Quando il famigerato “fratellino” arriva in famiglia la gelosia non si può evitare ma si può assicurare al bambino il proprio amore di genitori con parole, azioni (coccole e attenzioni), spazi privilegiati con papà e mamma, ad esempio con cose da fare insieme. Il bambino deve potersi sentire importante e non di serie B.
E’ molto utile coinvolgere il bambino grande in mansioni di aiuto all’adulto (bagnetto, pannolini, ciuccio, pappa, asciugamani…) e in insegnamenti, come ad esempio lasciare il ciuccio che è da piccoli, lasciare i giochi da piccolo al piccolo, ecc., ma solo se il bambino lo desidera, quindi senza forzature, senza averne veramente bisogno, ossia senza dipendere dai suoi aiuti e quindi con una attribuzione rigida di ruolo, molto pericolosa; questo lo fa sentire importante e grande, distinto dal piccolo.
E’ molto importante, in questa fase di conoscenza reciproca, dimostrargli che il fratellino gli vuole bene e che lo cerca perché gli piace: ad esempio è contento di giocare insieme, ride quando lo vede, setaccia l’ambiente di casa per individuarlo, impara il suo nome quando è più grandicello.
Ci sono poi alcune strategie utili da sapere che aiutano la migliore gestione del quotidiano. Ad esempio durante l’allattamento del piccolo la mamma può chiamare il grande accanto a sé, può preparargli acqua e cibo, possono insieme scegliere dei libri e raccontare storie, chiacchierare sulla giornata trascorsa o dell’indomani, ecc.
Al genitore, in questa delicata fase della vita dl bambino, è richiesta una serie di attenzioni e delicatezze che aiuteranno sia i genitori che i bambini a vivere serenamente l’evento traumatico, e trasformarlo davvero in una occasione di crescita e di divertimento.
Attenzioni particolari possono essere il sottolineare i privilegi dell’essere grande, ma senza rigidità (andare a scuola, avere tanti amici, ecc.); l’ascoltare i sentimenti del figlio maggiore in difficoltà: il bambino ha infatti bisogno di esternare emozioni e frustrazioni per allentare la propria tensione interna; il parlare apertamente della gelosia col più grande, con le emozioni legate (rabbia, paura): le si può nominare, spiegare; si tranquillizzerà il bambino piuttosto che avere timore di ingrandire o inventare dei problemi, perché si opererà una normalizzazione dei sentimenti difficili da gestire per il bambino, e non trasmetteranno motivi di paura.
Un’altra strategia utile alla crescita emotiva del bambino maggiore sarà l’incoraggiare la relazione col fratellino: il grande potrà tenere in braccio il fratellino in presenza di adulti, si stimoleranno giochi, risate insieme e gesti affettuosi.

Young boy and girl in a fight

Nella certezza che una madre può occuparsi di entrambi i bambini contemporaneamente, possiamo suggerire che sarà suo compito sostenere positivamente le cure al bambino piccolo perchè sono simili a quelle che il grande ha ricevuto anche lui da piccolo. Se ci sono regressioni, poi, sarà sua responsabilità accoglierle, pensando ottimisticamente che sono temporanee, e sostenerle: abbracciandolo, cullandolo, nominandogli le emozioni che immagina possa provare. Certamente i genitori non dovranno astenersi dal punirlo o sgridarlo per atti lesivi contro il piccolo indifeso, o per parole aggressive contro il piccolo (ad esempio “diamolo via”), ma mai con maniere forti perché poi potrà rivalersi sul fratello. Il fratello maggiore dovrà imparare a non fare male al fratellino: la mamma ha il compito di proteggere i suoi bambini da chiunque voglia fare loro del male, e il bambino deve saperlo e averne la certezza; questo rappresenterà per lui una sicurezza che lo aiuterà a rispettare madre e fratello.
In questo periodo di riassestamento dell’intero nucleo familiare sarà importante che genitori e nonni dedichino del tempo speciale al primogenito, facendogli sentire che è sempre importante per loro, e che non sarà escluso e messo da parte. Durante le visite di parenti e amici, i genitori chiederanno a ospiti e visitatori di dare attenzione anche al maggiore: non tutti infatti hanno questa naturale sensibilità, nonostante amino, a diverso titolo, i genitori del nuovo nato. Se poi, nonostante le attenzioni e le premure offerte al bambino grande, l’aggressività e la regressione permangono per più di 6 mesi, sarà utile e conveniente andare in consultazione presso uno psicologo dell’età infantile, per porre le proprie questioni specifiche, e individuare, con il suo aiuto, quali motivi specifici possano essere presenti nella dinamica familiare che impediscano una buona uscita dal momento di crisi fisiologica della propria famiglia.

