Non visitavo Parma da tempo, né conservavo un’ immagine sbiadita di una visita studentesca dei tempi delle medie. Mi capitava di incrociarla durante le lunghe discese autostradali lavorative e di vacanza, senza mai una sosta dedicata. L’occasione arriva quest’anno, quando, parafrasando il titolo di un noto film di spionaggio (I tre giorni del Condor), dal 10 al 12 Giugno, la provincia emiliana ha ospitato una tre giorni di eventi enogastronomici il cui nome dice tutto su ciò che mi si sarebbe prospettato: Il Gola Gola Festival – Food & People.

 


 

Parma in questo senso si è riconfermata uno dei poli principali su cui ruota l’incredibile biodiversità della cucina italiana. Non a caso la città è stata nominata di recente “Città creativa per la gastronomia”. Il Festival ha saputo in questo senso mettere al centro una necessità, il riappropriarsi di spazi cittadini vissuti in una chiave nuova che valorizzasse il patrimonio culturale e gastronomico italiano. Rivolgendosi ad appassionati, operatori del settore in una sinergia di intenti tra enti turistici, scuole di cucina ed istituzioni, coinvolti nel corso del weekend ad animare diversi punti della città con showcooking, lezioni di cucina, degustazioni di formaggi, presentazioni di libri e mostre d’arte e fotografia. Quest’ultima di Oliviero Toscani, dedicata ai pizzaioli, organizzata nella meravigliosa chiesa di Sant’ Andrea. E allora via, tra l’incunearsi dei vicoli e l’aprirsi delle eleganti piazze. Da Piazza Garibaldi, dove showcooking e dibattiti hanno approfondito tematiche di cui difficilmente ci si sazia mai, al Piazzale della Pace dove coloratissimi truck hanno animato dalla mattina alla sera il luogo, con la cucina e gli aromi dello street Food italiano e di matrice internazionale.

 

 



Il GolaGola Festival ci ha dato la possibilità di visitare e conoscere realtà locali con vision e mentalità internazionale, tappe di grande interesse tra cui Colorno e la sua Reggia che ospita la scuola internazionale di Cucina Italiana ALMA, istituto che ospita studenti provenienti da tutto il mondo. Il Podere Stuard, che valorizzando il patrimonio agricolo del passato, coltiva il futuro per sviluppare ciò che sarà (attraverso l’innesto tecnologico e la scienza) l’agricoltura di domani.

Cosa ci rimane di questa tre giorni? L’emozione nel pensare che finalmente questi eventi non sono nascosti solo tra le mura dei palazzi storici ma si moltiplicano a cielo aperto tra un susseguirsi di laboratori e mercati contadini. Un evento che ci ha trasmesso i migliori valori del reparto agroalimentare parmense, punto di forza della “food valley” che ne determina in positivo il rilancio del territorio.

Articolo scritto e redatto da Alessandro Vannicelli | Tutti i diritti sono riservati 

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