Sono stata a Venezia, ho alloggiato tre giorni all’Hotel Indigo Venice Sant’Elena e ho visitato per la prima volta nella mia vita la Biennale D’arte di Venezia. Semplicemente pazzesco! Ma riavvolgiamo il nastro.

Venezia è una città incredibile che ho visitato varie volte nella vita e ogni volta sono tornata a casa con una sensazione di felicità e curiosità appagate da canali e gondole, ponti e cicchetti. E anche in questa occasione sono risalita con il medesimo stato d’animo sul treno del ritorno: per questo viaggio ho scelto di muovermi in treno e ho utilizzato un’app super utile per la ricerca, il confronto e la prenotazione dei viaggi, scoperta da poco ma già fra le mie preferite: Omio.

Day 1 | Piazza San Marco, Quadrino, Biennale Arsenale

Una volta arrivata in stazione la città mi si è aperta di fronte come solo Venezia sa fare e, a bordo del taxi, mi sono subito diretta verso la mia casa veneziana per questi giorni così speciali: Hotel Indigo Venice Sant’Elena. Originariamente un convento veneziano degli anni ’30 Hotel Indigo Venice è, oggi, un raffinato e moderno boutique hotel, immerso nell’oasi di pace del Parco delle Rimembranze, e connubio fra passato e presente che ora si presenta in una veste completamente rinnovata.

Il progetto di trasformazione, sviluppato in collaborazione con lo studio THDP dell’arch. Manuela Mannino, coniuga design vivace e ricco di dettagli, esperienze locali e un’identità ben definita. L’ispirazione per il restyling prende spunto dalla storia, dal forte legame tra la città di Venezia e la cultura bizantina. Piatti e cuscini richiamano le decorazioni e le palette di questa antica civiltà per un look davvero eclettico. L’artigianato locale entra nel moderno interior design con lampadari soffiati in vetro che illuminano la lobby e lanterne nei toni del grigio, verde e ocra, quasi a ricreare le atmosfere di una passeggiata notturna tra le calli. Il vetro è richiamato anche dalle spille artigianali, indossate dallo staff, che raffigurano le famose Rosette di Murano, create per la prima volta da Marietta Barovier, figlia del maestro Angelo, che associa la canna di vetro con il disegno di una rosa a dodici punte. L’hotel è reso unico e peculiare, non solo dal design, ma anche dall’arte di pezzi unici come la stampa di Alberto Valese, artigiano veneziano che fu il primo ad importare in città la tecnica Ebru da Istanbul. 

La particolarità di Hotel Indigo Venice – Sant’Elena non è solo nella sua storia e nella sua architettura, ma si riflette anche nel suo rapporto con l’arte e in particolar modo con la Biennale Arte di Venezia: oltre a distare pochi passi dai giardini della Biennale, l’hotel ha realizzato un’offerta che include vantaggi esclusivi per un soggiorno indimenticabile a Venezia: un vero e proprio Pacchetto Biennale Arte 2024, perfetto per visitare la nuova edizione della Biennale Arte e soggiornare in un boutique hotel davvero speciale.

Dopo il check-in e una piacevole passeggiata fino a piazza San Marco, ho pranzato in un locale davvero storico. Nella vivace e iconica piazza San Marco si trova, infatti, questo meraviglioso bistrot veneziano che sotto il nome di Quadrino propone una cucina semplice dove gli ingredienti di stagione dettano l’armonia dei sapori. Il Quadrino è un ristorante informale, all’interno di uno dei più antichi caffè veneziani con alle pareti affreschi di fine ‘800 con scene settecentesche, vicine ai modi di un festoso Giandomenico Tiepolo, ma realizzati dal pennello di Giuseppe Ponga. Il restauro del 2018 ha riportato alla luce il sostrato della produzione artigianale veneziana, recuperando i decori degli inizi del ‘900 e anche della seconda metà dell’800. Qui, fra un cicchetto e l’altro il tempo scorre quasi senza accorgersene con un occhio sulla piazza e le note musicali degli artisti che suonano dal vivo a pochi passi dai tavoli. La proposta è davvero interessante e resta un fiore all’occhiello attraverso gli anni, in una piazza che non si può non attraversare se si arriva a Venezia. Consigliatissimo!

Rinfocillata a dovere dai deliziosi cicchetti, mi sono diretta verso la vera destinazione del mio viaggio a Venezia: la Biennale! Visitabile al pubblico fino al 24 novembre 2024, ai Giardini e all’Arsenale, la 60. Esposizione Internazionale d’Arte dal titolo Stranieri Ovunque – Foreigners Everywhere, a cura di Adriano Pedrosa e prodotta dalla Biennale di Venezia.

La Mostra si articola tra il Padiglione Centrale ai Giardini e l’Arsenale in due nuclei distinti: Nucleo Contemporaneo e Nucleo Storico. Come principio guida, la Biennale Arte 2024 ha privilegiato artisti che non hanno mai partecipato all’Esposizione Internazionale, anche se alcuni di loro hanno già esposto in un Padiglione Nazionale, in un Evento Collaterale o in una passata edizione della Esposizione Internazionale.

Posso affermare con serenità che le mie quattro ore e mezza di visita all’Arsenale non sono quasi state sufficienti per vedere tutto perché la quantità e qualità delle opere esposte sono davvero incredibili.

