Il vino buono non si fa solamente nelle zone più famose. Questo è un assunto che cerco sempre di tenere bene in mente e, quando possibile, provo a comunicare anche alle persone che mi stanno intorno. Ridurre la produzione enologica italiana a quattro denominazioni è barbaramente limitante e profondamente ingiusto nei confronti di tutti quei bravi, competenti ed appassionati vignaioli che, non avendo avuto la fortuna di nascere in un territorio blasonato, devono farsi strada con tanto sudore in più. Persone molto spesso umili e veramente innamorate del loro lavoro e dei loro prodotti che meritano di essere conosciute

 

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Siamo in Lombardia, al confine fra le province di Bergamo e Lecco, e più precisamente nel comune di Pontida famoso per il giuramento della Lega Lombarda (quello del 1167). È qui che Marco Locatelli, insieme alla moglie Tosca Comi ha deciso di plasmare il proprio sogno. Una visione composita formata da un agriturismo ottenuto all’interno di una cascina ristrutturata, la Polisena, e da un’azienda agricola, la Tosca per l’appunto, unite a doppio filo da un concetto di sostenibilità. I 3 ettari vitati dell’azienda sono condotti in regime biologico certificato, concetto percepito come talmente importante dai conuigi Locatelli da essere stati i primi in Lombardia a poter esporre il marchio IT-BIO in retroetichetta

 

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I vini prodotti sono ottenuti principalmente da varietali internazionali, come il Valcalepio bianco DOC Vigneti della Polisena 2011, maggioranza di Pinot grigio con parte minoritaria di Chardonnay, che esprime un naso piacevolmente fresco in cui sono le note leggermente minerali del Pinot a prevalere. Note che si riverberano in bocca con una gradevole salinità ed un’acidità ben presente che ne facilita la beva. L’IGT Bergamasca PrimoRò 2011, blend di Merlot e Franconia, comunica in maniera schietta e sincera un territorio. Il Franconia è l’unico vitigno autoctono a bacca rossa della zona e, pur essendo presente in minoranza nel vino, conferisce un sentore spiccatissimo ed inconfondibile di chiodi di garofano. Il Merlot, che viene coltivato in queste zone da più di un secolo, dona morbidezza ed equilibrio. Un connubio insolito e godibilissimo

 

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Il vino più classico della produzione aziendale è sicuramente il Valcalepio rosso DOC Rosso dei Lupi (annata 2010). Tipico taglio Merlot, Cabernet Sauvignon 60/40 colpisce per la grande freschezza del naso dove prevalgono i frutti rossi e dove l’invecchiamento di un anno in tonneau di secondo passaggio lascia solamente un leggero velo di legno. La bocca risulta pulita ed equilibrata e, come il Vigneti della Polisena, presenta una bella salinità. Un vino di cui svuotare la bottiglia senza preoccupazioni. Di carattere decisamente più aristocratico il Bemù 2009, Valcalepio riserva con una leggera prevalenza di Merlot. Un vino ancora giovane che tradisce il tempo passato in tonneau di primo passaggio, ma mostra un bel frutto maturo ed un corpo elegante e raffinato, con una chiusura leggermente tostata. Un vino da aspettare senza fretta

 

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Molto interessanti anche gli assaggi da vasca della nuova annata. Il Bianco della Polisena, che nell’annata 2012 presenta più Chardonnay che Pinot grigio, gioca su note decisamente più mature rispetto al millesimo precedente, con la frutta tropicale tipica dello Chardonnay maturo assoluta protagonista del bicchiere. Il Rosso del Lupo ha un naso ancora tutto in divenire, ma in bocca è già molto pronto, ed estremamente equilibrato con sapori di mora e lampone già maturi ed una firma erbacea del Cabernet che, anche qui, ribalta i rapporti di forza col Merlot rispetto al 2010

 

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Non si può non chiudere la degustazione con le grappe della casa, ottenute da vinacce proprie, di particolare morbidezza. Nel complesso un progetto completo che, oltre all’ottimo vino, offre la possibilità di mangiare prodotti genuini a pochi chilometri da Milano e, volendo, fermarsi anche a dormire in cascina assaporando appieno il gusto di una raffianta ruralità.

 

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Il Fede

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Articolo scritto e redatto da Federico Malgarini | Tutti i diritti sono riservati

A proposito dell'autore

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