Ormai da tempo si sta parlando di cucina “pop” con significati che variano a seconda della persona che utilizza il termine. Quando sento parlare di pop mi vengono in mente maree di colori sgargianti, accesi, luci a intermittenza e glitter, folle di gente in movimento, persone spensierate ed allegre. E quindi cosa ci potrebbe essere di più pop di un evento internazionale dedicato alla cucina cult, ovvero eletta tale dal pubblico di mangioni in giro per il globo, che riesca a fondere il concetto di street food e di cucina di tradizione?

 

Atmosphere 4_credits Davide Zanoni

 

Tutto ciò è stata l’edizione 2013 di Le Grand Fooding che si è tenuta a Milano durante la prima settimana di luglio. Già il sito denunciava la volontà ferrea di riportare il concetto di cucina ad un livello molto più vicino al pubblico, basta chef incensati ed osannati, ma bravi professionisti della cucina disposti a scendere in strada per conoscere i loro avventori e proporgli i piatti che hanno riscosso il maggior successo di pubblico, senza sovrastrutture né rigidità

 

Cultorama menu_credits Davide Zanoni

 

Sicuramente la location scelta ha facilitato l’instaurarsi di un’atmosfera rilassata e conviviale (zanzare a parte), lo spiazzo di fonte alla nuova sede del Plastic è difatti estremamente pop con le insegne al led applicate su di un ex fabbricato industriale. L’affluenza di pubblico è stata notevole, ma la struttura ha retto egregiamente, merito del numeroso personale presente in loco per distribuire bevande, aiutare a sparecchiare e supportare gli chef nella preparazione delle loro ricette

 

Atmosphere 5_credits Davide Zanoni

 

Il caldo della sera estiva è stato abbondantemente rinfrescato da tre partner della manifestazione a partire dalla San Pellegrino, main sponsor dell’evento che ha rinfrancato gli astanti accaldati con dissetanti bevande gelate. E parlando di pop il vino in mescita al Fooding non poteva essere altro che il prosecco, o per meglio dire il col fondo di Zanotto, riscoperta di un’antica tradizione popolare (pop per definizione) riproposta per portare tutta le freschezza della terra veneta fin nei calici degli assetati milanesi. Molto buona anche la birra di Birra del Borgo di Borgorose (RI) prodotta col farro coltivato nel territorio del Parco Regionale dei Monti della Duchessa, fresca, ma di carattere

 

Incontri_credits Davide Zanoni

 

Zanotto_credits Davde Zanoni

 

Ma passiamo quindi agli chef, partendo da un nome che da tempo fa vibrare le papille gustative del popolo dei foodies grazie alle sua uova, e non solo: Paolo Parisi. Il “creativo di cose buone” come si definisce ha portato una mega padella basculante dal fascino ingegneristico dove ha cucinato la carbonara fusione a freddo in cui il protagonista principale è stato il suo celeberrimo uovo. Una carbonara giocata in sottrazione: meno sale, meno formaggio, meno guanciale, per esaltare il sapore dell’uovo che veniva lasciato volutamente fluido.  Si salta oltre la Manica per assaggiare il couscous Momo dello chef franco algerino, ma operante a Londra, Mohamed Ourad. Pregevole l’incocciatura del couscous, perfettamente sgranato, e di grande impatto gustativo l’agnello il cui fondo di cottura arricchiva il piatto di sapori veraci

 

P.Parisi_credits Davide Zanoni

 

Cous Cous Momo-M.Ourad_credits Davide Zanoni

 

Mai assaggiato il Flaeskesteg? Uno dei piatti nazionali danesi a base di maiale arrosto è stato portato a Milano dallo chef Bernard Chesneau che, abbandonata le cucine convenzionali ha iniziato a perlustrare la Danimarca a bordo del suo foodtruck. L’ideazione dell’evento è a cura di un gruppo di appassionati francesi motivo per il quale la maggior parte degli chef presenti sono di origine francese, ma con un presente lavorativo all’estero. L’unico che al momento opera sul suolo transalpino è Jean-François Ferrié che, di conseguenza, non poteva che proporre una ricetta stratradizionale e stracult: l’Aligot. Piatto tipico della regione dell’Aubrac, viene preparato con purè di patate, formaggio fuso (generalmente toma di Laguiole, città natale dello chef Ferrié) burro ed aglio. Spettacolare la lavorazione del composto che, per acquisire elasticità, viene tirato in verticale grazie all’aiuto di una grossa spatola di legno

 

Flaeskesteg-B.Chesneau_credits Davide Zanoni

 

JF Ferrie¦ü_credits Davide Zanoni

 

Chiudo con il piatto che mi ha convinto di più, sia in assoluto dal punto di vista gustativo, che per attinenza al contesto della manifestazione: il summer burger di Kristin Frederick, intraprendente chef californiana che ha deciso di andare ad istruire i parigini sull’arte del panino più famoso d’America a bordo del suo Le Camion qui Fume. Un hamburger dal raro equilibrio gustativo dove spiccano i contrasti di sapori piccanti e dolci, e dal bellissimo impatto tattile grazie alla croccantezza dell’aggiunta di una fettina di melanzana fritta on top. Un’icona pop preparata con sapienza e ricercatezza

 

K.Frederick_credits Davide Zanoni

 

Summer Burger 2-K.Frederick_credits Davide Zanoni

 

Un evento divertente ed aggregativo per trasmettere il messaggio che la cucina è  innanzitutto allegria e condivisione

Il Fede

Photo courtesy of Davide Zanoni

Articolo scritto e redatto da Federico Malgarini | Tutti i diritti sono riservati