Dopo questa immersione nell’arte, la giornata si è conclusa al ristorante Savor fra cicchetti tipici e pesce freschissimo. Il ristorante Savor si trova all’interno della splendida cornice dell’hotel Indigo Venice Sant’Elena e propone una cucina locale dai sapori raffinati. Materie prime di altissima qualità e di provenienza locale con un’ampia lista di vini completano la proposta perfetta per scoprire la tradizione enogastronomica locale, in una location raffinata che durante la bella stagione si sviluppa anche nell’incantevole giardino interno.  

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Day 2 | Rialto, AMO, Biennale Giardini

Al risveglio Venezia mi ha sorpresa con una bellissima giornata di sole e dopo una deliziosa colazione all’Indigo Venice, ne ho approfittato per godermi un bellissimo viaggio in vaporetto da Sant’Elena e Rialto (il biglietto singolo del vaporetto ha un costo di 9 euro, ma se rimani in città per almeno 24 ore consiglio di fare il biglietto giornaliero che, al costo di 25 euro prevedere un numero di corse illimitate sul vaporetto nelle 24 ore dalla prima timbratura).

Durante il mio giro fra il ponte di Rialto e piazza San Marco ho avuto modo di visitare la Libreria Acqua Alta, una insolita libreria popolata da gatti che offre una ampissima selezione di prodotti: dalle cartoline d’epoca ai libri vintage, passando per una selezione dedicata ai bambini anche in lingua inglese e tantissimi volumi su Venezia.

Per pranzo ho deciso di rimanere in zona e lasciarmi incantare da AMO. Situato ai piedi del Ponte di Rialto di Venezia, nell’atrio di uno spazio di rara bellezza, il rinnovato T Fondaco dei Tedeschi, AMO è il frutto della collaborazione tra i fratelli Alajmo e il designer Philippe Starck. Alla caffetteria, che accompagna gli ospiti durante l’arco della giornata, si affianca un vero e proprio ristorante, i cui tavoli occupano il cortile interno. Si può quindi gustare un menu interessante avvolti da una cornice architettonica davvero suggestiva e decisamente unica. Una cucina “variopinta, leggera, salutare, festosa”, con crudi di vegetali, pesci e carni, pizza al vapore e alcuni classici Alajmo. Un momento di socialità e condivisione con le portate servite al centro tavola. Da non perdere: Carciofini fritti con salsa di pistacchio, Lombo di agnello alle erbe in pancetta con graten di verdure e Crock di cioccolato pistacchio e gelatina di marasche.

Il pomeriggio l’ho poi dedicato alla Biennale, ma questa volta nella sede dei Giardini. Biennale Giardini è una location affascinante che accoglie questo evento come un abbraccio, fondendo la natura con le installazioni che le danno carattere e unicità.

Il titolo Stranieri Ovunque – Foreigners Everywhere è tratto da una serie di lavori realizzati a partire dal 2004 dal collettivo Claire Fontaine, nato a Parigi e con sede a Palermo. Queste opere consistono in sculture al neon di vari colori che riportano in diverse lingue le parole “Stranieri Ovunque”. L’espressione è stata a sua volta presa dal nome di un omonimo collettivo torinese che nei primi anni Duemila combatteva contro il razzismo e la xenofobia in Italia.

«L’espressione Stranieri Ovunque ha più di un significato. Innanzitutto, vuole intendere che ovunque si vada e ovunque ci si trovi si incontreranno sempre degli stranieri: sono/siamo dappertutto. In secondo luogo, che a prescindere dalla propria ubicazione, nel profondo si è sempre veramente stranieri». Adriano Pedrosa

La giornata si è poi conclusa nel bar ristorante Paradiso, luogo iconico protagonista del mio ultimo libro letto.

Una passeggiata dai Giardini a Sant’Elena mi ha ricondotta in albergo dove al Savor mi attendeva una deliziosa cena.

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Day 3 | San’Elena, Indigo Venice

Ho colto l’occasione per vivere il quartiere di Sant’Elena dove l’Hotel Indigo Venice si trova. Si tratta di un quartiere nel centro storico di Venezia collocato alla sua estremità orientale. Può essere considerata parte del sestiere di Castello, sebbene la numerazione civica – caso unico nel centro storico – sia riferita ad ogni singola calle.

La zona è tranquilla e molto verde e deve il suo nome alla chiesa di Sant’Elena, che da secoli custodirebbe le reliquie dell’omonima santa, madre di Costantino. La leggenda narra che prima di morire chiese di tornare in patria e la sua bara fu issata sulla nave che iniziò la sua traversata, ma si incagliò proprio davanti a questo luogo. Questo imprevisto fu interpretato come un segno della santa, la sua volontà di restare in questo luogo per sempre. E così fu.

E come darle torto a Sant’Elena: questo luogo è magico e al riparo dalla folla dei turisti che anima piazza San Marco e le vie limitrofe. È un piccolo angolo di paradiso, abbastanza vicino al centro per renderlo accessibile con una passeggiata o con qualche fermata di vaporetto, ma allo stesso tempo abbastanza riservato da poter vantare come unica musica di sottofondo, il cinguettio degli uccellini che popolano il parco.

Questi giorni veneziani sono letteralmente volati e la gratitudine per averli vissuti è direttamente proporzionale al valore delle opere davanti alle quali mi sono trovata, alla pace e alla vegetazione che mi hanno accolta all’Indigo Venice, alla sensazione di benessere che il mare mi regala ogni volta che gli sono vicina.