”, un post nato per regalare alla figlia maggiore l’autografo del cantante, è stata quella che ha fatto scattare tutto il meccanismo di seguaci del suo “diario virtuale” e amanti della sua scrittura genuina e sincera.
Migliaia di persone leggono i suoi piccoli sketch sul social network immedesimandosi in quel frangente e stringendo a sé un ricordo familiare, visto da vicino e che immediatamente diventa personale. Attraverso le parole Matteo Bussola riesce ad esprimere ogni curiosità delle sue tre piccole bambine, che iniziano ad esplorare il mondo a suon di domande e curiosità.
Diventa così un appuntamento giornaliero con l’autore, aspettando la sua battuta o pensiero come un risveglio, un vero e proprio “bacio a colazione”, a piccoli sorsi e un po’ per volta. Ci fa ridere, emozionare, commuovere, tra le avventure che vive insieme alla sua famiglia perché ci ricorda qualcosa di vissuto nella nostra infanzia o in quello che viviamo attualmente un po’ anche noi.
La sua fortunata raccolta di status di Facebook diventa virale e si trasforma così in un bellissimo libro: Notti in bianco, baci a colazione è da leggere tutto d’un fiato, diviso per stagioni, tra i dialoghi con le figlie e con la compagna Paola, intervallati da ricordi adolescenziali e riflessioni sulla vita, lavoro e amore. Con l’intercalare di frasi in dialetto veneto rende la lettura fresca e spiritosa, un libro così ironico, scritto da un padre non l’avevo mai letto.
Io personalmente lo seguo da quando ho letto il suo status da 104mila like e 46mila condivisioni, quello sull’amore di una mamma e un papà e le preoccupazioni di una figlia, sì questo qui. Avrei voluto intervistarlo, ma, ahimè, sarà stato troppo occupato. Il suo libro l’ho letto e lo consiglio proprio a tutti: adolescenti, figli, genitori, nonni, single, sposati, divorziati. E’ fatto di piccoli gesti, semplici e disarmanti, quasi scontati ma che sono sempre e da sempre i migliori. E’ scritto col cuore e, leggendolo, rende il nostro più leggero.
Il respiro di tua figlia che ti dorme addosso sbavandoti la felpa. Le notti passate a lavorare e quelle a vegliare le bambine. Le domande difficili che ti costringono a cercare le parole. Le trecce venute male, le scarpe da allacciare, il solletico, i «lecconi», i baci a tutte le ore.
Nell’«abitudine di restare» si scopre una libertà inattesa, nei gesti della vita di ogni giorno si scopre quanto poetica possa essere la paternità.
Articolo scritto e redatto da Sara Parmigiani | Tutti i diritti sono riservati