A pochi giorni dall’amichevole contro l’Estonia, Ibra era in dubbio a causa di un leggero fastidio muscolare. L’attaccante del PSG ha cercato in tutti i modi di poter partecipare alla gara e molti si saranno chiesti il perchè di tale cocciutaggine. La risposta? Bè Ibra voleva esserci perchè doveva superare il record di Rydell che con i suoi 49 gol in nazionale, rappresentava il miglior bomber della storia svedese.
Come è andata? Ovviamente nell’unico modo in cui le cose possono andare quando c’è di mezzo Zlatan: Vittoria per 2-0,doppietta ed ennesimo record (festeggiato con apposita maglietta celebrativa) di una carriera che ha visto il gigante di Rosengard trionfare in qualsiasi squadra in cui abbia messo piede.
La cosa bella, però, è che il 50 esimo gol con la maglia della sua nazionale (in 99 presenze) non è stato un gol qualunque. Non è stato il classico appoggio in rete da due passi oppure un calcio di rigore “freddo” che non riesce a dare la stessa soddisfazione di un gol su azione. No, il gol decisivo per il raggiungimento del record è un gol alla Ibrahimovic, di tacco, tanto per sottolineare che per lui la parola impossibile non esiste e che se deve per forza diventare il più grande di Svezia tanto vale farlo in un modo che possa sottolineare il suo strapotere fisico e tecnico quando scende su un campo di calcio.
Molti detestano questa sua aria strafottente confondendo però la sbruffonaggine con la personalità. Ibra è un leader,un ragazzo che ha dovuto dimostrare fin da bambino il suo valore in un paese nel quale veniva trattato come un immigrato (padre Bosniaco e madre Croata). Il “ghetto” di Rosengard, dove è cresciuto, è tutt’ora una zona piena di problematiche sociali dove gli stranieri sono in netta maggioranza rispetto agli svedesi. Nel suo famoso libro Io Ibra, l’attaccante dice : “Puoi togliere un ragazzo da Rosengard, ma non puoi togliere Rosengard dal ragazzo”. Partendo dal basso e con l’indifferenza dimostratagli da tutti, Ibra ha saputo emergere proprio grazie a quel suo carattere determinato e carismatico, non guardando in faccia nessuno e concentrandosi solo su quello che sapeva fare meglio di tutti: Segnare!
Questo traguardo non rappresenta solo una soddisfazione in ambito sportivo. Rappresenta molto di più. Ibrahimovic diventa il più importante calciatore svedese nella storia e l’esempio per tutti quei bambini (e non) che ora,a Rosengard, giocano nei campetti da lui finanziati e che mentre corrono dietro ad un pallone dimenticano le loro origini e si sentono a tutti gli effetti svedesi e fieri di esserlo. Magari indossando proprio la maglia della nazionale con il numero 10. La maglia del Re Zlatan Ibrahimovic.
Credits: Google Images
Articolo scritto e redatto da Stefano Scortegagna | Tutti i diritti sono a lei riservati
Ibrahimovic non è un attaccante è l’Attaccante perché possiede tutte le caratteristiche che un bomber di razza deve avere: tiro (desto e sinistro, c’è differenza per lui?), protezione della palla, colpo di testa, fisicità, dribbling, assist, un giocatore atleticamente spaventoso… Tutti hanno ancora in mente il gol contro l’Inghilterra di sforbiciata da trenta metri che gli ha regalato il FIFA Puskás Award per il gol più bello dell’anno ma io da milanista non dimenticherò mai il suo gol contro il Lecce e la faccia allibita di Galliani, fenomeno!!! Dopo lo scudetto con l’inter Zlatan disse: “Dove vado io si vince” ed è vero.. Spero per lui che dopo questo record con la Svezia si possa finalmente portare a casa la coppa dalle grandi orecchie..
Concordo in pieno con tutto quello che hai scritto. Per quanto mi riguarda penso sia la prima punta più forte in circolazione e più passano gli anni e più migliora. Ha una costanza impressionante!! Che bello sarebbe rivederlo ancora in Italia