Mi si chiede sempre più spesso come mai, alla domanda Quale è la cosa che più ti piace fare nella vita?, io risponda sempre e solo Viaggiare
Muoversi, solcare strade e cieli, spostarsi corporalmente e mentalmente. Aprire gli occhi con rumori, suoni e profumi differenti. Respirare una consistenza di aria diversa da quella a cui sono abituata. E’ come una linfa vitale, qualcosa di cui necessito come fosse acqua o zuccheri. E’ come se dentro di me si muovesse qualcosa di viscerale che dopo un po’ picchia dentro come avesse un timer e mi dice di spostarmi, di nuovo. Ed è così, come mossa da qualcosa che esula dalla mia cosciente volontà che mi muovo, quasi inconsapevolmente. Mi muovo e mi sposto.
Mi chiedono perchè lo ami tanto.
Amo viaggiare per il significato intrinseco che racchiude il termine stesso. Viaggiare per conoscere, per scoprire, per incontrare, per assaporare, per addentare, per prendere a grossi sorsi la vita che scorre rapida come un ruscello di montagna. E quella vita che scorre dentro e fuori la devo solo ai miei genitori che non hanno avuto paura di spostarmi appena nata. Che non hanno mai avuto timore a mettermi in automobile per fare i chilometri che ci separavo dai nonni, che non hanno mai avuto remore all’aereo, al tragheto, alla nave, alle due come alle quattro ruote. Loro mi hanno insegnato che le distanze non esistono, se non nel nostro cervello. Che la macchina va usata non solo per andare al supermercato ma per avvicinarsi a desiderio e necessità. Mi hanno spiegato, con i fatti, che cambiare è bene, è meraviglia, è stupore, è un nuovo inizio. Mi hanno lasciato nel dna quella piccolissima deviazione di codice che ogni tot bussa dentro al cuore e mi fa uscire, sotto il sole o la pioggia che sia. Ed è per questo che oggi vi racconto il viaggio in alcune sue forme molto personali, grazie a Irista, la piattaforma cloud di Canon di cui vi avevo parlato qualche settimana fa. Ci ho giocato e poi mi sono arresa ai ricordi, che sono tutti accumunati dal viaggiare. C’è mia mamma a Londra, c’è la nonna con il suo sorriso, ci sono le automobili che si usavano negli anni ’80, ci sono tante città: Taranto, Assisi, Genova. Ci sono spazi e tempi che hanno fatto parte dei luoghi che vissuto da piccola. Ci sono io, in formato mignon. C’è quello che dovrebbe esserci in ciascuno di noi: la poesia del ricordo, in movimento.