C’era una volta, in un tempo non troppo lontano, una bambina, io, che di fiabe si nutriva, avida di racconti e di storie incantate. Vent’anni dopo, o poco meno – sì, ahimè.. vent’anni dopo – di fiabe non si nutre più, almeno non le stesse di una volta.
Vent’anni dopo le fiabe sono fatte di albe viste in due, fiori e caschi di banane, brunch tra le lenzuola e risvegli lenti. Sapori e odori nuovi. Non più i tuoi.
Ma spazio c’è ancora per quelle fiabe, quelle lasciate al cinema e nelle videocassette Disney, quelle che si ritrovano sui mini dress firmati Red Valentino, pop e dai grafismi bold. I colori sono brillanti e le fantasie chiassose: tra i fiocchi e vernice, l’appeal è baby e sexy allo stesso tempo. O l’interpretazione fiabesca della passerella Dolce&Gabbana, fatta di sagome di panno che invadono maxi cappotti, cappe, mini abiti: motivi floreali, soggetti animali, grandi cappucci, tutto profuma di fiabe. E con Dolce&Gabbana anche Antonio Marras.
Diversa la declinazione Blumarine: romantica e criptica nei suoi maxi mantelli, lunghi fino ai piedi, rubati ai cattivi delle storie. Gli stessi che ritroviamo da Delpozo. I cattivi delle storie contaminano anche la collezione John Rocha, che mi riporta ad una regina di Cuori contemporanea e concettuale.
Diverse le fiabe per Nina Ricci e Alberta Ferretti. Romantiche e determinate, velate di trasparenze, sensuali e fatate. Delicate ma al contempo forti tra pizzi e broccati, applicazioni. Preziose.
L’apice sulla passerella di Alberta Ferretti: un bosco, incantato, avvolge e travolge, tra neri, marroni e verdi. Trasparenze. E ancora Trasparenze. Un sogno… da fare ad occhi aperti.
Articolo scritto e redatto da Barbara Ceriali | Tutti i diritti sono riservati