Nel cuore di una Parigi postbellica, lontano dalle sale dei musei d’arte e dai salotti raffinati, emerge una nuova, inaspettata quanto scardinante concezione dell’arte: l’Art Brut. Un’arte grezza, pura, non filtrata, letteralmente, ma non certo nel significato profondo attraverso cui la identificava il suo inventore, l’artista e teorico francese Jean Dubuffet

Questa non è infatti l’arte dei dilettanti o dei principianti. È l’arte dell’istinto, dell’anima nuda, dell’espressione incontaminata, che non si preoccupa delle regole, delle tecniche accademiche o delle convenzioni. È l’arte di chi non ha mai frequentato una scuola d’arte, ma ha imparato da sé, dai sogni, dalle visioni. 

Dubuffet iniziò a collezionare opere di artisti non professionisti ed autodidatti e di persone spesso ai margini della società che riuscivano, senza filtri culturali e preconcetti artistici accademici, ad andare oltre le convenzioni raccontando sé stessi e il mondo attraverso l’illustrazione di idee non convenzionali e di mondi di fantasia elaborati. Artisti che creavano solo per sé stessi, alla ricerca di una libera espressione e libera tecnica, utilizzando materiali e materie prime che casualmente avevano sottomano e servendosi così, inconsciamente, di mezzi artistici nuovi, non tradizionali e non codificati, fuori dagli schemi. Una presa di posizione radicale di Dubuffet contro il sistema dell’arte, lontano e al margine sia dai centri dell’arte tradizionale sia dai centri delle avanguardie. 

La prima sezione è dedicata a Jean Dubuffet, che, nel corso della sua carriera professionale di artista, iniziata relativamente tardi, ovvero alla fine del 1944 con la sua prima mostra personale, coltiva un’ossessione radicale per la creazione libera dalle norme e dai precetti della cultura artistica, che considerava asfissianti. 

Pittore, scultore, scrittore e musicista, è anche un instancabile ricercatore di opere prodotte al di fuori dei circuiti artistici tradizionali

A questo proposito, fin dal periodo tra le due guerre, Dubuffet si interessa a disegni, dipinti, sculture e assemblaggi realizzati da artisti non professionisti, affinando il suo gusto e la sua conoscenza dell’arte popolare, del disegno infantile, in un lavoro di visione che considera sullo stesso piano orizzontale cose a priori incomparabili. Era affascinato da quelle creazioni che riuscivano a essere meno intaccate dalla cultura artistica delle scuole, delle accademie e dal mercato dell’arte. 

La sezione dedicata a Dubuffet nella mostra del Mudec presenta un’ampia panoramica del suo lavoro di artista – 18 tra dipinti, disegni, e sculture prodotti tra il 1947 e il 1982 e provenienti da prestigiose collezioni come il Musée des Arts Décoratifs di Parigi, il Musée Cantonal des Beaux-Arts di Losanna o ancora la Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea di Roma- insieme a un corpus di materiale documentario – libri, cataloghi, lettere, manifesti e fotografie – che introducono il visitatore alla seconda sezione, dando un’idea della eterogeneità degli stili e della portata del lavoro svolto da Dubuffet per scovare e valorizzare gli autori di Art Brut e le loro opere, che egli non smise mai di collezionare. 

La seconda sezione è dedicata a L’Art Brut. La raccolta storica di Dubuffet, poi donata nel 1971 alla Collection de l’Art Brut di Losanna, è frutto di un viaggio di ricerca iniziato in Svizzera e in Francia nel 1945, poi proseguito in altri paesi, sfociato in un florilegio di lavori prodotti da artisti outsider autodidatti.  La storia personale e il rapporto con la società hanno profondamente influito e caratterizzato la produzione artistica di questi autori, i quali creavano senza preoccuparsi né del giudizio del pubblico né dello sguardo altrui. Non avendo bisogno di riconoscimento né di approvazione, gli autori dell’Art Brut concepiscono universi, spesso enigmatici, non destinati ad altri che a loro stessi

Molto forte è l’attenzione a tematiche personalmente vissute e che influenzano le loro creazioni: per questo motivo, se si vuole davvero comprendere in pieno la poetica degli artisti di Art Brut è impensabile scindere l’osservazione delle loro opere dalla conoscenza della loro vita e del loro vissuto personale. 

La mostra offre al pubblico l’affascinante prospettiva di immergersi nel mondo spesso forte, estremo di ogni autore, collegando il fil rouge della vita all’opera

La terza e la quarta sezione sono dedicate a Credenze e Corpo e qui viene presentato un insieme di opere provenienti dai cinque continenti il cui focus è legato alle tematiche delle credenze e del corpo. La tematica delle credenze, intesa in un senso molto più ampio della sola dimensione religiosa, coinvolge qui anche credenze personali, vere e proprie mitologie individuali. 

La mostra Dubuffet e l’Art Brut. L’arte degli outsider, aperta il 12 ottobre 2024 al Mudec, appositamente concepita per il Museo delle Culture, vuole portare in Italia un progetto espositivo che racconti al pubblico la straordinaria potenza espressiva dell’Art Brut, di questa creazione artistica e rivoluzionaria da cui hanno tratto ispirazione molti artisti contemporanei e che continua oggi ad essere essenziale, nella convinzione che l’arte sia per chiunque abbia una voce da far risuonare attraverso la necessità vitale di esprimersi. 

MUDEC | 11 ottobre 2024 – 16 febbraio 2025