Il resoconto della due giorni a zonzo fra le Langhe ed il Roero continua. Dopo il racconto della cooking class nel ristorante stellato di un grande relais si passa ad atmosfere più tenui, più familiari. La cultura enogastronomica italiana è fortemente basata sulla tradizione familiare. Ogni famiglia conserva gelosamente le proprie ricette segrete che vengono tramandate di generazione in generazione e costituiscono un patrimonio diffuso di conoscenza unico ed inimitabile. Per questo non esiste una versione “ufficiale” di ogni piatto della cucina italiana, bensì tante versioni personalizzate a seconda della famiglia in cui il cuoco è cresciuto
Questa richezza la si ritrova in tutta la sua delicata bellezza in quei luoghi dove vengono riproposte alla lettera le ricette di una volta, vero tesoro della ristorazione italiana. L’agriturismo Dindina di Neviglie, nelle Langhe orientali, è una di quelle piccole bomboniere ripiene di tradizione in cui si possono riscoprire i gusti di una volta nei piatti cucinati dalla signora Delfina, la padrona di casa. Una piccola struttura racchiusa in una costruzione del seicento di grande fascino formata da tre camere ed un ristorante dove, previa prenotazione, si possono gustare le ricette delle Langhe
Si parte subito con un grande classico come il vitello tonnato, piatto che non può mancare fra gli antipasti in Piemonte. La versione della signora Delfina risalta subito per la delicatezza della salsa tonnata, di sapore meno intenso di altre, ma decisamente più intrigante ed uniforme.L’agriturismo Dindina cela anche un altro gustoso segreto: la cantina del Cavaliere. Gestita del signor Sergio, che l’ha chiamata così in onore del padre cavaliere del lavoro, propone vini ottenuti da vitigni rigorosamente autoctoni piemontesi coltivati nei comuni circostanti. In particolare al vitello tonnato viene abbinato un Arneis 2010 di profumo ricco e suadente e corpo morbido ed avvolgente, un ottimo prodotto per iniziare col piede giusto il pranzo
L’altro cavallo di battaglia della cucina piemontese, dopo gli antipasti, sono i risotti. E quale risotto potrebbe essere più rappresentativo della tradizione culinaria della zona di quello al Barbaresco? Preparato sul momento dalla signora Delfina, anche in questo piatto si ritrova la sua impronta, fatta di sapori delicati e mai invadenti, perfettamente armonici fra di loro e non pesanti. Per non fare mancare niente ai commensali viene offerto anche un piccolo e graditissimo assaggio di agnolotti al plin, fossero stati svariati chili penso che non si sarebbe comunque fatta fatica a finirli tanto erano gustosi
Naturalmente in abbinamento a questo piatto non poteva mancare il Barbaresco col quale è stato insaporito il risotto, anch’esso prodotto dal signor Sergio. I vigneti di Nebbiolo da Barbaresco sono ubicati in due dei cru maggiormente vocati: le Rocche dei sette Fratelli a Treiso ed il Rabajà a Barbaresco. Il vino viene affinato in legno per lungo tempo, la maggior parte in botte grande ed una piccola quota in botte piccola fino a 6 anni. L’annata proposta era il 2004 e devo ammettere, in massima sincerità, è stato il miglior Barbaresco che io abbia provato fin’ora. Morbido, ricco, pieno, non aggressivo, ma neanche adagiato. Si percepisce il lavoro di una persona che sente la responsabilità di tramandare una tradizione secolare e che lo fa con grande impegno. La calma con la quale si è atteso il vino, molto al di là dei vincoli della DOCG che permetterebbero di commercializzarlo dopo 26 mesi, fa sì che nel bicchiere sboccino profumi e sapori perfettamente integri e maturi. Un’ottima bottiglia
Per chiudere in bellezza la cena viene proposta una torta alla nocciola con zabaione al Moscato. E qui si manifesta tutta la profonda intimità del luogo. La preparazione dello zabaione, difatti, viene effettuata davanti ai nostri occhi che, estasiati, non riescono e staccarsi dalle mani della signore Delfina che, con la naturalezza e la sicurezza date da una grande tradizione, preparano questa dolce prelibatezza che verrà proposta con la torta. Anche il Moscato, ovviamente, è prodotto dal signor Sergio e, altrettanto ovviamente, è di ottima qualità
Un viaggio nelle Langhe più vere, quelle delle famiglie legate alla loro terra ed alle loro tradizioni, capaci di una naturale ospitalità che ti spiazza e che ti scalda il cuore. Un piccolo ritratto dell’Italia di cui andare orgogliosi
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Articolo scritto e redatto da Federico Malgarini | Tutti i diritti sono riservati