Lo scorso fine settimana si è tenuto a Milano l’evento Olio Officina Food Festival, condimenti per il palato e per la mente. Una interessante kermesse ideata da Luigi Caricato il cui scopo è quello di comunicare in modo diverso l’olio, le sue proprietà nutritive ed anche il piacere gustativo che si può trarre dal condire, e non dall’ungere, un piatto col giusto olio

Capire la differenza fra ungere e condire è il primo passo per entrare nell’ottica di idee di questa iniziativa. L’olio, infatti è un alimento a tutti gli effetti, e come tale necessita di essere scelto con cura ed utilizzato nel modo corretto. Purtroppo nel corso degli anni questo magnifico oro giallo che trova nella terra italica un terreno perfetto per essere prodotto ha subito una campagna pubblicitaria negativa a favore di pallide imitazioni di dubbia qualità in nome di un’ipotetica maggiore leggerezza di questi ultimi

Nell’affascinante cornice del Palazzo Giureconsulti alcune delle preminenti aziende olearie italiane si sono quindi riunite per affermare con forza la bontà dell’olio extra vergine d’oliva, la grandissima varietà dei cultivar dai quali esso viene prodotto e di conseguenza il ventaglio di profumi e sapori che si possono sprigionare dai diversi tipi di olio

La struttura dell’evento prevedeva un intero percorso di avvicinamento all’olio: dalla conoscenza delle aziende coinvolte nel progetto, al connubio olio – cucina fino ad una serie di conferenze centrate sul mondo dell’olio. Il nettare estratto tramite processi esclusivamente meccanici dalla olive viene quindi approcciato da tutti i punti di vista per permettere ad ognuno di apprezzarne appieno le qualitè uniche ed inimitabili. Era previsto anche un pregevole spazio dedicato all’educazione alimentare dei bambini, sempre molto ricettivi, veri e propri stimoli viventi anche per i loro genitori ad adottare uno stile di alimentazione più sano

Per cogliere al meglio le sfumature di gusto racchiuse all’interno dell’olio extra vergine d’oliva nostrano è necessario essere inizialmente guidati da chi ne sa molto più di noi e può insegnare piccoli, ma importanti accorgimenti per giudicare la qualità di un olio e decidere quale scegliere in abbinamento ad ogni piatto

Per questo nelle due giornate del Festival erano previsti corsi di degustazione degli oli del territorio in cui venivano illustrati i primi necessari rudimenti di approccio alla valutazione sensoriale . Prima di tutto scaldare il bicchiere nel quale è racchiuso l’olio per permettere alle sostanze volatili che veicolano i profumi di liberarsi meglio e raggiungere maggiormente i recettori del naso. Quindi il giudizio olfattivo che deve restituire note vegetali fresche e piacevoli, marchio di un olio di buona qualità, e dal quale si possono carpire le prime note distintive dell’olio stesso. Infine il giudizio gustativo che deve confermare le piacevoli sensazioni percepite al naso. Importante da ricordare che le note amare e piccanti sono tipiche dell’olio extra vergine d’olilva, in maniera più o meno intensa a seconda del cultivar di provenienza, e sono quindi sinonimo di un olio fresco e di alta gamma

Ma come dice anche il sottotitolo dell’evento, non si parlava solo di condimento per il palato, ma anche per la mente. Difatti nei locali interessati dal Festival erano esposte alcune opere d’arte aventi come tema principale, naturalmente, l’olio ed il mondo rurale, ed era inoltre attivo un salotto culturale un cui esponenti del modo letterario e giornalistico raccontavano il loro rapporto speciale con l’olio e con il panorama agricolturale in generale

 

 Un format interessante, accattivante per comunicare come merita un grande prodotto troppo spesso dato per scontato

 

Il Fede

Articolo scritto e redatto da Federico Malgarini | Tutti i diritti sono riservati