Niki de Saint Phalle, “donna e artista” come lei stessa amava definirsi, pittrice, scultrice, autrice di film sperimentali, performer, sfugge a una definizione univoca. Le sue opere monumentali, tra cui parchi e sculture pubbliche, si intrecciano con una riflessione più personale e a volte struggente. Da un lato, è vista come una celebrità indipendente e orgogliosa della sua arte; dall’altro, la sua fragilità fisica e le numerose disuguaglianze e discriminazioni sociali a cui ha assistito nel corso della vita ne fanno emergere la sua umanità e sensibilità nei confronti dei più fragili.
Vissuta in un’epoca di grandi cambiamenti sociali e artistici – dal movimento femminista degli anni ’60 e ’70 al Nouveau Réalisme di cui fu protagonista – Niki de Saint Phalle (Neuilly-sur-Seine, 1930, La Jolla, 2002) è stata una delle artiste che maggiormente ha sfidato gli stereotipi di genere attraverso l’arte, esprimendo la propria identità attraverso la femminilità, la sensualità e l’amore per la vita come creazione.
“Niki de Saint Phalle è oggi considerata come una delle artiste più importanti del XX secolo – spiega la curatrice della mostra Lucia Pesapane – Ha saputo, come pochi artisti prima, utilizzare lo schermo ed i media per promuovere la sua arte e il suo impegno sociale nei confronti delle minorità e dei più fragili, malati, bambini e animali. Questa responsabilità si è tradotta in un’arte gioiosa, inclusiva, in grado di veicolare attraverso opere comprensibili e amate da tutte le generazioni un discorso attento alle diversità, non-eurocentrico e non-gerarchico. L’artista fa breccia perché la sua opera parla di libertà e di diritti e ci dimostra che ribellarsi è sano, necessario, indispensabile. La sua arte ci offre un rimedio possibile contro l’ingiustizia, un conforto, è un accesso alla bellezza.”


La mostra “Niki de Saint Phalle”, aperta al pubblico il 5 ottobre 2024 ed è organizzata per la prima volta in un grande museo civico italiano come il Mudec, celebra l’artista franco-americana conosciuta per le sue grandi e colorate Nanas, ma ne rivela anche il lato impegnato attraverso una diversa lettura della sua opera.
Famosa e oggetto di numerose retrospettive nel mondo negli ultimi dieci anni, Saint Phalle non ha ancora avuto l’occasione in Italia di essere riconosciuta come una delle grandi artiste del XX secolo, nonostante sia stata una delle protagoniste assolute della scena artistica d’avanguardia degli anni Sessanta e Settanta in Europa e negli Stati Uniti.

A cura della critica d’arte Lucia Pesapane, che ha allestito numerose mostre e retrospettive su Niki de Saint Phalle in tutto il mondo, la mostra racconta in otto sezioni la carriera dell’artista, dagli esordi fino agli ultimi lavori, in un ritmo diacronico e fortemente antologico, che ripercorre, attraverso il mondo colorato, polimorfo, tondeggiante e materno delle sue Nanas (e non solo), una vita personale molto meno gioiosa. Negli anni l’artista ha dovuto spesso distruggere per elaborare il dolore e per poi ricostruire, rompendo gli schemi attraverso intense provocazioni, per lasciare alla fine un’impronta duratura nel mondo dell’arte.



MUDEC | 05 ottobre 2024 – 16 febbraio 2025