Intanto se vi siete persi il primo episodio peggio per voi. No dai, non sono così cattiva, anzi: lo trovate cliccando semplicemente qui. Ok, premessa finita, passiamo ad oggi. Eccoci arrivati al secondo episodio. Intanto c’è da dire che il vostro affetto mi rincuora. Davvero. Io non so mica come sia possibile che troviate tutto questo bene da riversare in messaggi privati e mail: siete dolcissimi e così mi piacete: gagliardi, dolcissimi e tosti.
Veniamo a noi: quarta corsa e la soddisfazione è alle stelle. Mi ero messa un duplice obiettivo prima di varcare la soglia di casa: tornare al punto di partenza senza camminare e superare i 3 chilometri. Sul primo ammetto che qualche metro in camminata veloce me lo sono concesso ma i 3 chilometri sono stati superati! yeah 🙂 E’ incredibile come bastino pochi metri per fare la differenza, per darti una carica di adrenalina pazzesca. E’ incredibile come piccoli e grandi ostacoli riescano a mettersi in mezzo e fare la differenza fra quello che eravamo e quello che siamo, perchè è come se la corsa fosse un mezzo, un modo per stare meglio. E non sei in competizione con nessuno, ben intesi, è solo con te stesso.
Ad un soffio dalla partenza per Barcellona ed il ferragosto lontano da Milano ho scelto di correre ancora anche se la settimana corta non è stata delle più leggere e la stanchezza fisica iniziavo a sentirla. Correre diventa un’abitudine a poco a poco, come un bisogno. Come la sete: hai sete e bevi. Hai voglia di farti del bene e corri. E’ semplice da pensare, quando la rapidità con cui attraversi la soglia di casa e ti ritrovi con le scarpette già in mano pronte per essere indossate. Solo uno sport, in passato, mi ha fatto lo stesso effetto: lo sci. Ma erano altri tempi ed altri modi.
Oggi correre è diverso: sei solo con la tua musica che sgombra la testa, che ti fa concentrare sul percorso, sul dove appoggiare ciascun passo. Senti la falcata, che si allunga, i muscoli che iniziano a collaborare e la testa che comanda tutto che decide se farti rallentare od accelerare. E anche se non arrivi più al risultato della corsa precedente sai che hai dato il massimo e che non molli, questo è fondamentale.
La terza corsa della settimana è sfumata perchè il weekend fuori porta non aveva abbastanza tempo per la corsa e nel bagaglio non avevo posto per scarpe da running, e lo confesso: me ne sono pentita. Tanto. Lunedì appena rimesso letteralmente piede in città non stavo più nella pelle: corsa sia.
Il lunedì è sempre stato un giorno mollo. Uno di quelli difficili da affrontare, per i quali necessiti più tempo che negli altri giorni per carburare. Non si ha voglia di uscire, di fare niente. Almeno è così per me che durante il weekend cerco di riprendere ritmi ormai dispersi ed arrivo al lunedì che ho appena riacquistato una routine che devo abbandonare per ritmi imposti. Correre di lunedì non mi è mai passato per la testa. Perchè associavo il primo giorno della settimana alle coccole casalinghe, quella sensazione di abbraccio che il divano di casa ha il potere di trasmettere. Ma niente, ho trascorso la giornata pensando solo a quello, come un innamoramento
Martedì e mercoledì il meteo è stato tutto tranne che clemente. E le mie scarpette stavano lì ad aspettare ed io con loro, perchè si ok sarà anche bello correre sotto l’acqua tipo scena da film con alla fine del tracciato lui che ti aspetta a braccia aperte per l’abbraccio più romantico della storia del cinema moderno, ma anche no. Sono stati due giorni lentissimi. L-E-N-T-I-S-S-I-M-I.
Giovedì (ieri), tipo luce in fondo al buio, ha finalmente smesso, Milano ha fatto pace con il tempo, od il tempo con Milano questo ancora lo devo scoprire e zac: sole! Sole e corsa. Spettacolo, ho mantenuto i miei 3 chilometri (abbiate pietà voi veterani del running che leggete, da qualche parte bisogna iniziare, no?), non ho camminato e sono arrivata al destinazione in uno stato quasi aggraziato. Ho detto quasi 🙂
Sono andata a correre un po’ di volte: più di 5 e meno di 10. Una via di mezzo. Un incipit. Un inizio. E una cosa di cui mi sono resa conto in maniera davvero nitida (crampi ai polpacci a palla a parte) è che la testa comanda tutto. Se vuoi, puoi. Ma davvero. Concretamente. Non ci sono gambe e fiato. Non ci sono zanzare e smog. Non c’è divano ed aperitivo. Non c’è niente di niente, se vuoi, fai.
E poi diventa una parte di te, faticosa per carità. Io arrivo a casa che sono morta, praticamente da defibrillare. Arrivo che ho dato tutto, che salire la mia rampa di scale a piedi è davvero una fatica smoderata. Che pensare di fare doccia e 45 minuti di phon mi sento male fin dentro le viscere. Ma lo faccio, perchè la sensazione di aver fatto qualcosa per me, per stare meglio compensa tutto il resto.
E non vi sparerò le frasi dei baci Perugina della seria “se solo lo avessi fatto prima..” perchè prima non ero pronta per cogliere la bellezza della fatica che si trasforma in soddisfazione passo dopo passo. Ora sì
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Le mie prime tre corse: fra lo sportivo ed il sentimentale | La vita da (potenziale) runner 2.0
Correre: il primo giro di boa | La vita da (potenziale) runner 2.0 – ep. 3
Correre: se molli sei fottuto| La vita da (potenziale) runner 2.0 – ep. 4
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Brava Laura! Anche io sto iniziando a correre, magari un giorno ci incrociamo 😉
Francesca
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Volentieri!!!
🙂
Correre mi ha davvero cambiato la vita!!