L’azienda agricola Le Fracce, situata al centro di una delle zone vinicole più floride del nord Italia, è singolare da molti punti di vista, partendo dalla sua nascita, fino ad arrivare ai suoi prodotti finali. La cantina fa infatti parte del lascito testamentario più ampio dell’avvocato Fernando Bussolera e della consorte contessa Lina Branca che ha dato vita nel 1994 alla fondazione Bussolera Branca
La proprietà comprende circa 45 ettari vitati in cui vengono coltivate principalmente varietà a bacca nera che hanno trovato nelle morbide colline dell’Oltepo Pavese terreno fertile dove attecchire. Basti pensare che questa zona è la seconda al mondo per superficie coltivata a Pinot nero dopo la Borgogna e che proprio da qui, probabilmente, i romani trapiantarono questa varietà in Francia
Grande importanza viene riposta nella cura della vigna e nella raccolta dell’uva, tutta svolta a mano, al fine di portare in azienda grappoli il più possibile intatti e sani che vengono passati nel ghiaccio secco per essere stabilizzati e protetti dall’ossidazione. La scelta di campo coraggiosa portata avanti da un enologo “forestiero”, ma molto attaccato a questi luoghi, è quella di abbandonare la strada facile della quantità per prediligere quella della qualità e quindi cercare di conferire un’immagine nuova alla produzione vinicola dell’Oltrepo, troppo spesso associata a vini mediocri e di facile beva
I tre portabandiera della cantina sono infatti vini complessi ed interessanti, seppur diversi per affinamento e struttura
Il Cirgà, un blend di Croatina, Barbera e Pinot nero da vigne di oltre 25 anni, viene affinato esclusivamente in acciaio, per il primo anno ogni vino separatamente e per ulteriori due anni dopo essere stati riuniti. Il risultato è un’esplosione di profumi freschi, invitanti, che chiamano l’assaggio, ed un corpo fine e delicato che lo rende piacevole da bere da solo e molto adatto anche a situazioni in cui rossi più strutturati farebbero fatica ad armonizzarsi
Il Bohemi, blend delle medesime varietà del Cirgà, ma con una prevalenza di Barbera, passa invece 24 mesi in barriques nuove, tempo durante il quale i tannini aspri del suo primario componente si ingentiliscono restituendo un vino forse meno d’impatto come profumo, ma decisamente più corposo, più maturo, più complesso. La particolarità di questo vino è tale da essersi meritata nel 2010 l’istituzione di una nuova DOC dedicata, rosso Casteggio
Infine il Pinot nero in purezza, a mio parere l’espressione più alta della cantina, rappresenta il simbolo del cambiamento in atto in questa zona, che non si accontenta più di fornire ottima uva da spumante a terzi, ma che vuole affermare la propria autonomia e far conoscere direttamente le eccellenze che nascono sulla propria terra. L’affinamento di 18 mesi in barriques esclusivamente stagionate all’aria aperta conferisce morbidezza in bocca senza coprire il profumo pregnante tipico del vitigno. Vino di lunghissima persistenza in bocca, con una gradevole acidità che lascia presagire grandi cose sulla propria evoluzione negli anni
Ultima nota doverosa: l’azienda agricola è una no profit, per cui i ricavi rinvenienti dalla vendita del vino sono quanto basta per coprire i costi sostenuti per ottenerlo
Scritto da Il Fede
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Articolo scritto e redatto da Federico Malgarini | Tutti i diritti sono riservati