Gli adulti che accompagnano il processo di nascita di un nuovo bimbo e che nella famiglia ricoprono un ruolo importante (sono padre, nonno, nonna, zia, zio, baby sitter, ecc.) possono avere molte attenzioni che aiuteranno il/i bambino/i già nato/i ad affrontare l’accoglienza del nuovo nato con serenità e con divertimento, in modo che l’esperienza sia piacevole e di stimolo alla crescita emotiva. Evitare stimoli negativi al bambino stressato dalla novità sarà per tutti una buona occasione di crescita e di sensibilizzazione al nuovo evento. Cosa non fare dunque: innanzi tutto evitare che il bambino maggiore riceva la notizia dell’arrivo del fratellino da altri che non siano i genitori: sarebbe un ulteriore tradimento rispetto a quelli già percepiti inconsciamente dal bambino e di cui si è parlato prima; inoltre sembra inutile enfatizzare che il bambino è grande e “deve comportarsi bene”: il bambino che riceve un fratellino, per quanto già cresciuto, anche a 10 anni è sempre piccolo ed è sempre alla prima esperienza di accoglimento di un fratello/sorella. Avrà pertanto atteggiamenti naturali che saranno segno di sofferenza e fatica e che non andranno respinti. Non si dovrà dare poca o nulla importanza alle sue comunicazioni, alle sue domande, alle sue ansie. Non si dovrà negare la gelosia, in quanto naturale come prima enunciato: negandola la si rafforza.
Un atteggiamento da evitare del tutto è quello per cui si è convinti che il bambino sia piccolo e non si renda conto di nulla, per cui lo si lascia all’oscuro di tutto, delegando poi ai fatti espliciti la verità e lo svelamento dell’evento.
Nell’intento di spronare il bambino maggiore ad accettare il nuovo venuto, non ci si può fermare alla considerazione che il bambino sarà contento di un fratello perché l’amichetto ha pure lui un fratellino, e lui stesso lo aveva chiesto più volte: infatti il desiderio di un fratellino o sorellina rappresenta UN aspetto dell’ambivalenza del bambino di fronte alla nascita di un fratello, l’ALTRO è, come detto ampiamente, la gelosia e la paura di essere spodestato.
Quando il nuovo venuto sarà una realtà tangibile, non si potrà pretendere dal bimbo maggiore miglioramenti e il rispetto delle tappe evolutive previste dai manuali, nel periodo delicato dalla gravidanza ai primi mesi del neonato: saranno infatti momenti densi di impegno all’accettazione del nuovo venuto e di riequilibrio della propria posizione all’interno della coppia genitoriale e della famiglia in toto.

little boy playing with newborn sister, family love and care
Quando poi il neonato sarà una realtà vivente in casa, gli adulti di famiglia non potranno proibire di far toccare il neonato al bambino; non lo puniranno per i sentimenti di gelosia e per gli effetti che questa darà (solo per i gesti lesivi, come detto); non lo criticheranno, o prenderanno in giro, o ironizzeranno, o lo svaluteranno, o faranno osservazioni di fronte alle regressioni transitorie che il bambino prevedibilmente avrà per potersi identificare nel piccolo e avere, come si diceva, gli stessi vantaggi affettivi di attenzione da mamma e papà; non lo sgrideranno quando vorrà che il neonato venga “mandato indietro” o regalato ad altri: non considereranno questa forma di gelosia un’offesa personale ma un modo del bambino di esprimere la propria difficoltà a fare posto all’altro, e di accettare di non essere più l’unico; invece cercheranno di empatizzare che il piccolo richiede fatica ai genitori e anche al bambino grande; gli si potrà invece prospettare che giocheranno insieme; infine non chiederanno al bambino grande di genitorializzarsi per accudire al piccolo, né fargli fare da intermediario tra i genitori e il neonato illudendosi che un ruolo attivo gli sia di balsamo della gelosia.

Segnaliamo qui che la relazione col fratellino/sorellina nasce e si sviluppa già durante la gravidanza della mamma, e che la relazione si sviluppa con un “bambino immaginato, fantasmatizzato”: anche se il bambino non vede direttamente il fratellino o la sorellina già è in grado di visualizzarlo spontaneamente e in maniera innata. La madre (in primis) potrà essere attenta alle reazioni che il bambino avrà comunque, permettergli di manifestare sentimenti autentici, emozioni anche negative e in “ombra”, attraverso ad esempio il gioco simbolico o la verbalizzazione, o, se è piccolo, accogliendo de factu la regressione del bambino con affetto e protezione.

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Articolo ideato e realizzato in collaborazione con la Dott.ssa Mara Giani psicologa del progetto ArrivaMaMa

Articolo scritto e redatto da Asilo Papaveri e Papere | Tutti i diritti sono riservati 

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